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Il municipio di Melissa

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MELISSA (CROTONE) – Si è insediata una commissione d’accesso al Comune di Melissa per verificare eventuali infiltrazioni mafiose che potrebbero avere condizionato la vita amministrativa dell’ente. Al lavoro, da ieri mattina, sono il viceprefetto di Crotone Luigi Guerrieri, il tenente colonnello Angelo Maria Pisciotta, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri, e il tenente colonnello Domenico Gatto per la componente della Guardia di finanza. La decisione della prefetta di Crotone, Franca Ferraro, di inviare i commissari potrebbe essere stata adottata in seguito al rinvio a giudizio disposto nei confronti del sindaco, Raffaele Falbo, con l’accusa di concussione con l’aggravante mafiosa.

Secondo la Dda di Catanzaro, sia a voce che col mezzo del telefono, Falbo avrebbe fatto pressioni nei confronti di Pietro Passeri, amministratore unico dell’impresa “Gruppo operatori servizi tecnologici”, appaltatrice dei servizi di manutenzione del depuratore del Comune, perché assumesse con urgenza Salvatore Filosa, figlio di Vincenzo, ritenuto dagli inquirenti il referente a Melissa del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò (è stato condannato in via definitiva per tentata estorsione con l’aggravante mafiosa) «al fine di evitare ogni problema…e poter proseguire nei lavori». Un’accusa pesante, tanto più che il sindaco della cittadina bandiera blu, avrebbe tentato di favorire gli interessi della cosca Farao Marincola egemone in una vasta area a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza, «al fine di condizionare assunzioni e prebende».

La tesi difensiva? Le “pressioni” a cui farebbe riferimento Passeri nell’assunzione di Filosa non sarebbero altro che inviti, anche pressanti, vista la grave situazione emergenziale e la delicatezza dell’attività da lui svolta, ad un incremento della forza lavoro in modo da evitare sversamenti fognari a mare, episodi che si erano già verificati. Insomma, l’indicazione di Filosa non sarebbe di certo dipesa dal fatto di essere figlio di un “affiliato” alla cosca Farao, dato che, secondo la prospettazione difensiva, non sarebbe mai rientrato nella conoscibilità del sindaco né di altri componenti dell’amministrazione comunale.

Tra gli elementi che la prefetta potrebbe aver valutato prima di disporre l’accesso anche la parentela del sindaco con il cgino di secondo grado Francesco Falbo, imputato di associazione mafiosa e reati in materia di armi nel procedimento che nei mesi scorsi portò all’operazione “Ultimo Atto”, condotta dalla Dda contro le nuove leve del “locale” di Cirò (LEGGI LA NOTIZIA).

La commissione arriva a pochi giorni dall’inizio del processo, fissato per il prossimo 16 novembre, e poco dopo le celebrazioni per l’eccidio di Fragalà. Ma anche nell’imminenza della demolizione di un bene confiscato nel lontano 2009 a Costantino Mangeruca, ormai deceduto, presunto prestanome del “locale” di Cirò anche se è originario di Africo. Al posto di quell’orrendo palazzone a sei piani, un ex mobilificio, sorgerà un’area sosta per i camper. L’iter avviato durante precedenti gestioni amministrative si perfezionerà proprio durante la sindacatura Falbo.

Trascorsi nel Pd e nella Cgil, Falbo è stato eletto nel maggio 2019 alla guida della lista “Melissa bene comune”. «L’Amministrazione comunale di Melissa ha assicurato la più ampia, celere e completa collaborazione nell’attività della Commissione», ha detto Falbo. «Abbiamo già individuato i dipendenti che forniranno tutti gli atti necessari ai commissari, che ci hanno riferito che il controllo sull’ente sarà generale e non riguarda uno specifico periodo», ha aggiunto.

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