Giorgia Meloni
5 minuti per la letturaAppena termina il Consiglio europeo, Giorgia Meloni si ferma a parlare con la stampa. Tante le questioni aperte, su tutte la riforma del Patto Stabilità. L’accordo in sede di Ue ancora non c’è ma, sottolinea Meloni, «è alla portata». «Per la migrazione non era previsto niente e ora ci sono quasi dieci miliardi di euro». Il bicchiere di questa due giorni è dunque mezzo pieno?
«Il bilancio del consiglio europeo è in chiaro e scuro, sono molto soddisfatta per l’allargamento con un obiettivo che molti di noi consideravano difficile. Non si è trovata soluzione per il bilancio anche se secondo me la soluzione è alla portata». Le posizioni restano ancora distanti e ad ammetterlo è la stessa inquilina di Palazzo Chigi. I Paesi stanno negoziando sulla durata della flessibilità, se di due o tre anni. Oltre alla Germania vanno convinti anche Austria, Finlandia, Irlanda., Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca e Svezia.
Tutto insomma sembra essere rimandato all’Ecofin del prossimo 20 dicembre quando si siederanno attorno allo stesso tavolo i ministri dell’Economia di tutta Europa. Tutto questo non significa che non ci siano margini. La stessa premier, dopo qualche minuto, ammette: «Sul Patto dobbiamo trovare un equilibrio, dobbiamo tenere aperte tutte le strade finché non sappiamo qual è il punto di caduta. Il veto? Non la metterei così, ma io non posso dare l’ok a un Patto che io, ma nessun governo, posso rispettare».
Ad incagliare l’accordo c’è anche il Mes. L’Italia è l’unico Paese a non aver ratificato la riforma del Fondo Salva Stati. Prima di tutto perché ci sono tre sfumature diverse nella maggioranza: Forza Italia propende per il sì, la Lega per no e lo ha ribadito in queste ore e Fratelli d’Italia sembrerebbe essersi convinta ma ha un problema al suo interno perché un pezzo consistente del partito di via della Scrofa mugugna. Dopodiché sembra esserci il tentativo di Meloni di ragionare in termini di pacchetto. Come dire, «vediamo come va a finire sul patto di Stabilità e poi decidiamo il da farsi sul Mes. Meloni respinge questa ricostruzione: « Il “link” tra Mes e Patto di stabilità lo “vedo solo nel dibattito italiano. Sicuramente per noi fa la differenza sapere quale sia il Patto di cui disponiamo, ma non c’è una dimensione di ricatto, nel dire ‘se non mi dai questo non faccio questo’. Non l’ho vista, nessuno ha mai posto la questione così».
Sia come sia, alla fine di tutto Meloni si dice fiduciosa e lo è grazie «a un bilaterale avuto con Macron, poi con Scholz che era seduto al tavolo accanto. Con il presidente francese abbiamo affrontato dal tema del Patto di stabilità a tutti gli altri dossier su cui pensiamo si possa costruire una convergenza e sul Patto ci sono diversi punti di convergenza». Anche se aggiunge piccata che preferisce «non scendere nei dettagli, è un equilibrio che si tiene assieme. Ci sono tre punti in discussione che creano un equilibrio diverso. E’ una trattativa molto complessa e molto tecnica. Io non sono mai entrata nel merito ma è importante che gestiamo questa trattativa nel miglior modo possibile». In sintesi «serve un Patto che metta nelle condizioni di fare il nostro lavoro”.
Il punto di stampa è va da sé a 360 gradi. La questione migranti resta sempre alta, a maggior ragione dopo la presa di posizione della Corte Costituzionale albanese di sospendere il patto siglato tra il Paese guidato da Edi Rama e l’Italia di Giorgia Meloni. «Sono ottimista che non vi sia un rischio di fallimento dell’intesa con l’Albania sui Cpr, ma non posso dire per quello che accade in una nazione sovrana, rispetto le decisioni di una nazione sovrana. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane e, se tutto andrà bene, faremo del nostro meglio nelle prossime settimane per accelerare ancora di più. Per ora non abbiamo bisogno di un piano B, eventualmente lo cercheremo».
Di sicuro si dice soddisfatta delle conclusione del Consiglio Ue sul tema migranti: «Sono molto contenta sulla parte migrazione, dove è passato per intero un paragrafo proposto dall’Italia che ribadisce il lavoro che viene anche sintetizzato nelle lettere di von der Leyen prima di ogni Consiglio europeo e che negli ultimi Consigli non era entrato nelle conclusioni. Oggi invece viene inserito nelle conclusioni a Ventisette e prevede il lavoro sulla dimensione esterna, il blocco dell’immigrazione illegale, la lotta contro i trafficanti, una più efficace politica di rimpatrio e tutta la visione che l’Italia ha contribuito a far diventare visione dell’intero Consiglio europeo».
Poi certo c’è il veto della storico “amico” Viktor Orban sull’inizio del negoziato per far entrare l’Ucraina in Europa. Raccontano che Meloni si sarebbe ritagliata un ruolo di mediazione con il premier ungherese, promettendo a quest’ultimo l’ingresso nei conservatori, visto che oggi si ritrova senza una famiglia europea dopo l’espulsione dal Partito popolare europea.
« L’incontro con Viktor Orban? Io ho fatto esattamente quello che ho detto che avrei fatto. Penso sia molto più utile quando si parla con tutti e quando si cerca un punto di incontro, perché se non riusciamo a fare questo non riusciamo neanche di arrivare agli obiettivi. E quindi bisogna avere la capacità di dialogo, bisogna mediare, e questo ha consentito all’Italia di giocare un ruolo da protagonista. Siamo riusciti in tutti gli intenti che avevamo ma anche per questo bisogna continuare a lavorare per arrivare agli obiettivi».
Non a caso, il premier ungherese torna sulla questione e sembra ancora una volta bocciare l’ingresso dell’Ucraina in Europa: «L’Ucraina non è pronta per l’adesione all’Ue. Per fortuna avremo molte occasioni per correggere la decisione presa ieri». Su queste note Meloni ritorna nella Capitale, dove oggi incontrerà a Palazzo Chigi il premier britannico Rishi Sunak e quello albanese Edi Rama, e dove preparerà il discorso finale della kermesse di Atreju. Tutto questo non fa altro che far reagire l’opposizione al governo Meloni. I più duri sono i parlamentari del PD: «Le nostre preoccupazioni – afferma Piero De Luca – sono confermate. Orban pone il veto alla revisione del Bilancio Ue e a nuovi fondi per sostenere l’Ucraina. Gli amici della destra sono nemici degli interessi nazionali ed europei. L’azione diplomatica della Meloni è stata ancora una volta fallimentare»
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