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Il processo sulla strage di Cutro, la testimonianza di un poliziotto sulle chat degli scafisti che pretendevano i pagamenti giunti sotto costa


CROTONE – Utilizzavano nickname come “Commando”, chiamavano i viaggi della speranza “game” e pretesero il saldo dei pagamenti per la traversata appena giunti sottocosta. Questo è emerso dalla testimonianza del commissario della polizia di Stato Carlo D’Angelo nel processo a carico dei presunti scafisti per il tragico naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio scorso, in cui sono morti 94 migranti.

L’investigatore, rispondendo alle domande del pm Pasquale Festa, ha illustrato, dinanzi al Tribunale penale presieduto da Edoardo D’Ambrosio, l’attività svolta per analizzare il contenuto dei telefonini sequestrati agli imputati Sami Fuat, turco di 50 anni, Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni entrambi pakistani (un quarto, il 38enne turco Gun Ufuk, è già stato condannato a 20 anni di reclusione e tre milioni di multa col rito abbreviato).

Khalid Arslan, in particolare, utilizzava il nick name “Commando”. Anche dal contenuto dei messaggi scambiati con i coimputati si evince che i migranti sono partiti da una safe house in Turchia, che hanno avuto problemi al motore con la prima barca per poi proseguire col caicco tragicamente naufragato. Chiamavano il viaggio “game”. «I game sono in corso, non c’è da preoccuparsi, anche io devo andare, sto aspettando il meteo buono» diceva, per esempio, Ishaq Hassnan, di 22 anni (dichiaratosi inizialmente minorenne ma poi smascherato).

I PRESUNTI SCAFISTI, LA STRAGE DI CUTRO E I PAGAMENTI CHIESTI PRIMA DI SBARCARE

“Commando” emerge anche in una ‘intercettazione in cui chiede di sbloccare il pagamento incassato dall’organizzazione, una cui prima parte viene versata a garanzia dai passeggeri col sistema del money transfert, secondo un modus operandi rodato dai trafficanti. «I migranti erano ancora a bordo, in procinto di approdare». Alle 0,33 del 26 febbraio si registra la conversazione in cui il trafficante sollecita l’interlocutore affinché i suoi familiari sblocchino il pagamento. Si parla anche di importi, 8000 euro versati per la traversata da ciascun migrante. Poche ore dopo, la tragedia immane.

L’avvocato difensore Salvatore Perri si è riservato di valutare l’attendibilità delle traduzioni delle chat eseguite dagli specialisti della polizia con l’ausilio di interpreti dal dialetto pakistano urdu punjabi. Dai messaggi audio scambiati con persone che “prenotavano” i viaggi sulle carrette del mare si evincerebbe che Hassnan sarebbe stato una sorta di tour operator degli sbarchi, anche se i viaggi non avevano assolutamente carattere ludico.

Quando il sostituto commissario ha fatto riferimento a una parallela indagine della Dda di Catanzaro sulla tratta il pm Festa lo ha bloccato. Gli elementi prodotti dall’accusa lasciano pensare, del resto, che fosse un’organizzazione transnazionale a reclutare i migranti. Un’organizzazione che disponeva di più imbarcazioni. La “Luxury 2”, che ad alcuni disperati sembrava costruita per far viaggiare “persone importanti”, dopo un’ora di navigazione aveva già un’avaria al motore e fu sostituita con quel legno malandato, per ironia della sorte denominato “Summer Love”, schiantatosi contro la maledetta secca di Steccato. Un’organizzazione, dunque, su cui sta indagando la Dda di Catanzaro, come già riferito dal Quotidiano.
Ma le indagini sono difficili perché i Paesi ai quali è stata chiesta cooperazione pare non collaborino molto.

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