Milia consegna un agrifoglio a Falcomatà
6 minuti per la letturaDopo il civico consesso della pace il sindaco di Reggio decide da solo i nomi: Vendetta servita insieme alla giunta, Falcomatà: «Non sono Don Abbondio», e mette spalle al muro il Pd che rompe con lui
REGGIO CALABRIA-Una vendetta politica consumata velocemente e servita con i guanti di velluto, calda calda, per il cenone di Capodanno: il sindaco Giuseppe Falcomatà, dopo un consiglio comunale liscio come l’olio che appariva sancire una pace fatta con la sua maggioranza (che in aula lo ha persino lodato) in vista di un accordo per la nuova giunta, prevista, dopo i saluti e gli abbracci augurali, per la prossima settimana, ha optato, invece, per il colpo di scena.
In serata, quando ormai era tutto rinviato alla prossima settimana ed i consiglieri democrat avevano già indossato il pigiama, il sindaco ha chiamato la dirigenza del partito, alla quale doveva dare una risposta sia sul numero delle poltrone del Pd che sulla continuità dei nomi e gli ha annunciato che i nomi saranno solo due (e non i tre richiesti dal partito dai 4 attualmente presenti in giunta) e che saranno decisi e designati dallo stesso sindaco (che ha però scelto due nomi di quella continuità che non voleva): l’attuale assessore alle manutenzioni Rocco Albanese e la delegata alle scuole, Lucia Nucera.
Nomi e giunta che potrebbero essere annunciati alla stampa con una conferenza last minute nelle prossime ore. Un colpo di scena che ha gelato e spiazzato segretari e partito che hanno fatto già sapere al sindaco di essere totalmente contrari e che si riservano nelle prossime ore di formalizzare una articolata posizione politica che potrebbe sfociare in una formale sfiducia politica con una ferma nota stampa.
Una vendetta covata molto bene e probabilmente fin da quel 12 dicembre scorso quando in pieno consiglio comunale la sua maggioranza (composta da Pd, Democratici progressisti di De Gaetano e Italia viva) diedero forfeit lasciandolo da solo in aula con la minoranza a reggere una barca che andava sotto con i voti contrari dell’opposizione. In quell’occasione Falcomatà masticò amaro, ma non diede soddisfazione a nessuno, tenne fissi gli occhi su un opuscolo, non degnando di alcuno sguardo la minoranza che ghignava soddisfatta e non intervenne nell’aula Battaglia.
Dopo lo smacco subito si infittirono i tentativi di ricucire il rapporto con la sua maggioranza ed in primis proprio con il suo Pd con il quale il sindaco appariva ormai in rotta di collisione per quella volontà di voler dettare numeri e nomi anche al proprio partito sempre con quel metodo che ha messo alle strette i partiti: rinnovamento totale su nomi degli assessori.
Tensioni lenite nei giorni scorsi almeno con i Dp che hanno chiuso l’accordo con due postazioni (il sindaco voleva darne solo una) grazie alla manifestata apertura al rinnovamento dei nomi di giunta. Con il Pd, fino alla serata di venerdì era stallo sia sulle poltrone che sul metodo ma era stata stipulata una tregua per il consiglio comunale per la storica approvazione del Psc. Un accordone in pratica che prevedeva niente tensioni in aula tra il sindaco e la sua maggioranza e cornice politicamente unitaria attorno al Psc, il documento urbanistico che ridisegna la mappa della città a distanza di più di 50 anni dal precedente, inevitabilmente una medaglia sul petto dell’amministrazione che la firma.
Ed il documento è infatti passato, votato con i 16 voti a favore della maggioranza e la sola astensione della minoranza, in una cornice irrealmente idilliaca tra sindaco e maggioranza. A partire proprio dal Pd con Giuseppe Marino che, dimentico dell’ira funesta del Pelide Achille di questi giorni, guarda solo ai dati in chiaro: «118 milioni di euro immessi nell’economia cittadina. 47 milioni di euro negli ultimi due mesi, un segno di speranza per la città. Fondi che nutriranno l’economia cittadina per le imprese ma anche il sociale».
A dare manforte arriva anche Peppe Sera capogruppo del Pd, tra i “gladiatori” della rivolta della maggioranza, che in aula, invece, minimizza: «Si, è vero c’è una discussione interna alla maggioranza. Una cosa normale in democrazia. Non consento lezioni di politica da nessuno di voi. Il Pd ha presentato un documento politico al sindaco e stiamo discutendo su quel documento. Abbiamo usato strumento di politica tipico dei consiglieri comunali. La discussione in atto c’è, ci siamo incontrati con il nostro sindaco ed è attivo un percorso. Nel frattempo però ci sono 130 firme di contratti per lavoro a tempo indeterminato e 9 punti approvati in giunta ieri: nessuno dica che la città è ferma. C’è una discussione in atto col nostro sindaco e c’è un percorso tracciato. Non c’è fretta, lasciateci finire il nostro lavoro. Sindaco il partito le è vicino ma le relazioni si costruiscono col dialogo e l’ascolto».
E se questa è la musica del Pd dal fronte della maggioranza finora rabbiosa con Falcomatà ecco come cinguetta Nino Castorina per i Dp di De Gaetano, dopo aver incassato il risultato di aver ottenuto due poltrone in giunta (e non la sola che voleva il sindaco): «Siamo leali al sindaco Falcomatà e all’amministrazione. Bisogna avere rispetto se assieme ai colleghi del gruppo Dp abbiamo deciso di non entrare in aula nell’ultimo consiglio comunale, gesto figlio di un malessere. Ma parlandosi e lavorando sui temi i problemi passano e diventano opportunità».
Dopo tanta melassa, arriva la “boutade” del consigliere Federico Milia, capogruppo di Fi che fa omaggio di un agrifoglio (in modo che il sindaco l’anno prossimo possa ricordarsi di programmare per tempo il Natale dei reggini, altro tema caldo, ndr) al sindaco e parla di “compravendita di poltrone dentro il Pd”.
Ai violini del Pd e dei Dp fa eco il sindaco Falcomatà che ritrova la parola dopo il mancato intervento al consiglio della diserzione, e che la prende larga, anzi larghissima: «Sento parlare di tregue armate e notte di lunghi coltelli, o ancora di divisioni e frammentazioni. Se rimaniamo a livello locale va bene ma ricordo che il Governo soltanto pochi giorni fa è andato sotto sul Mes. La città subisce le conseguenze di una crisi ben più ampia. L’Università Mediterranea è passata negli ultimi anni da 10 mila nuovi iscritti a 3 mila nuovi iscritti, significa 7 mila giovani in meno ed è un dato sul quale riflettere. Sono sempre più i genitori della nostra città a raggiungere i figli altrove».
Come dire tutti hanno problemi, ma ci sono problemi più grandi e quindi, amen, non c’è nessun problema». La parola giunta, insomma, non risuona nell’aula Battaglia. Un unico sibilino riferimento arriva solo nel finale dell’intervento in aula di Falcomatà che guardando ai banchi della sua maggioranza, sibila piano: «A proposito dei Promessi Sposi (citati da un consigliere, ndr) il coraggio uno non se lo può, se non sei coraggioso di tuo non puoi andare a prendere quella qualità da altri…Io sicuramente tra i vari personaggi dei Promessi Sposi non mi vedo proprio nella figura del curato Don Abbondio».
Detto fatto. Incassati abbracci ed auguri, di lì a qualche ora la vendetta è servita. Spiazza tutti e sceglie anche sottilmente la linea del “divide et impera”: tentando con i nomi fatti di seminare zizzania dentro il Pd. Rocco Albanese, negli ultimi anni sempre più vicino al primo cittadino, fino a ieri notte non rispondeva alle telefonate del partito (con l’ordine di non entrare in giunta) mentre Lucia Nucera non ha alcuna intenzione di firmare. E la mozione di sfiducia è dietro l’angolo.
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