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Valgono da soli 1 punto di Pil, ma salgono a 2 con i fornitori. Si sfruttano le nuove energie e con il rigassificatore di Porto Empedocle si cambia la faccia del Mezzogiorno. Si incide sui traffici di mare del commercio globale e si attraggono investimenti manifatturieri. Perché si deve faticare tanto per investire sulle concessioni idroelettriche al Nord come al Sud che producono energia pulita? O per rifare la rete elettrica quando si è pronti a costruire 220 cabine primarie e se ne autorizzano solo 20? Con due guerre e un rallentamento globale in atto nessun Paese può permettersi il lusso di scelte così miopi.

Quanti sanno che l’Enel guidata oggi da Flavio Cattaneo può da sola fare 15 miliardi di investimenti privati in Italia che valgono 1 punto di prodotto interno lordo (Pil)? Che altrettanto potrebbe arrivare da fornitori privati che ruotano intorno a quegli investimenti e che, a loro volta, comprano mezzi, assumono persone, fanno spesa produttiva? Fare il nuovo Piano Marshall per l’Italia significa, a nostro avviso, non dormire più la notte per fare in modo di non perdere questi due punti di Pil. Chi lo sa, ci chiediamo, che l’anno scorso, con la precedente gestione, questo target di investimenti l’Enel lo ha già attuato solo che dei 15 miliardi spesi in Italia ne sono arrivati appena 1 o 2 e tutti gli altri sono andati in America o in Brasile?

Fare il nuovo Piano Marshall per l’Italia vuol dire, per noi, investire qui, non in America, ed è inammissibile che si possano bruciare 2 punti di Pil belli e pronti perché mancano le autorizzazioni. Perché, siamo costretti a domandarci, ci sono voluti mesi per fare entrare nella testa di un ministro che Porto Empedocle viene prima di Ravenna visto che è un impianto onshore non galleggiante e territorialmente strategico perché collocato nell’asse del futuro Sud-Nord?

Perché non si rinnovano le concessioni idroelettriche che l’Europa ha permesso in deroga temporanea a Francia e Spagna e non a noi? Per quale misteriosa ragione deve essere così difficile rinnovare quelle stesse concessioni per fare investimenti che portano con sé il 30% dell’attuale capacità rinnovabile pura? Che è da acqua e scatta senza utilizzare nuovo territorio senza dovere avere nuove autorizzazioni cinque anni prima della scadenza? Perché deve essere così difficile potere dare una grande mano alla nostra agricoltura che ne ha assoluto bisogno?

C’è qualche motivo accettabile per cui un soggetto economico, che rappresenta la prima azienda italiana per fatturato, è pronta a costruire 220 nuove cabine elettriche primarie e deve inseguire ministeri e funzionari per vedersene autorizzate una ventina? Se si cominciasse a fare un discorso un po’ diverso a tutti questi signor no burocratici caserecci di tipo ambientale o culturale, forse, il Pil e l’occupazione di questo Paese ne guadagnerebbero o no?

Stiamo parlando, per capirci, di 4/5 miliardi di investimenti di energia sul futuro solo nel Mezzogiorno che ha i primati da eolico, sole e marea. Stiamo parlando di 1,5 miliardi per il nuovo rigassificatore di Porto Empedocle che è strategico, quanto quello di Gioia Tauro, perché è lì in sicurezza davanti alla polveriera del mondo che dobbiamo aiutare a liberarsi dal dominio autocratico russo-cinese fatto di armi e soldi che è il nuovo grande colonizzatore in mezzo a bande e terrorismo.

Possibile che sia così difficile capire che questo tipo di investimenti sono un fantastico moltiplicatore del nostro Pil perché in sintonia con la nuova geografia e la nuova storia del mondo e, quindi, possono cambiare i traffici del commercio globale e incidere nella capacità di attrazione di ulteriori investimenti dell’industria del mare come della grande e piccola manifattura fatta di elettrodotti, nuove tecnologie, cavi del futuro, macchine e prodotti su misura? Perché deve essere così complicato investire in Italia e non in America e in Brasile per fare la rete elettrica del futuro e alimentare tutto quello che ci ruota intorno dando nuove opportunità a chi affitta uffici, compra tecnologia, assume persone, paga le tasse in Italia?

È questo il volano che serve oggi all’Italia perché la potenza energetica non estrae e se ne va, crea ricchezza dove investe e, come è noto a tutti, è la rigenerazione elettrica ad avere sempre accompagnato le grandi stagioni di crescita industriale del Paese. Perché è così difficile capire che fare Porto Empedocle, Gioia Tauro, il gasdotto Sud-Nord di Sulmona significa porre le condizioni che molti degli armatori che fabbricano le loro navi in Francia vengano a costruirle qui e che gli stessi soggetti economici privati e altri ancora modifichino le rotte dei loro affari passando per i territori della grande capitale del mondo capovolto che è il Mezzogiorno italiano per l’Europa intera e le due sponde del Mediterraneo?

O l’Italia si mette nelle condizioni di sfruttare l’occasione di una grande azienda che ha deciso di pensare finalmente al suo Paese prima di ogni altro o ogni parola su Pnrr, Fondo di coesione e sviluppo, montagne di soldi europei gratis o a tassi di favore, risultano alla fine tutte solo parole vuote. Perché il coraggio della nuova Enel di chiudere fuori dall’Italia tutto ciò che perde e sottrae ricchezza al nostro Paese, non ovviamente tutto ciò che va bene, significa interpretare alla grande lo spirito della rinascita economica e civile di un Paese che è il primo beneficiario del primo progetto europeo di debito comune e anche il Paese portatore dell’unico grande squilibrio territoriale irrisolto europeo di cui oggi il Nord del vecchio continente ha bisogno vitale per avere l’energia che consente loro di sopravvivere. Apriamo gli occhi in casa e in Europa prima che sia troppo tardi.


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