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Roma, 13 feb. (askanews) – Vicini ma lontani. Alla proiezione del film di Michele Riondino sull’ex Ilva, ‘Palazzina Laf’, la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente M5S Giuseppe Conte, sono seduti in prima fila, distanti di qualche sedia, ma non si scambiano neanche uno sguardo. L’occasione è la proiezione del film di Michele Riondino, nella sala capitolare della biblioteca del Senato, su una delle vicende legate all’ex Ilva di Taranto. Una vicenda dalle sfaccettature devastanti sul fronte del lavoro, della salute, dell’ambiente, e che richiama anche le responsabilità dei partiti che rappresentano.

Entrambi arrivano a film cominciato. Conte mezz’ora dopo. Schlein a proiezione quasi finita. Entrambi ascoltano le parole di Riondino e di Diodato (che per ‘Palazzina Laf’ ha scritto il brano ‘La mia terra’) che esprimono tutta la loro delusione per una politica che non è stata in grado di trovare nessuna soluzione per l’ex Ilva e per il territorio tarantino. “Dovrò condizionare il mio intervento per non renderlo troppo politico. Perché altrimenti dovrei dire quanto in qualità di cittadino sono deluso di essere stato sedotto e abbandonato dal M5S e quanto sono deluso di essere stato deriso dal Pd con diversi decreti Salva-Ilva prodotti dai suoi governi. Come sono deluso di essere totalmente ignorato dal governo di destra”, afferma Riondino, davanti a Schlein e Conte.

‘Palazzina Laf’ racconta una vicenda che risale ai tempi dei Riva quando l’azienda mise in atto un feroce mobbing nei confronti di chi, ingegneri o amministrativi, si era opposto alla richiesta di essere demansionato e trasformato in operaio e fu confinato in una palazzina in disuso senza alcun compito da svolgere. “Oggi – dice Riondino – i confinati sono i circa 5mila cassintegrati a cui è stata tolta la dignità” del lavoro. “Il reddito di cittadinanza non andava bene, non sono d’accordo ma posso capire il dibattito attorno al suo uso. Ma allora non capisco perché non si può gridare allo scandalo anche per tutti questi cassintegrati”. E poi: “ci sono discorsi che vanno affrontati con coraggio, quella fabbrica non può più produrre acciaio, non ci sono le condizioni perché quegli impianti possano produrre senza ammazzare gente. Non accetto che non si fa minimanene cenno al fatto che quegli impianti sono sotto sequestro. Il futuro di Taranto – conclude – sta nelle bonifiche”. Al termine del suo intervento, Schlein gli riserva un breve applauso, Conte invece resta immobile.

Nessun rappresentante dell’esecutivo Meloni è presente e quando tocca a Diodato le sue parole sono: “porto la mia testimonianza da cittadino tarantino che ha visto amici e parenti morire e che si è sentito sempre abbandonato e umiliato anche dalle istituzioni. Non vedere ora nessuno del governo qui non può che confermare la mia disillusione”. L’invito di Diodato è quello di sostenere i protagonisti della “rivoluzione in atto a Taranto” che puntano “sulla cultura, l’accoglienza, valori che portano luce in una città offuscata da nubi che ci ammazzavano. E chiederei a chi è presente di fare qualcosa per questi giovani che lottano e che credono nella loro terra. C’è tanto dolore, ma incredibilemnte tanta speranza. Consideratela questa speranza, per favore”.

“Michele Riondino oggi ha voluto mettere la politica tutta di fronte alle proprie responsabilità. Diverse forze politiche di opposizione a partire da noi del M5s hanno deciso di metterci la faccia. Sorprende e rammarica la totale assenza di membri del governo e dei colleghi di maggioranza, puntualmente invitati. Ascoltare quanto si è detto oggi non avrebbe fatto loro male”, tiene a sottolineare il senatore tarantino del M5s Mario Turco che ha organizzato l’evento.

“A Taranto si muore di lavoro, non si vive di lavoro”, precisa l’attore e regista. E sul palco sono chiamati coloro che si sono spesi per il futuro della popolazione di Taranto, per il futuro del territorio: da Alessandro Marescotti di Peacelink al primario di oncologia della Asl di Taranto Salvatore Pisconti che riporta i dati dei tumori e delle morti premature causate in questi decenni dall’acciaieria.

La Schlein non finisce di ascoltarli. Ha una conferenza stampa con i leader di Avs sul Ponte sullo Stretto di Messina e deve andare, va a stringere le mani a Riondino, con cui scambia qualche parola, e a Diodato. Con Conte una stretta di mano e due baci sulle guance.

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