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La fumata nera del 14 dicembre 2016 al Cova

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Il consigliere regionale torna sulle emissioni del Centro oli Eni a Viggiano

POTENZA – «Le immagini dello scorso 14 dicembre provenienti da Viggiano, che raffiguravano una densa colonna di fumo nero innalzarsi dai camini del Centro Oli Eni, riproposero nuovamente il problema dell’impatto ambientale dell’impianto sulla popolazione e il territorio circostante”. Lo afferma il consigliere del M5s, Gianni Perrino che aggiunge: “Le accomodanti scuse preconfezionate dell’ufficio stampa di Eni erano ovviamente tutte improntate alla tranquillizzazione e rassicurazione sul rispetto da parte del ‘cane a 6 zampe’ dei parametri della qualità dell’aria imposti dalle vigenti normative. Quasi a voler fare un regalo natalizio l’Eni chiosava: ‘Come si evince dal verbale Arpab, i rilievi effettuati immediatamente dopo la fumata non hanno registrato alcuna anomalia nei parametri di qualità dell’aria, in modo particolare nei valori dell’H2S, e hanno escluso anche la presenza di fenomeni odorigeni’.”

“Sono proprio i dati rilevati dall’Arpab per il monitoraggio dell’idrogeno solforato (H2S) in Val d’Agri (periodo 8/11/16 – 22/12/16) a smentire le rassicurazioni del cane a sei zampe – prosegue Perrino –. La soglia Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) di 7µg/m3 stabilita per gli odori molesti è stata superata in 2 località nel periodo di monitoraggio: 7,4 µg/m3 in pieno centro a Viggiano (dal 06/12/16 al 22/12/16)  e 15,4 µg/m3 nella zona industriale (dal 16/12/16 al 22/12/16) Per il periodo della fumata nera sembra sia stata fatta una rilevazione a parte che riporta valori molto bassi rispetto ai limiti Oms. Fenomeni a sei zampe verrebbe da dire. Resta il fatto che i cittadini della valle si sono inebriati del cattivo odore di uova marce che caratterizza l’emissione di idrogeno solforato”.

“Forse – afferma Perrino – l’assessore Pietrantuono dovrebbe aggiungere anche questo punto alla relazione che il Consiglio regionale aspetta ormai da 5 mesi. Fino ad ora, la sola comunicazione in merito è stata quella del presidente Mollica, che lo scorso novembre rispondeva alle nostre sollecitazioni, facendo riferimento all’impossibilità di affrontare la discussione, causa la carenza di documentazione. Nel frattempo – conclude l’esponente del M5s – è il Centro Oli, con le varie sfumature di colori che fuoriescono dalle ciminiere a sei zampe, a comunicarci che, nonostante qualcuno dia l’impressione di voler ridimensionare il ciclone Trivellopoli, di motivi per intavolare una seria discussione in Consiglio sulla questione trivelle, ce ne sono ogni giorno di nuovi».

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