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L'ospedale di Corigliano Rossano

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Situazione surreale degli spazi dell’emergenza al “Compagna”: mancano i lavandini al Pronto soccorso di Corigliano Rossano. I dottori sono costretti a spostarsi nel bagno destinato al pubblico per lavare le mani


CORIGLIANO ROSSANO – Non solo problemi per carenza d’organico. Al pronto soccorso di Corigliano è un’odissea anche semplicemente lavarsi le mani.
Nelle due stanze del Pronto soccorso del “Guido Compagna”, dove i medici effettuano le visite dei pazienti, non c’è un lavandino. Il presidio di emergenza/urgenza del plesso dello spoke della città unica, nonostante sia stato ristrutturato da poco, manca di un semplice, seppure essenziale, lavabo dove i sanitari possano sciacquarsi le mani dopo le visite.

L’igiene delle mani è fondamentale per la prevenzione delle infezioni. Ci sono evidenze che circa il 30% delle infezioni associate alle pratiche assistenziali possono essere prevenute con una accurata igiene delle mani. Mani pulite e igienizzate consentono, quindi, di prevenire molte malattie trasmissibili, sia in comunità che negli ambienti di assistenza. Momenti o oggetti che possono essere occasione di trasmissione di microrganismi.
Intrinseca la fiducia generale nel personale e nei visitatori per quanto riguarda il rispetto degli standard di igiene delle mani. Ma al Guido Compagna di Corigliano Rossano, purtroppo, il personale che opera all’interno del pronto soccorso si ritrova a prestar la loro opera all’interno di un ambulatorio che pecca della presenza di un banale, seppure essenziale, lavandino con acqua corrente.

LE CRITICITÀ DEL PRONTO SOCCORSO DI CORIGLIANO ROSSANO

È una delle tante “stranezze”, che si registrano nello spoke della terza città della Calabria.
Tra l’emergenza dettata dalla carenza del personale, che non si è risolta neanche con l’arrivo dei medici cubani assoldati dal commissario per l’emergenza sanitaria, Roberto Occhiuto, si insinuano le “sviste” strutturali dei progettisti in quota all’Asp di Cosenza.
Dopo la medicazione di una ferita, le manovre sui cateteri inseriti nei vasi sanguigni e sui cateteri urinari, le manovre sulle vie respiratorie o il contatto con le secrezioni dei pazienti ovvero gli indumenti di una persona che giunge del pronto soccorso o, ancora, il contatto con la biancheria del lettino dove i pazienti si sdraiano, i sanitari devono lavarsi le mani recandosi in altri locali del Pronto soccorso, solitamente nei bagni posti al piano terra.
Gli stessi che sono in uso a pazienti e accompagnatori. Neanche l’uso dei guanti può sostituire l’igiene delle mani derivante da acqua e sapone. I guanti contaminati utilizzati dall’operatore possono, infatti, diventare un importante e spesso trascurato veicolo di diffusione dei microrganismi nell’ambiente. Lo sappiamo bene a seguito della pandemia del covid quanto sia importante la giusta e corretta igiene delle mani per arginare i pericoli di trasmissione di virus e batteri.

Tutto sommato nulla di nuovo, se si considera che nella vecchia area del Pronto soccorso, quello la cui apertura si è attesa per circa un decennio, le porte delle stanze adibite al ricovero dei pazienti erano state realizzate in modo inidoneo. Infatti, lo spazio non era sufficiente al passaggio di una barella. Non solo.
Qualcuno si era dimenticato di installare le postazioni dell’ossigeno, poi realizzate successivamente. In quei locali è attualmente in corso una riqualificazione. Mentre l’attività è stata spostata nei vecchi locali, recentemente ristrutturati appunto, ma che presentano la stessa identica costante: enormi sviste e non pochi “errori” strutturali.

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