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2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Feci e urina per terra e sui letti, pannoloni sporchi, resti di cibo e stoviglie usate. È questo il raccapricciante scenario che nel giugno scorso i carabinieri del Nas di Reggio Calabria si sono trovati davanti ai propri occhi quando hanno fatto accesso all’interno di un albergo dismesso di Gallico dove era stata allestita una vera e propria casa di riposo senza alcun titolo autorizzativo.
Da allora l’inchiesta è andata avanti e a conclusione dell’attività investigativa, denominata “Domus Aurea”, i militari del Nucleo Antisofistificazione e Sanità hanno dato esecuzione, con l’ausilio di militari del Comando Provinciale Carabinieri del capoluogo, ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa dal Gip presso Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nei confronti di due coniugi, gestori della casa di riposo abusiva, gravemente indiziati, secondo l’ipotesi investigativa, dei reati di maltrattamenti e abbandono di persone incapaci, con l’aggravante di aver causato lesioni personali.
La struttura dove nel giugno scorso i militari fecero irruzione ospitava oltre trenta anziani, incapaci di provvedere a loro stessi per vecchiaia e gravi patologie, in una situazione di “drammatico degrado, abbandono e incuria”.
Oltre al quadro delle condizioni igieniche e sanitarie precedentemente descritto, che hanno originato un odore nauseabondo negli ambienti della struttura, i militari hanno rinvenuto nel locale utilizzato come cucina, carne e uova in cattivo stato di conservazione, mentre presso la medicheria molti dei farmaci risultavano scaduti.
A completare una situazione già surreale, i militari, con l’ausilio di tecnici Enel, hanno accertato che l’intera struttura era alimentata con un allaccio abusivo diretto alla rete elettrica pubblica. La successiva attività investigativa, consistita nella raccolta di numerose testimonianze, ha permesso di accertare che i parenti degli anziani, erano obbligati a preavvisare ai gestori una eventuale visita e gli incontri dovevano avvenire presso la vecchia hall dell’albergo, con il divieto di accedere nelle camere, condotta probabilmente finalizzata a celare le gravi carenze igienico sanitari.
Al fine di avere un maggiore profitto, i gestori avevano ridotto all’osso il personale, sia sanitario che delle pulizie, abbandonando di fatto gli anziani. Molti ospiti erano affetti da scabbia, particolare che i gestori cercavano di celare vestendo le vittime con abiti a maniche lunghe. Gli arrestati, non sono nuovi a tale condotta, infatti quanto riscontrato a giungo dai carabinieri è solo la conferma di un “preordinato e già sperimentato schema imprenditoriale” a discapito di anziani particolarmente fragili.
Tra gennaio e luglio del 2020, infatti, il Nas di Reggio aveva già deferito gli odierni indagati per fatti simili e sequestrato a loro carico ulteriori due strutture adibite a casa di riposo, anche queste prive di autorizzazione, tra Reggio Calabria e Gambarie. Oltre ai soggetti arrestati, sono stati deferiti in per i medesimi reati, ulteriori tre operatori socio sanitari.
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