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Bruxlles, 6 feb. (askanews) – La decisione annunciata oggi a Strasburgo dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di ritirare la proposta di regolamento Ue sulla riduzione dei pesticidi chimici è stata accolta con toni trionfali dai partiti della destra italiana, come se fosse stata una svolta nella politica europea e segnasse l’inizio di una sorta di marcia indietro sul “Green Deal”; ma era in realtà un’eventualità ampiamente prevista e altamente probabile. Quello che invece andrebbe sottolineato è che, per il modo in cui è stata presentata la decisione, appare dare quasi per scontata la candidatura di von der Leyen, finora mai esplicitata, di candidarsi a presiedere la prossima Commissione.
“La Commissione aveva avanzato la proposta Sur (“Sustainable Use Regulation of Pesticides”, ndr), con il nobile obiettivo di ridurre i rischi dei prodotti fitosanitari chimici. Ma la proposta Sur è diventata un simbolo di polarizzazione. È stata respinta dal Parlamento europeo. Non si registrano più progressi nemmeno in seno al Consiglio ue. Per questo motivo proporrò al collegio (dei commissari, ndr) di ritirare la proposta”. Così ha dato l’annuncio von der Leyen, parlando nella plenaria di Strasburgo della protesta degli agricoltori.
“Ma ovviamente – ha continuato la presidente della Commissione – il tema resta. Ma per andare avanti sono necessari più dialogo e un approccio diverso. E su questa base – ha aggiunto – la Commissione potrebbe presentare una nuova proposta molto più matura con il coinvolgimento delle parti interessate”.
Ci sono dunque due annunci, non solo uno: che la proposta attuale sarà ritirata, e che ne verrà presentata un’altra sullo stesso tema, ma basata questa volta sul dialogo strutturato iniziato dalla Commissione con il mondo agricolo proprio in risposta alle proteste di questi giorni, per tenere conto delle esigenze e dei punti di vista degli agricoltori più di quanto non sia stato fatto finora.
“I mesi a venire – ha continuato von der Leyen – non saranno facili. Ma penso che ora abbiamo una grande opportunità. È chiaro a tutti in quest’Aula che il nostro settore agroalimentare, a cominciare dalle aziende agricole, necessita di una prospettiva di lungo termine, e della disponibilità ad ascoltarsi a vicenda e a cercare soluzioni comuni. Dobbiamo evitare lo scaricabarile e trovare insieme soluzioni ai problemi. La relazione” conclusiva del dialogo strutturato col mondo agricolo “che sarà presentata entro la fine dell’estate sarà estremamente importante. I risultati e le raccomandazioni di questo dialogo saranno discussi nel Parlamento europeo e con gli Stati membri. E costituiranno il fondamento della nostra futura politica agricola”, ha concluso la presidente della Commissione.
Insomma, la nuova proposta verrà presentata dopo la fine del dialogo, ovvero dopo l’estate, e quindi dalla nuova Commissione che si formerà dopo le elezioni europee. E appare qui quasi naturale che ci sarà sempre lei, von der Leyen, a elaborare e proporre la “nostra futura politica agricola”.
Ma perché il ritiro dell’attuale proposta era quasi scontato? Il regolamento Sur, fortemente osteggiato dai gruppi d’interesse agroindustriali e da buona parte degli agricoltori, ma favorito dalle aziende bio, aveva come obiettivo originario una diminuzione dell’utilizzo dei pesticidi nell’Ue del 50% entro il 2030, rispetto alla media del periodo 2015-2018; inoltre, includeva un divieto d’uso, almeno per le sostanze meno pericolose per la salute, nei luoghi pubblici (scuole, parchi giochi, spazi verdi urbani).
Ma durante il voto in plenaria del 22 novembre scorso, a Strasburgo, i gruppi del centro destra del Parlamento europeo (con l’appoggio di diversi liberali e socialisti della commissione parlamentare Agricoltura) hanno proposto e ottenuto l’approvazione di una serie di emendamenti che hanno svuotato e stravolto l’impianto del regolamento. A questo punto, i Verdi, le sinistre e i Liberali hanno deciso di votare contro (o in qualche caso di astenersi), e il testo emendato è stato bocciato dalla plenaria con 207 voti a favore, 299 contrari e 121 astenuti.
A questo punto, sarebbe stato normale rinviare il testo in commissione parlamentare Ambiente per cercare un nuovo compromesso da riproporre alla plenaria; ma quando la relatrice, la verde austriaca Sarah Wiener, lo ha proposto, l’Aula, a sorpresa, ha respinto la richiesta, questa volta con la stessa maggioranza di centro destra che aveva approvato inizialmente gli emendamenti.
Ufficialmente, dunque, il 22 novembre il Parlamento europeo ha respinto in prima lettura la proposta della Commissione, ma restava sempre la possibilità che in seguito il Consiglio Ue approvasse invece la propria posizione comune e la presentasse poi all’Assemblea di Strasburgo per la sua seconda lettura; che però sarebbe probabilmente finita allo stesso modo, con una bocciatura. Da notare, inoltre, che in seconda lettura il Parlamento europeo avrebbe potuto emendare solo a maggioranza assoluta il testo concordato dal Consiglio.
L’annuncio di von der Leyen toglie ora dal tavolo la proposta, e la patata bollente che era diventata per la presidenza di turno belga del Consiglio Ue, che non dovrà più perdere tempo a cercare di trovare un compromesso probabilmente inutile tra gli Stati membri.
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