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Performance brillante per l’export dei distretti industriali e poli tecnologici del Mezzogiorno, in aumento del 59,4% (+10,4% il dato nazionale). Primo il Polo farmaceutico di Napoli.
C’è l’eccellenza dell’agroalimentare a fare da traino all’espansione da primato nazionale dell’export dei distretti industriali meridionali. Ma c’è anche un settore moda che mette in vetrina manifatture pregiate – dalle calzature all’abbigliamento – riconosciute anche da alcune grandi griffe con gli investimenti “dirottati” sul territorio. E ci sono poi anche i Poli tecnologici, quello farmaceutico di Napoli in testa, a spingere la performance del sistema produttivo “distrettuale” del Mezzogiorno – fatto soprattutto di piccole e medie imprese – sui mercati esteri, che vanta risultati migliori rispetto al Sistema Paese. “Ancora una volta il Sud dimostra la capacità di eccellere”, sottolinea Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Sicilia e Calabria di Intesa Sanpaolo, commentando il report della direzione Studi e Ricerche della Banca.
Vediamo i numeri: nei primi nove mesi del 2023 le esportazioni dei distretti industriali del Sud sfiora i 7,2 miliardi, in crescita del 3,7% a prezzi correnti rispetto al periodo gennaio-settembre 2022: 260 milioni in più, quindi. La media dei distretti italiani si ferma a +0,4%.
Dopo un primo trimestre a due cifre (+11%), il secondo in leggera frenata (-0,6%), il terzo torna al segno più, +1,1%, un unicum sul territorio: il Nord-Est registra un calo del 2,4%, del 4,7% il Nord-Ovest -4,7%, del 6,5% il Centro.
A fare la gran parte della differenza è l’imponente “schieramento” sul territorio dei distretti agroalimentari che rappresentano il 63% dell’export meridionale, rispetto all’8,4% nel Centro, pesa per il 15% sulle esportazioni del Nord-Ovest, 15,4% per il Nord-Est.
IL DATO SPECIFICO DELLE REGIONI MERIDIONALI
Tra le regioni meridionali – nel confronto tra i primi nove mesi del 2022 e del 2023 – la Sardegna è prima in classifica (+16,2%), seguita da Campania (+9,2%), Abruzzo (+8,5%) e Sicilia (+5,8%). Solo Puglia e la Basilicata segnano un calo, rispettivamente del 3,7% e del 10,7%.
La filiera dell’agroalimentare fa da traino, quindi, mettendo a segno un aumento pari a 297 milioni, a prezzi correnti: + 6,9% nei primi nove mesi del 2023 rispetto al +4,5% della media dei distretti agro-alimentari italiani. Sui 15 distretti del macrosettore, 11 hanno chiuso il periodo considerato con livelli di export superiori allo stesso periodo del 2022, performance negativa solo per l’Ortofrutta barese (-12,1%, -58 milioni), che accusa il forte calo delle vendite in Algeria e Tunisia, non compensato dall’aumento dell’export in Germania che è il primo mercato con una quota del 35%; con il segno meno anche i Vini e liquori della Sicilia occidentale (-5,9%) per la riduzione delle esportazioni verso Canada, Regno Unito, Germania e Svizzera; e per Ortofrutta di Catania (-2,5%) a causa del dimezzamento dei flussi verso il Belgio. Sostanzialmente stabile l’Alimentare di Avellino (-0,1%).
BOOM DELL’EXPORT DEI DISTRETTI INDUSTRIALI DEL MEZZOGIORNO
L’Agricoltura della Sicilia sud-orientale, invece segna un balzo del 37,8%, pari a +30 milioni, con il segno più in tutti i mercati di sbocco, con la Germania al primo posto con una quota che sfiora il 30%. Va più che bene l’Ortofrutta e conserve del foggiano (+32,3%, +41 milioni), ma anche il Lattierocaseario sardo (+19%, +19 milioni di euro) e il Caffè e confetterie del napoletano (+14,6%, +23 milioni). E sulle due cifre si attestano anche le Conserve di Nocera (+13,5%, pari a 131 milioni, la crescita maggiore in valore), l’Olio e pasta del barese (+11,9%, +32 milioni) e la Mozzarella di bufala campana (+10%, +41 milioni).
Anche il sistema Moda meridionale fa tesoro della maestria dei suoi artigiani e segna un aumento del 6,3% – pari a un aumento di 63 milioni delle vendite all’estero rispetto ai primi nove mesi del 2022 -, tutto ascrivibile a 4 dei 9 distretti del comparto con l’Abbigliamento abruzzese a fare la parte del leone grazie a un incremento del 111,6%, pari a 25,2 milioni, dovuto anche agli investimenti che alcune importanti griffe hanno fatto sul territorio.
Buoni poi, tra gli altri, i numeri dell’Abbigliamento del napoletano (+16%, + 45 milioni), delle Calzature napoletane (+13,5%, +20 milioni). In calo, invece, le Calzature di Casarano (-4,4%), l’Abbigliamento del barese (-6,1%), le Calzature del nord barese (-6,5%) e la Calzetteria-abbigliamento del Salento (- 10,7%); la performance più negativa è quella della Concia di Solofra (-18,7%, -7,6 milioni), in perdita su tutti i principali mercati di sbocco, in particolare, Corea del sud, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Slovacchia, Hong Kong, Slovenia, Romania e Spagna. Tiene solo la Francia, primo mercato del distretto, con una quota di mercato vicina al 20%.
SEGNALI NEGATIVI DAI DISTRETTI DEL SISTEMA CASA
Con il segno meno, invece, i distretti del sistema casa, dove il calo è del 18,6% e il rosso vale 91 milioni. Perde quota il Mobile imbottito della Murgia (-21,8%, -88 milioni) come il Mobilio abruzzese (-4,1%, -4 milioni).
E anche l’andamento dell’export della Meccatronica del barese, il distretto che esporta di più tra quelli del Mezzogiorno, segna un calo: dello 0,7%, pari a -8 milioni, per effetto soprattutto del calo delle vendite in Germania – primo mercato con una quota che supera il 30% -, Corea del Sud e in Spagna. Mentre ha tenuto in Francia, Romania, Repubblica Ceca, Turchia, Ungheria e Stati Uniti). Anche il piccolo distretto del Sughero di Calangianus ha mostrato un calo, seppur lieve, (-2,3%), per via dalla contrazione delle vendite in Francia (primo mercato che intercetta un quinto dell’export totale) e Cina. Mentre sono aumentate le esportazioni verso Spagna, Portogallo e Stati Uniti.
I mercati maturi rappresentano lo sbocco principale e di maggior peso (circa il 73%), in crescita del 6,6%, mentre sui nuovi mercati si segna una perdita del 4%. La maggior crescita in valore si registra, tra gli altri Paesi, in Francia (+74 milioni), Regno Unito (+56 milioni), Austria (+51 milioni), Svizzera (+45 milioni di euro), Germania (+28 milioni). In calo vendite in Algeria (-82 milioni), Tunisia (-59 milioni di euro), Cina (-32 milioni di euro), Stati Uniti (-29 milioni di euro), Corea del Sud (-21 milioni di euro) e India (-15 milioni di euro).
BRILLANTE L’EVOLUZIONE DELL’EXPORT DEI POLI TECNOLOGICI DEI DISTRETTI INDUSTRIALI DEL MEZZOGIORNO
“Brillante”, si rileva nel report, l’evoluzione dell’export dei Poli tecnologici del Mezzogiorno: nei primi nove mesi del 2023 sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di 2,17 miliardi (pari a +59,4%), un risultato eclatante se confrontato a quello rilevato a livello nazionale (+10,4%). Il balzo, si evidenzia, è quasi interamente attribuibile al Polo farmaceutico di Napoli (+2,15 miliardi di euro), le cui esportazioni sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche gli altri poli tecnologici del Mezzogiorno hanno conquistato nuovi spazi all’estero, come mostra la crescita del Polo aerospaziale della Puglia (+23,7%, +55 milioni), del Polo ICT dell’Aquila (+12%, pari a 20 milioni), dell’ICT di Catania (+4,5%, pari a +30 milioni) e del farmaceutico di Catania (+1,7%, pari a +2 milioni). Solo il Polo aerospaziale della Campania ha registrato un calo (-88 milioni, – 13,9%).
Grandi aspettative sono ora riposte sulla Zes Unica del Mezzogiorno: “Stiamo lavorando per favorire ulteriori insediamenti produttivi nella Zes, per la quale abbiamo elevato il plafond a 10 miliardi di euro e messo a punto un desk di consulenza specialistica”, afferma Nargi, sottolineando il sostegno della Banca alle imprese del territorio in cui opera, “soprattutto a quelle che vogliono investire per migliorare la propria competitività su nuovi mercati e per governare i processi di transizione ambientale e digitale”.
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