In alto la famosa Marcia dei centomila a Scanzano nel 2003
4 minuti per la letturaTorna l’incubo nucleare in Basilicata: l governo ha individuato in regione dieci possibili siti
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito istituzionale l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Eccole aree individuate in diverse regioni: in Basilicata c’è l’area di Matera, Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Irsina, e Genzano di Lucania in provincia di Potenza.
In Puglia sono state individuate aree ad Altamura, Gravina di Puglia e Laterza. In Lazio l’attenzione si concentra nella provincia di Viterbo. I siti idonei si collocano nei Comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Piansano, Arlena di Castro, Tessennano.
In Piemonte invece le zone si trovano nella provincia di Alessandria e sono a Bosco Marengo (già indirizzo di un sito della filiera dell’atomo italiana), Novi Ligure, Oviglio, Alessandria stessa, Quargnento, Castelnuovo Bormida, Sezzadio e Fubine Monferrato. In Sardegna sono state ritenute idonee tre località in provincia di Oristano (ossia Albagiara, Assolo e Usellus) e altre nella provincia di Sud Sardegna (Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila) mentre in Sicilia si contano le aree di Trapani e di Calatafimi-Segesta.
Le isole, a causa delle problematiche logistiche, risultano meno idonee tra gli idonei. Mentre i Comuni con le caratteristiche più adeguate si confermano quelli di Lazio e Piemonte.
La Carta è stata elaborata dalla Sogin, sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del Seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin).
La Carta Nazionale delle aree idonee individua 51 zone i cui requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture.
Gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di CNAI, nonché il ministero della difesa per le strutture militari interessate, possono entro trenta giorni dalla pubblicazione della Carta, presentare la propria autocandidatura a ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico e chiedere al Mase e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità.
Possono inoltre presentare la propria autocandidatura, via pec, entro lo stesso termine, anche gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di CNAI.
«In questo momento non è nel programma di governo la costruzione di grandi centrali perché sarebbe di terza generazione però gli studi e la sperimentazione stanno andando avanti così velocemente che la valutazione dovrà essere fatta al momento opportuno». Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, nel suo intervento alla Camera in risposta ad una interrogazione sul tema.
Le tecnologie nucleari di nuova generazione, «Oltre a garantire maggiore sicurezza e autonomia energetica, hanno un ruolo importante da svolgere nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e nel futuro mix energetico del Paese – continua – Perciò sono state inserite tra gli ambiti tecnologici prioritari per il sistema di ricerca italiano da sviluppare al 2030. Si pensi agli Small Modular Reactors (Smr) e gli Advanced Modular Reactor (Amr), che hanno in comune due caratteristiche principali: la piccola taglia, specie rispetto alle centrali convenzionali, e la modularità, con evidenti vantaggi sia in termini di riduzione dei tempi di costruzione, sia di costo dell’investimento. Nel lungo termine, cioè oltre il 2050, anche la fusione nucleare sarà in grado di garantire un apporto alla sostenibilità del fabbisogno energetico».
Il ministro spiega che «Lo sviluppo della filiera del nucleare e i progressi tecnologici attesi per questi anni porteranno auspicabilmente all’incremento degli investimenti privati, da parte dei distretti industriali o delle aziende energivore, per la costruzione di piccoli reattori di quarta generazione e lo Stato deve essere pronto ad essere un soggetto regolatore.
Ma questo ragionamento non vuole rappresentare una chiusura aprioristica nei confronti dei reattori di grande taglia di ultima generazione e soprattutto non preclude l’inserimento della fonte nucleare nel mix energetico del Paese, come già ribadito in molteplici occasioni» Pichetto precisa, infine, che «L’Italia non ha preso finora impegni o concluso accordi sui tavoli internazionali, in attesa di definire la propria Strategia nazionale per il nucleare sostenibile che avverrà tra pochi mesi alla luce del lavoro che sta conducendo la Piattaforma Nazionale per un Nucleare sostenibile».
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