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Roma, 22 nov. (askanews) – Mosca vuole la creazione di un sistema antimissile congiunto per la Csto, l’alleanza militare con altri cinque Paesi dell’ex Urss: mandata in crisi dalla guerra in Ucraina, ora il Cremlino ne cerca attivamente il rilancio.
“La Russia ha lavorato molto con i paesi dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva sulla questione della formazione di un sistema di difesa aerea comune unificato”, ha dichiarato oggi il presidente Vladimir Putin, che domani sarà al vertice Csto ospitato dalla Bielorussia.
Oggi a Minsk si sono riuniti i ministri degli Esteri, della Difesa e i capi dei Consigli di sicurezza della ‘mini-Nato’ ex sovietica. Per la Federazione russa c’è il segretario del consiglio di Sicurezza Nikolaj Patrushev, che lo scorso giugno ai colleghi Csto ha spiegato come “gli anglosassoni vogliono, nel proprio interesse, vogliano creare le condizioni per una gestione esterna delle dinamiche nei paesi CSTO e incitare nuovi conflitti nello spazio dell’organizzazione” e come in particolare “l’Ucraina rappresenta una minaccia per la CSTO, quindi il compito è smilitarizzarla.”
Putin ha intanto ricevuto ieri e oggi a Mosca il presidente del Tagikistan, Rakhmon Emomali. A corredo di una serie di accordi firmati, il Cremlino ha reso noto che la Russia ha trasferito due “divisioni” di sistemi di difesa aerea S-300 al Tagikistan, comprese le piattaforme di lancio. Non è chiaro quando sia avvenuto il trasferimento, che segnala comunque la volontà russa di mostrare di essere capace di rispettare gli accordi in termini di forniture militari malgrado la guerra in Ucraina che dura da oltre venti mesi. Di recente è entrato in vigore un accordo per uno spazio di difesa aereo congiunto tra Russia e Kirghizistan, approvato dal parlamento di Bishkek alla vigilia della visita di Putin, a metà ottobre.
“Una delle questioni è la formazione di un unico sistema di difesa aerea unificato e comune dei paesi CSTO. “Abbiamo già svolto molto lavoro in questo senso”, ha sottolineato oggi il leader del Cremlino parlando del progetto che sta promuovendo attivamente.
L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, composta da Russia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, è nata nel 1992 ed era rimasta praticamente inattiva sino a gennaio 2022, quando la Russia ha guidato un intervento in Kazakistan in preda a disordini e scontri. Il mese successivo, però, l’invasione russa dell’Ucraina ha stravolto le dinamiche in seno al gruppo e il Kazakistan è passato a posizioni a dir poco caute. L’Armenia, poi, attribuisce al mancato sostegno russo la sconfitta con l’Azerbaigian nel conflitto per il Nagorno Karabakh ed è tentata di uscire dal patto militare.
Oggi il Cremlino si è rammaricato pubblicamente per la decisione armena di non partecipare domani alla riunione Csto ospitata dalla Bielorussia. Secondo la portavoce degli Esteri russi, Maria Zacharova, il dispiegamento di un contingente di pace Csto al confine tra Armenia e Azerbagian “diventerebbe un fattore davvero significativo per garantire la sicurezza dell’Armenia, a differenza dell’Unione europea, che continua a dimostrare la sua totale inefficacia e svolge compiti lontani da quelli dichiarati”. Il 20 febbraio l’Unione Europea ha avviato i lavori di una missione civile sul versante armeno della frontiera. Zacharova ha tuttavia apprezzato il fatto che
l’Armenia “non intende bloccare il lavoro degli organi statutari della CSTO”, poiché “questo lascia la porta aperta a Erevan”.
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