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Roma, 14 feb. (askanews) – Dopo 13 anni Italia e Romania tornano a incontrarsi ai massimi livelli con l’obiettivo di rafforzare e ampliare il partenariato strategico tra i due Paesi. Domani a Villa Doria Pamphilj si terrà il vertice intergovernativo, presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il primo ministro Marcel Ciolacu e un’ampia delegazione di ministri: Esteri, Interni, Difesa, Imprese e Made in Italy, Ambiente e Sicurezza Energetica, Infrastrutture e Trasporti. Nell’ambito del summit – quello precedente si tenne a Bucarest nel 2011, governo Berlusconi – è prevista la firma di una Dichiarazione congiunta, che amplia la portata della collaborazione in molteplici settori di comune interesse, con la sottoscrizione di diverse intese. Al termine del Vertice si terrà un Business Forum alla Farnesina, con la partecipazione di oltre duecento imprese italiane e romene.
L’Italia – viene sottolineato – attribuisce grande importanza ai rapporti con la Romania, in virtù anche dei profondi legami storico-culturali, della presenza di oltre un milione di cittadini romeni in Italia (la maggior comunità straniera residente in Italia), dell’accresciuta intensità del dialogo politico e delle eccellenti relazioni economico-commerciali. I rapporti bilaterali tra Roma e Bucarest sono caratterizzati da “ampie sintonie e convergenze di vedute” sui principali temi dell’agenda europea e internazionale. Da parte italiana si evidenzia il “forte impegno” di Roma alla sicurezza del fianco orientale e alla stabilizzazione dei Balcani occidentali. La Romania rappresenta, inoltre, un importante partner in ambito Nato e Ue.
Per quanto riguarda i rapporti economici, l’interscambio commerciale è in forte crescita (+20,8% nel 2022, circa 20 mld) e conferma l’Italia quale il secondo fornitore e secondo cliente della Romania. L’Italia è anche primo investitore in Romania per numero di imprese registrate (oltre 23mila attive), pari al 21% del totale delle imprese straniere. La presenza italiana – che genera nel complesso circa 130mila posti di lavoro – è fondamentale in comparti strategici, dall’energia alle grandi infrastrutture, dall’agroalimentare all’acciaio, dai servizi bancari alla sanità. Nonostante una presenza così diffusa, vi è ancora un ampio potenziale per espandere il nostro sistema produttivo in vari settori: difesa, digitalizzazione, agroindustria. In particolare il settore energetico è considerato tra quelli più promettenti per lo sviluppo del partenariato. In questo ambito vanno registrate la partecipazione di Ansaldo Nucleare al progetto di ammodernamento e ampliamento della centrale di Cernavoda; la firma in occasione del Vertice di un’intesa tra la stessa Ansaldo Nucleare, Sace e l’impresa romena Nuclearelectrica; la recente aggiudicazione da parte di Saipem della gara per lavori di progettazione, approvvigionamento, costruzione, installazione e collaudo per il progetto Neptun Deep nel Mar Nero, principale progetto di sfruttamento di gas naturale in Romania, del valore di 1,6 miliardi di euro. Il Paese è strategico per l’Italia, visto che si sta sempre più affermando come hub energetico con un mix ben bilanciato che oltre al gas vede anche la produzione da rinnovabili, il nucleare, l’accordo con l’Azerbaigian e la Georgia per il cavo sottomarino di traporto di energia elettrica verde da Baku e il gasdotto che collegherà Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria (Brua) un accesso quasi diretto al gas del Tap.
Altro segmento da non sottovalutare per le opportunità che si aprono per le aziende italiane in Romania è quello delle infrastrutture: Bucarest punta buona parte del suo Piano nazionale di ripresa e resilienza sul tema, con 3,9 miliardi di euro per la modernizzazione della rete ferroviaria attraverso la costruzione di nuove tratte, l’acquisto di materiale rotabile, il rinnovamento di oltre 110 stazioni e la costruzione di oltre 400 chilometri di nuove strade a scorrimento veloce, oltre a stazioni di carica per veicoli elettrici. Su questo fronte in Romania operano aziende italiane leader nel settore come Astaldi-Webuild, Pizzarotti, Todini, e Rizzani de Eccher, molte delle quali si sono aggiudicate importanti commesse negli ultimi anni: a luglio scorso Webuild ha inaugurato il ponte di Braila, realizzato da un consorzio internazionale di imprese guidato dal gruppo italiano. Altre opportunità possono essere esplorate e realizzate anche nel settore della digitalizzazione, dell’ICT dell’aerospaziale e delle biotecnologie. La Romania, infatti, offre un ambiente molto ricettivo, la presenza dei colossi dell’innovazione, migliaia di start-up e un capitale umano da valorizzare anche grazie al know-how italiano. E infine, ma non meno importante, l’agroindustria, con la necessità romena di modernizzare la rete di irrigazione e il parco dei macchinari e nello stesso tempo le opportunità per la creazione della catena di trasformazione degli alimenti e quella del freddo. La Romania, infatti, è uno dei maggiori produttori ed esportatori di materie prime agricole in Europa, ma allo stesso tempo è un importatore netto di prodotti alimentari.
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