Il tribunale di Catanzaro
1 minuto per la letturaL’accusa è di disastro ambientale e omicidio colposo plurimo in relazione alla morte di un centinaio di operai, in circa 40 anni
CATANZARO – Il sostituto procuratore generale di Catanzaro Salvatore Curcio ha chiesto la condanna di tre dirigenti della Marlane imputati di disastro ambientale, omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime in relazione alla morte di un centinaio di operai, in un arco di tempo di circa 40 anni, che lavoravano nello stabilimento di Praia a Mare (Cosenza), che ha da tempo cessato l’attività, nell’industria tessile.
Curcio ha chiesto, in particolare, la condanna a 4 anni di reclusione per Antonio Favrin, consigliere delegato della società “Marzotto spa” dall’ottobre 2001 all’aprile 2004, ed a tre anni ciascuno per Carlo Lomonaco ed Attilio Rausse, responsabili dello stabilimento, rispettivamente, dal 2002 al 2003 e dal febbraio 2003 all’aprile del 2004.
Il processo di primo grado, svoltosi davanti al Tribunale di Paola, si è concluso con l’assoluzione dei tre imputati.
Il pg ha anche ribadito la richiesta, che aveva già presentato nello scorso mese di luglio ed era stata rigettata dai giudici, di effettuare una nuova perizia per accertare il nesso di causalità tra le morti degli operai e l’attività produttiva cui erano addetti.
«Senza una nuova consulenza tecnica – ha detto Curcio – devo chiedere, mio malgrado, di confermare per gli altri imputati la sentenza di assoluzione emessa in primo grado dal Tribunale di Paola». E tra questi l’industriale Pietro Marzotto, presidente del gruppo tessile proprietario della Marlane. Troppe, secondo il magistrato, le lacune della consulenza tecnica effettuata nel corso del processo di primo grado.
La prossima udienza del processo d’appello é stata fissata per il prossimo 15 febbraio.
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