Rosa Senisi
3 minuti per la letturaPOTENZA – I messaggi scambiati con l’ex membro del Csm, Luca Palamara, espulso dall’ordine giudiziario a causa delle accuse sulle nomine pilotate ai vertici dei tribunali di mezza Italia, non intaccano l’immagine di indipendenza, autonomia, autorevolezza e imparzialità dell’ex presidente della Corte d’appello di Potenza, Rosa Senisi.
Lo ha ribadito, mercoledì, il Consiglio superiore della Magistratura approvando, a maggioranza, la conferma di Sinisi per il quadriennio 2020-2024. Ruolo non più ricoperto, a ben vedere, dal momento che a maggio Sinisi, è stata già collocata fuori dal ruolo ordinario della Magistratura, avendo preso servizio come vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della giustizia, anche noto come “Dog”. Dopo essere stata scelta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in persona.
A prevalere con 16 voti, è stata la proposta di delibera esposta dalla consigliera laica, in quota Fratelli d’Italia, Daniela Bianchini. Mentre la proposta di non conferma, presentata dal togato Antonello Cosentino, della corrente di sinistra di Area, si è fermata a 9 voti, e altri 5 consiglieri si sono astenuti.
Bianchini ha liquidato il contenuto delle chat come solleciti di Sinisi a Palamara, già presidente dell’Associazione nazionale magistrati e referente nazionale della corrente Unicost, perché il Csm provvedesse alle nomine in alcune postazioni dirigenziali rimaste scoperte. Per evitare un decadimento generale nell’attività degli uffici giudiziari in questione, a causa di sopravvenute carenze organizzative.
La maggioranza dell’organo di autogoverno delle toghe non ha dato troppo peso alla circostanza, evidenziata dal consigliere Maurizio Carbone (Area), per cui le postazioni dirigenziali oggetto delle conversazioni con Palamara non facevano riferimento al distretto giudiziario della Basilicata, sui cui Sinisi aveva competenza in quanto presidente della Corte d’appello, ma ad uffici giudiziari della vicina Puglia e del tarantino. Lì dove Sinisi aveva prestato a lungo servizio prima di trasferirsi in Basilicata.
La proposta di conferma nell’incarico approvata dal Csm richiama espressamente il parere favorevole espresso al riguardo, all’unanimità, dal consiglio giudiziario lucano, che è l’organo territoriale del Csm. Parere in cui Sinisi viene definita «preparatissima ed estremamente studiosa», e viene valorizzato il suo impegno «inesausto» nelle funzioni di presidente di sezione.
«Le indiscusse capacità organizzative della dottoressa Sinisi – queste le parole del consiglio giudiziario – le consentono di affrontare ognuna delle complesse problematiche poste sia dall’organizzazione delle attività giurisdizionali sia dalla gestione logistica delle strutture, dell’impiantistica e dei servizi, con la stessa acuta dedizione e con modalità e risultati eccellenti».
Per l’organo territoriale del Csm, inoltre, l’ex presidente della Corte d’appello avrebbe mostrato un’«elevatissima capacità comunicativa», e un «approccio proattivo alle problematiche ed elevatissimo pragmatismo, che le consentono di affrontare ogni problematica, inquadrandone presupposti e criticità con lucidità». Inoltre avrebbe presieduto «le riunioni del Consiglio giudiziario e della Conferenza permanente con garbo autorevole e con approfondita conoscenza di tutte le tematiche».
Nella delibera di conferma è stata evidenziata, poi, l’archiviazione della pratica per incompatibilità ambientale che era stata aperta nei confronti di Sinisi, esponente a sua volta di Unicost che è la corrente centrista delle toghe, in seguito alla scoperta dei rapporti con Palamara. Rapporti “fotografati” da alcuni messaggi risalenti al 2017 e il 2018, sulle principali nomine da effettuare nei tribunali di Taranto e Lecce. Come pure la sua difesa la riguardo, tendente a liquidare quei dialoghi come «richieste di informazioni concernenti la tempistica della trattazione delle pratiche».
«Nessun dato ostativo alla conferma – prosegue la delibera – emerge dagli ulteriori elementi esistenti presso il Consiglio Superiore (programmi organizzativi e tabellari, vicende disciplinari, procedure pendenti o definite presso la Prima commissione, attività di formazione, eventuali incarichi extragiudiziari), né dagli esiti delle ispezioni ministeriali».
Durante la discussione è intervenuto, tra gli altri, il primo presidente della Corte di cassazione, Margherita Cassano, difendendo il senso originario, positivo, dell’associazionismo – le cosiddette correnti – all’interno della Magistratura.
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