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Il tribunale di Crotone

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Processo Farma Business, la Dda chiede la condanna a 10 anni per la «punta di diamante» della cosca Grande Aracri

CUTRO – Il pm Antimafia Domenico Guarascio ha chiesto 10 anni di reclusione nei confronti di Pasquale Barberio. L’imprenditore lametino ed ex corridore di auto definito «punta di diamante» della cosca Grande Aracri dal pentito Salvatore Cortese. La richiesta è stata formulata previa derubricazione dell’accusa di associazione mafiosa in concorso esterno.

Barberio, imputato nel filone del processo Farma Business che si sta celebrando dinanzi al Tribunale penale di Crotone col rito ordinario, è ritenuto dalla Dda di Catanzaro un presunto terminale economico del clan cutrese, in quanto avrebbe attuato investimenti per assicurare il controllo della cosca sul villaggio turistico Porto Kaleo utilizzando società ad hoc – quali Camelia srl – in collaborazione con l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello di Nicolino, il capo crimine ergastolano.

Le accuse traggono origine proprio dalle rivelazioni dell’ex braccio destro del super boss, poi confermate in aula, quando ha rievocato i tempi in cui, sul finire degli anni Novanta, stava prendendo forma il Contratto d’area di Crotone che prevedeva proprio a Cutro gli investimenti più consistenti. Sul polo industriale piovevano anche i fondi di una sovvenzione globale e della legge 488. Ecco perché là si erano allungati i tentacoli del boss Grande Aracri. Colui che «costruiva tutte le fabbrichette era Barberio, ma prima pagava la ‘ndrangheta e inoltre era un riciclatore».

FARMA BUSINESS IL CONTRIBUTO ALL’INCHIESTA CON IL CLAN GRANDE ARACRI DELL’IMPRENDITORE NOTARIANNI

Ma il contributo più rilevante è quello dell’imprenditore Giovanni Notarianni, lametino anche lui, attuale titolare di Porto Kaleo, oggi testimone di giustizia. È stato lui a raccontare, prima agli inquirenti e poi nelle aule giudiziarie, un calvario durato 20 anni. E in particolare dal 2001, quando Notarianni, amministratore di Alberghi del Mediterraneo srl che gestisce il villaggio Porto Kaleo, subentrò nella proprietà della struttura per averla acquistata all’asta per circa 8 miliardi di ex lire. Già l’acquisto della struttura coincideva con l’inizio di una traversia persecutoria che, per quasi un ventennio, vedeva la famiglia Notarianni sottoposta al giogo oppressivo della ‘ndrangheta che, in base a rigide logiche di spartizione territoriale, condizionava tutto nel villaggio, dalle assunzioni alle forniture.

Qualcosa scattò, in Notarianni, quando nel villaggio si presentò, con una scorta di otto uomini, appena scarcerato, il boss Grande Aracri, successivamente condannato come capo supremo di una “provincia” di ‘ndrangheta il cui dominio si estendeva ben oltre il Crotonese, sulla Calabria mediana e settentrionale e parte dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto. Grande Aracri posò su un bancone una scatola nera, un rilevatore di frequenze che inibiva le intercettazioni, e chiese a Carla Rettura, la madre di Notarianni, la restituzione di un prestito a suo dire investito nella struttura dall’ex gestore che era appunto Pasquale Barberio.

LA RICHIESTA DA UN MILIONE E MEZZO DI EURO

Un milione e mezzo di euro. «Altrimenti il bene non se lo gode nessuno». Da allora Notarianni decise di non pagare più. Per quell’episodio, pure denunciato dalla famiglia Notarianni, il boss fu alla fine assolto. Il pm ha chiesto, inoltre, 4 anni e 6 mesi nei confronti del crotonese Raffaele Sisca, accusato di concorso in riciclaggio degli investimenti della cosca nel Consorzio Farma Italia, nella F. I. Consultants e nella Farmaeko, finalizzati alla distribuzione all’ingrosso di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, ma anche di intestazioni fittizie.

Infine, è di tre anni la richiesta per il catanzarese Lorenzo Iiritano, che in concorso con Domenico Scozzafava (l’ex portaborse dell’ex presidente del consiglio regionale Domenico Tallini), sarebbe stato il mandante delle minacce a due dottoresse dell’Asp del capoluogo regionale perché rilasciassero, dopo due esiti negativi, l’autorizzazione per l’idoneità dei locali del Consorzio. Dopo gli avvocati Giuseppe Fonte e Antonio Lovico, intervenuti ieri, il processo proseguirà il prossimo 18 gennaio per le arringhe degli avvocati Pietro Funaro, Ilda Spadafora e Antonio Nicotera.

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