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Roma, 11 nov. (askanews) – Elly Schlein è contenta a fine giornata, la segretaria Pd si presenta anche in sala stampa per salutare i giornalisti. E sorridente, “sono felicissima, è andata oltre ogni aspettativa”, secondo lo staff Pd sarebbero state addirittura 50mila le persone arrivate a piazza del Popolo per risvegliare “l’orgoglio democratico”, come lo definisce la segretaria. Di sicuro la piazza appare piena, tante bandiere, quelle del Pd e quelle arcobaleno, solo un paio di vessilli della Palestina sfuggiti ai controlli del servizio d’ordine: “Un bel colpo d’occhio” ammette Giuseppe Conte dietro al palco, dove ha avuto modo di scambiare qualche chiacchiera con la padrona di casa.

Come accade ormai da tempo, il gruppo dirigente Pd resta intorno al palco, la scena viene lasciata alla ‘società civile – associazioni di volontariato, studenti, sindacalisti, attivisti, sindaci etcà – mentre gli interventi politici sono quelli ‘istituzionali: il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in apertura, poi il presidente Pd Stefano Bonaccini e, infine, la chiusura affidata ovviamente alla Schlein.

Una piazza che affronta tanti temi, come promesso alla viglia, ma che alla fine per la leader Pd può essere riassunta con un messaggio molto chiaro: “Da qui parte l’alternativa che vogliamo costruire al governo delle destre”. E’ questo il punto fondamentale che riassume tutti gli altri, la risposta ai tanti allarmi lanciati dal palco per tagli alla sanità, come per il premierato annunciato dalla Meloni, fino alla crisi climatica e ai “tagli” della manovra. Perché se “un anno di governo Meloni non prodotto nessun risultato positivo per il Paese”, ora tocca alle opposizioni assumersi la responsabilità di offrire un’altra proposta di governo.

La Schlein cita Pedro Sanchez che “ha dimostrato che le destre si possono fermare”. Obiettivo possibile ad una condizione, però: “L’alternativa c’è, se la facciamo vivere insieme. Continueremo a cercare convergenze con le altre forze di opposizione con grande spirito unitario. Sentiamo la responsabilità di costruire l’alternativa”. Certo, precisa per rassicurare i potenziali alleati, “il Pd non ha alcuna presunzione di autosufficienza, è a disposizione per lavorare insieme”. Ma resta il fatto che “senza il Pd non si può costruire l’alternativa a questo governo, siamo qui per costruire l’opposizione su questioni concrete, non su formule astratte”.

Parole che sembrano dirette soprattutto a Giuseppe Conte e Carlo Calenda i due alleati-non alleati – che sembrano sempre preoccupati di mantenere le distanze dal Pd, anche quando si fanno battaglie comuni. Il leader di Azione oggi non si è proprio presentato, mentre il capo M5s ribadisce la sua preferenza per una relazione non così vincolante: “Io sono per il campo giusto, non per il campo largo, siamo oggi qui per confermare il dialogo già avviato con il Partito democratico e siamo qui anche per confermare tutto il nostro dissenso, forte dissenso, e tutte le azioni di contrasto alle politiche del governo”.

La Schlein sa che questo copione andrà avanti almeno fino alle europee, i due quasi-alleati continueranno ad alternare la convergenza su battaglie comuni con le prese di distanze per rimarcare la propria autonomia e diversità. La leader Pd lo ha messo in conto e sa che tocca a lei la parte della tessitrice, sta a lei lavorare con pazienza ad una tela che, ogni tanto, qualcuno proverà a disfare. Prova a darle una mano Angelo Bonelli: “E’ assolutamente urgente costruire convergenze, politiche e programmatiche perché questa destra in questo paese vuole liberarsi del parlamento, dei poteri del presidente della Repubblica”.

Bonaccini ribadisce il concetto con forza, dicendo chiaramente che nessuno può pensare di fare a meno del Pd: “Se lo mettano in testa tutti coloro che vogliono essere alternativi a questa destra: senza Pd è impossibile costruire un nuovo centrosinistra e tornare a governare l’Italia”. E sarebbe imperdonabile rompere il fronte, avverte, perché “La luna di miele tra governo e paese è conclusa. Peggiorerà, perché le condizioni materiali di milioni di italiani non miglioreranno. Ma non basta. Serve che le opposizioni si facciano percepire come alternativa credibile”.

La Schlein apre il suo intervento spiegando: “Siamo qui per messaggio chiaro a chi oggi governa il paese”. Il “messaggio” è una lista di doglianze: sanità, scuola pubblica, politiche per la parità di genere, fisco, tagli ai comuni, politiche per i migranti, diritto alla casa. E’ tutta la strategia del governo che viene messa sotto accusa, l’imputazione più ricorrente è quella di pensare ad una società fatta per “i ricchi che saltano la fila” per le cure mediche, o che grazie al loro benessere possono contare su una corsia preferenziale per garantire l’istruzione ai propri figli.

La segretaria Pd affronta anche il delicato tema della guerra israelo-palestinese ribadendo la sua linea: condanna per Hamas e per le sue azioni, richiesta di cessate il fuoco per evitare “il massacro dei civili” a Gaza perché “non valgono meno le loro sofferenze”. Richiesta di rilascio per tutti gli ostaggi presi da Hamas, ma anche rilancio della prospettiva “due popoli, due stati”.

Alla fine, appunto, Schlein sorride. Persino Lorenzo Guerini, uno dei leader della minoranza, spende parole di apprezzamento: “La segretaria sta lavorando insieme a tutti per fare del Pd il soggetto forte di un’alleanza” che sia “l’alternativa a questo governo”. La segretaria è soddisfatta: “Avevamo bisogno di tornare in piazza, di tornare insieme, di sentire il nostro comune senso di appartenenza, di ritrovarci con le persone che condividono con noi una visione per il futuro paese”. Ora, conclude – e non si capisce bene se sia un’affermazione o un auspicio – “si apre una fase nuova”.

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