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Fra individuale e collettiva emerge quella intergenerazionale: la responsabilità di proteggere il futuro delle prossime generazioni sul nostro pianeta
Ne abbiamo parlato e abbiamo ascoltato molte volte, soprattutto in occasione di grandi accadimenti a livello globale: dalla pandemia al cambiamento climatico, fino ai tanti conflitti che ancora oggi interessano varie zone del mondo. Spesso, a proposito delle azioni collegate a grandi avvenimenti di questa natura, sentiamo parlare di comportamenti che devono essere responsabili: accanto alle considerazioni differenti legate alla propria scala di valori e di credenze, quello della responsabilità, individuale o collettiva che sia, è un tema che riemerge ciclicamente quando intere società sono scosse da movimenti (anche apparentemente) imprevisti e violenti, che ne mettono a repentaglio la stessa ragione di esistere.
È cosa nota: il tema della responsabilità è da sempre al centro delle riflessioni, talvolta anche contrastanti. Già nella filosofia classica, il tema della responsabilità è stato affrontato da diversi punti di vista. Socrate aveva posto grande enfasi sull’importanza dell’autoriflessione e della conoscenza di sé.
Nel suo pensiero, la responsabilità morale era strettamente legata alla conoscenza: sosteneva che una persona agisce in modo immorale solo se è ignorante delle conseguenze delle sue azioni o delle leggi morali. La sua famosa affermazione “Conosci te stesso” sottolineava, fra l’altro, proprio l’importanza di esaminare attentamente le proprie azioni e le proprie convinzioni.
E se per Platone le persone erano responsabili di cercare la verità e la conoscenza, e ciò implica una responsabilità nei confronti della giustizia e della virtù, per Aristotele la responsabilità morale era legata alla pratica delle virtù, come la moderazione, la giustizia e il coraggio. Anche il pensiero legato alla filosofia romana e a quella cristiana ha posto grande attenzione al tema della responsabilità, che è rimasto al centro del pensiero fino ai giorni nostri. Forse perché assumere comportamenti responsabili spesso contrasta un approccio di stampo collettivistico all’azione, a maggior ragione nell’attuale società votata all’iper-individualismo.
Come conciliare una situazione del genere con l’idea espressa, per esempio, da Jeremy Bentham e John Stuart Mill, che hanno sviluppato il loro concetto di utilitarismo, una teoria etica che sostiene che le azioni dovrebbero essere valutate in base alla loro capacità di massimizzare il benessere complessivo? In questa prospettiva, la responsabilità individuale è appunto collegata alla capacità di prendere decisioni che portino alla massimizzazione dell’utilità o della felicità per il maggior numero di persone.
Per non dire di Jean-Jacques Rousseau, che nei suoi scritti ha affrontato il tema della responsabilità sociale e politica. Nella sua opera “Il contratto sociale”, Rousseau ha discusso il concetto di responsabilità civica e la necessità di un contratto sociale che vincoli gli individui a obblighi reciproci nei confronti della società e del bene comune. Kant ha proposto invece la sua teoria dell’etica deontologica, che sottolinea l’importanza dell’obbligo morale. Per Kant, la responsabilità morale si basa sull’obbligo di agire in conformità con l’imperativo categorico, un principio razionale che richiede di agire in modo coerente con le massime che si potrebbero voler come legge universale. La responsabilità individuale è legata alla capacità di agire razionalmente in conformità con il dovere morale, indipendentemente dalle conseguenze.
Di tutt’altro avviso, invece, Friedrich Nietzsche, che ha criticato le tradizionali concezioni morali e ha sostenuto che la responsabilità individuale dovrebbe essere definita in modo più personale e creativo, enfatizzando l’importanza di “diventare ciò che sei” e di assumersi la responsabilità per la propria esistenza in modo autonomo. Anche due grandi pensatori contemporanei del calibro di Byung-Chul Han ed Edgar Morin hanno diffusamente trattato del tema della responsabilità, a moltissimi livelli diversi.
Han ha sviluppato una prospettiva critica sulla società dell’iper-connessione e della sorveglianza digitale, sottolineando l’importanza della responsabilità individuale nei confronti della propria privacy e della propria autonomia. Inoltre, ha esaminato la responsabilità nell’ambito delle dinamiche sociali, economiche e culturali contemporanee, affrontando questioni come il burnout, l’iperattività e il narcisismo nella società moderna, sottolineando la responsabilità individuale di gestire il proprio benessere psicologico e di resistere alle pressioni della società dell’efficienza e della prestazione. Nei suoi scritti, Byung-Chul Han ha altresì esplorato la responsabilità nell’ambito della filosofia politica e dell’etica, analizzando temi come il potere, la libertà e la responsabilità civica.
Teorico della complessità, dal canto suo, Morin ha invece posto l’accento sui molteplici aspetti legati al tema della responsabilità, tanto individuale quanto collettiva, spaziando dall’ambito ecologico a quello politico, e ponendo attenzione alla responsabilità etica e a quella intellettuale, convinto com’è del fatto che intellettuali e studiosi devono contribuire alla comprensione delle questioni complesse della società.
E per restare in tema, quello della responsabilità è appunto un concetto che è stato analizzato frequentemente anche da molti sociologi. In sociologia, la responsabilità può essere vista come il grado di attenzione e consapevolezza che una persona ha nei confronti delle conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Ci sono diverse teorie sociologiche che affrontano la responsabilità, sia dal punto di vista della responsabilità sociale, che esamina come le organizzazioni e le istituzioni devono essere responsabili delle loro azioni e dei loro effetti sulla società che di quella individuale, che analizza invece il modo in cui le persone devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.
Inoltre, ci sono anche sociologi che si sono concentrati sulla responsabilità come concetto culturale e sociale, come ad esempio la responsabilità all’interno della famiglia o della comunità. Il tema della costruzione sociale della responsabilità si riferisce al modo in cui il concetto di responsabilità è creato e definito dalla società e dalle sue istituzioni. La responsabilità non è un concetto universale e immutabile, ma piuttosto è costruito e negoziato all’interno di un contesto culturale e sociale specifico.
Ad esempio, ci sono differenze culturali nella definizione di ciò che è ritenuto responsabilità individuale: in alcune culture, le persone si considerano responsabili non solo delle proprie azioni, ma anche delle azioni degli altri membri della loro comunità. In altre culture, la responsabilità individuale è vista come un concetto molto più limitato, limitandosi alle azioni dirette e intenzionali di un individuo. Inoltre, le istituzioni sociali come la famiglia, la scuola, il lavoro e il governo possono influenzare la costruzione sociale della responsabilità.
Ad esempio, la famiglia può insegnare ai bambini l’importanza di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di essere responsabili verso gli altri membri della famiglia. Le scuole possono insegnare ai bambini e ai giovani adulti la responsabilità sociale e civica, mentre le istituzioni del lavoro possono enfatizzare la responsabilità degli individui nei confronti dei loro doveri e delle loro responsabilità professionali. La costruzione sociale della responsabilità è insomma fortemente determinata dalle nostre culture, dalle nostre istituzioni sociali e dalle nostre esperienze individuali. Comprendere come la responsabilità viene costruita e negoziata nella nostra società può aiutare a capire meglio come funzionano le dinamiche sociali e come possiamo lavorare insieme per creare comunità più responsabili e sostenibili.
Fra coloro che sono considerati i padri della sociologia, molti hanno discusso del tema della responsabilità. Lo ha fatto per esempio Emile Durkheim, che ha sottolineato il ruolo della responsabilità collettiva nella costruzione della solidarietà meccanica, in cui le persone si sentono unite in base alle loro simili credenze, valori e obiettivi, mentre Max Weber ha analizzato il concetto di responsabilità nel contesto del capitalismo e della modernità, sottolineando il ruolo della responsabilità individuale nell’ambito delle professioni e dell’etica del lavoro, in cui gli individui assumono la responsabilità delle loro azioni e delle loro decisioni professionali.
E ancora Talcott Parsons, che ha analizzato la responsabilità nel contesto delle relazioni sociali e della struttura sociale, mentre George H. Mead ha analizzato la responsabilità nel contesto dell’interazione sociale e della formazione dell’identità, ponendo l’accento sul fatto che l’assunzione di responsabilità sia un aspetto importante della socializzazione e della formazione dell’identità, in cui le persone apprendono a relazionarsi con gli altri e a considerare le conseguenze delle loro azioni. Ma sono di grande interesse anche gli approcci di molti sociologi contemporanei al tema della responsabilità.
Giddens ha analizzato la responsabilità nei suoi scritti sulla modernità e sulle trasformazioni sociali, sottolineando il ruolo della responsabilità individuale nella società contemporanea, in cui le persone sono chiamate a fare scelte e a gestire le loro vite in modo autonomo.
Bauman ha invece sottolineato il ruolo della responsabilità individuale nel contesto di una società in cui le istituzioni e le identità sono in continua evoluzione e sono sempre più incerte, mentre Latour ha analizzato la responsabilità nei suoi scritti sulla politica e sulla scienza, ponendo l’accento sul ruolo della responsabilità collettiva nel contesto di una società in cui le decisioni politiche e scientifiche hanno conseguenze globali.
E se Beck ha analizzato la responsabilità nei suoi scritti sulla società del rischio affermando il ruolo della responsabilità collettiva nei confronti delle sfide ambientali, sociali e politiche che affrontiamo oggi, e ha proposto il concetto di “coscienza del rischio” come base per una maggiore responsabilità collettiva,
Margaret Archer ha sviluppato una teoria della responsabilità personale e strutturale, in cui la responsabilità è vista come un’interazione dinamica tra gli individui e le strutture sociali in cui operano. La Archer ha quindi sottolineato l’importanza di una maggiore consapevolezza e di una maggiore responsabilità individuale per affrontare le sfide sociali e ambientali. Fra i tanti campi possibili, recentemente quello della responsabilità nei confronti del pianeta è un tema molto attuale e importante, e ha ricevuto crescente attenzione negli ultimi decenni in ambito sociologico e ambientale.
Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la deforestazione, l’inquinamento e altri problemi ambientali stanno mettendo in pericolo il nostro pianeta e le specie che lo abitano, e richiedono una risposta urgente e collettiva. La responsabilità nei confronti del pianeta può essere vista da diverse prospettive ma in ogni caso appare importante – al di là dell’aspetto meramente ecologico – perché affronta il tema della responsabilità a tutto tondo. Infatti, è richiesta una responsabilità individuale, perché in prima battuta ogni persona ha la responsabilità di ridurre il proprio impatto ambientale, adottando stili di vita sostenibili, la riduzione del consumo di energia elettrica, l’adozione di una dieta a basso impatto ambientale, il riciclo e la riduzione dei rifiuti.
Ma fa i conti anche con una responsabilità collettiva: le istituzioni, le imprese e le organizzazioni hanno la responsabilità di adottare politiche e strategie per ridurre il loro impatto ambientale, come l’uso di energie rinnovabili, la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione della riduzione e del riciclo dei rifiuti, la tutela della biodiversità e la protezione delle risorse naturali. Infine, è richiesta una attenzione decisa verso l’Altro, anche quello che ancora non vediamo.
Si tratta della cosiddetta responsabilità intergenerazionale, nel senso che abbiamo la responsabilità di proteggere il futuro delle prossime generazioni sul nostro pianeta, adottando politiche e comportamenti sostenibili e garantendo la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità. Tutta merce molto rara, purtroppo, in una società economicista, che per di più esalta i valori del narcisismo e dell’individualismo. Una società dove il valore stesso è mercificato.
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