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Roma, 11 dic. (askanews) – Le principali banche centrali mondiali si stanno preparando a respingere le previsioni degli investitori su quanto velocemente i tassi di interesse scenderanno, mentre i rispettivi organi di politica monetaria si incontrano per l’ultima volta quest’anno in un contesto di forti dati sull’occupazione.
Gli investitori – scrive il Financial Times – scommettono che i politici negli Stati Uniti, nell’Eurozona e nel Regno Unito inizieranno ad allentare la politica monetaria all’inizio del nuovo anno, alimentando un allentamento delle condizioni finanziarie per le imprese, mentre si concentrano sul calo dei dati sull’inflazione complessiva.
Ma queste aspettative verranno messe alla prova nei prossimi giorni durante le riunioni della Federal Reserve americana, della Banca Centrale Europea e della Banca d’Inghilterra, che hanno tutte segnalato di volere prove più chiare dell’indebolimento dei mercati del lavoro prima di tagliare i tassi.
“Non possono dichiarare la vittoria [sull’inflazione], e i dati sono in realtà molto utili per contrastare la narrativa del mercato”, ha detto al Ft James Knightley, capo economista internazionale di ING. “Saranno molto, molto riluttanti a dare il via libera al mercato”.
La Fed, che questa settimana si riunisce prima della BCE e della BoE, si trova ad affrontare un compito particolarmente impegnativo in un contesto in cui crescono le speculazioni degli investitori secondo cui la banca centrale americana invertirà la rotta e ridurrà i costi di finanziamento nel 2024, prima di quanto i banchieri centrali avevano suggerito sarebbe stato necessario per ridurre l’inflazione ai livelli previsti con l’ obiettivo del 2%.
Il presidente della Fed Jay Powell ha cercato di mitigare tali aspettative, sottolineando che è “prematuro” affermare che i tassi di interesse hanno raggiunto il picco o iniziare a delineare i tempi e i parametri in base ai quali i politici avrebbero preso in considerazione i tagli.
I recenti dati economici rafforzano questa tesi: i dati pubblicati venerdì hanno mostrato che le assunzioni negli Stati Uniti sono rimaste più forti del previsto, con un calo del tasso di disoccupazione al 3,7% e una solida crescita dei salari mensili.
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