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Roma, 5 dic. (askanews) – Le bandiere d’Israele e quelle arcobaleno della pace, i giocattoli di bimbi sul palco, le parole contro l’odio, dichiarazioni d’amore “verso un paese democratico che è stato attaccato”, il pensiero ai 136 ostaggi ancora in mano ad Hamas. La manifestazione contro l’antisemitismo ed il terrorismo in piazza del Popolo è una risposta che “arriva dal basso”, in cui risuonano le parole degli esponenti di governo e di quasi tutti gli schieramenti politici. Ma che non è riuscita a coinvolgere più di 2.500 persone, secondo il dato accertato dalle forze dell’ordine. Resistono a questo freddo, vento e pioggia d’inizio dicembre cercando di farsi caldo e coraggio l’uno e l’altro. L’intervento del ministro Matteo Salvini e le tante volte in cui grida ‘Lunga vita a Israele’ fa risuonare l’approvazione di tutti, che dimenticano ogni distinguo o possibili distanze del passato.
Il ministro della giustizia Carlo Nordio prendendo la parola ricorda i campi di sterminio nazisti in Polonia “creati prima di Auschwitz” e sottolinea come Israele abbia portato la “luce della democrazia in quella terra martoriata”. Tanti sono i “bravo, sì, è vero”. “Parliamo con tutta la nostra voce, piccola o grande che sia – dice uno dei tanti che stasera sono venuti qui dal ‘Ghetto’, lasciando chiuse molte attività e ristoranti. “Qui finisce alle 21, facciamo in tempo per la sera”, si ammette.
Perché “bisogna andare avanti”. Il messaggio di Liliana Segre fa commuovere. La sua lettera letta dal palco è distribuita di mano in mano. “L’eterno ritorno di quella guerra mi fa sentire prigioniera di una trappola mentale senza uscita, spettatrice impotente, in pena per Israele ma anche per tutti i palestinesi innocenti, entrambi intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori”, dice.
La senatrice a vita dice ancora: “E non ho soluzioni. E non ho più parole. Ho solo pensieri tristi. Provo angoscia per gli ostaggi e per le loro famiglie. Provo pietà per tutti i bambini, che sono sacri senza distinzione di nazionalità o di fede, che soffrono e muoiono. Che pagano perché altri non hanno saputo trovare le vie della pace”.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, arriva e subito spiega: “La giustizia finora è stata contrastata da chi continua a non voler affermare in maniera chiara che Israele ha diritto alla sua esistenza. La vicenda dei sequestrati e degli ostaggi ancora non restituiti è ciò mi angoscia più di ogni altra cosa e la speranza della pace non viene meno ma deve essere una pace giusta che riconosca il diritto di esistenza di Israele”. Quindi ha aggiunto: “Due paesi e due popoli giustissimo, ma finché c’è qualcuno che dice non due paesi e due popoli, ma che Israele non ha diritto all’esistenza la pace non sarà possibile”.
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