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Perugia, 25 nov. (askanews) – Sinistra italiana nel suo congresso che si concluderà domani a Perugia fa il punto su se stessa senza frizioni interne troppo significative visto il risultato schiacciante dei congressi locali a favore del segretario Nicola Fratoianni; e si confronta con sindacati e altre forze di opposizione su temi che sono in parte condivisi, anche se non hanno portato, come aveva auspicato nella sua relazione il leader uscente, a impegni convergenti di Pd e M5S per una manifestazione nazionale comune. Fra i temi messi al centro del dibattito in primo luogo la rivolta contro la violenza sulle donne, nella Giornata internazionale dedicata a questo tema, poi il timore per la crescita in Europa delle destre nazionaliste e razziste, l’opposizione alla manovra e alle riforme del governo Meloni, premierato e autonomia regionale differenziata. Ma c’è un altro tema che accomuna ospiti e delegati, e che rimane per tutta la giornata fra i più citati e i più coinvolgenti per la platea dei militanti: il dramma in corso in Medio Oriente e il destino del popolo palestinese.

Ricordando la condanna immediata pronunciata dal suo partito rispetto agli attacchi di Hamas in Israele, era stato Fratoianni nella sua relazione di apertura di venerdì a denunciare la “terribile vendetta collettiva nei confronti del popolo palestinese” messa in atto dal governo di Netanyahu. “Non abbiamo esitato – rivendica oggi il presidente del partito della Sinistra europea Walter Bayer – a condannare i massacri dei civili israeliani, le vite degli israeliani sono importanti, ma allo stesso modo condanniamo i massacri ordinati da Netanyahu e dal suo governo di destra, perché le vite dei civili palestinesi sono ugualmente importanti”.

Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, condivide con la platea il dolore per gli amici pacifisti israeliani “che venivano con noi a proteggere i pastori di Masafer Yatta” uccisi nell’attacco di Hamas al kibbutz del 7 ottobre ma anche l’orrore per “i bambini maciullati” a Gaza. “Ma come diceva Guterres -aggiunge – la storia non comincia il 7 ottobre, neppure nel 2007 quando Hamas prese il potere con la violenza a Gaza. L’assedio di Gaza, della Cisgiordania, di Gerusalemme Est è cominciato nel 1967, nell’occupazione che dura da così tanti anni e nella politica di apartheid che non denunciano solo Human Rights Watch e Amnesty International ma anche l’organizzazione israeliana B’Tslem”. Uno scenario che il deputato Marco Grimaldi esponente di Si e vicepresidente del gruppo AVS alla Camera, sintetizza con parole durissime: “Un genocidio alle porte del Mediterraneo perpetrato dall’indifferenza e da una occupazione interminabile”.

Sulla Palestina anche gli ospiti di maggiore spicco fanno eco alla sensibilità della platea. Anche Elly Schlein, segretaria del Pd, ricorda di aver “condannato la brutalità di Hamas” ma avverte che questa non può giustificare la brutalità sui civili palestinesi” e nell’ottica del progetto di pace basato sull’idea di “due popoli, due Stati” lamenta il fatto che “per il popolo palestinese il diritto internazionale per troppi anni è stato poco più che un miraggio”. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, dal canto suo, denuncia “una catastrofe umanitaria inaccettabile che va fermata con un cessate fuoco immediato, non con una tregua di qualche giorno o qualche ora”.

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