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Tunisi, 20 ott. (askanews) – L’Italia lavora “per la pace” e “per una de-escalation” in Medio Oriente e la Tunisia, che ha relazioni forti con la Palestina, può giocare un ruolo per evitare un ulteriore inasprimento delle tensioni e una “regionalizzazione” del conflitto. Antonio Tajani è arrivato a Tunisi questa mattina, insieme al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, con un obiettivo preciso: scongiurare la destabilizzazione dell’intero Medio Oriente e continuare a ricercare “una soluzione diplomatica” al conflitto “innescato dalla barbara aggressione di Hamas” a Israele. “Ho riferito al presidente (Kais) Saied e al ministro degli Esteri” Nabil Ammar “che l’Italia continua a lavorare affinché non ci sia un allargamento del conflitto in corso”, ha precisato Tajani al termine del suo incontro con il capo dello Stato, che ha ricevuto il titolare della Farnesina e i colleghi italiani al palazzo presidenziale.
Il governo ritiene che anche la Tunisia possa essere un interlocutore positivo. Per anni il Paese è stato sede dell’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. E l’Italia spinge perché possa adempiere al suo “ruolo di pacificatore”, con altri Paesi arabi e l’Onu, che “più di ogni altro può svolgere un ruolo di mediazione”. “Vogliamo tutti la pace. Ho ascoltato tutte le osservazioni e le idee del presidente Saied e del ministro degli Esteri sulla questione palestinese. Vogliamo continuare ad ascoltare e confrontarci con i paesi arabi perché insieme possiamo raggiungere l’obiettivo della pace”. La necessità più immediata è però “salvare vite umane” e portare gli ostaggi fuori dalla Striscia di Gaza. Il valico di Rafah è ancora chiuso. Ci sono “problemi organizzativi” e l’accordo tra Israele e l’Egitto per sbloccare questa via di transito strategica al confine tra i due paesi non è ancora arrivato, mentre è sempre più urgente l’impellenza di mettere in salvo i civili. “Il nostro appello a tutti è di rispettare sempre i diritti umani, di rispettare il diritto internazionale e di tenere al di fuori di qualsiasi inziativa militare la popolazione civile, da una parte e dall’altra”, ha detto Tajani a Saied.
Il ministro ha quindi illustrato al suo interlocutore “la posizione dell’Italia”, che chiede “la liberazione degli ostaggi”, “si augura e lavora perché possa essere aperto il valico di Rafah e possano arrivare i rifornimenti alimentari e di medicine al popolo palestinese che vive nella Strsicia di Gaza”, e anche che “possano uscire dalla Striscia i nostri concittadini italiani che hanno in alcuni casi la doppia nazionalità italiana e palestinese”, ha aggiunto il ministro. Tra chi resta in attesa di uscire ci sono infatti anche “12-15” connazionali, che “potrebbero passare attraverso il valico di Rafah insieme ad altri occidentali”, ha auspicato Tajani. Poi si potrà puntare alla realizzazione della soluzione dei “due popoli e due Stati”, per cui l’Italia “è fortemente impegnata”: “stiamo tentando di convincere tutte le parti in causa a raggiungere questo obiettivo”, ha insistito il ministro. Insomma “la nostra idea è continuare a lavorare per far sì che due popoli possano vivere in due Stati che riconoscono a vicenda il diritto di Israele ad esistere e il diritto del popolo palestinese ad avere il suo Stato”.
Ma il rapporto con Tunisi continua ad avere una rilevanza strategica per l’Italia anche per il controllo dei flussi migratori, dopo le tensioni di Saied con i vertici europei sul Memorandum per la gestione dei flussi. In un momento in cui l’allarme terrorismo in Europa è tornato ad essere alto, anche se non ci sono segnalazioni di pericolo immediato e diretto per il nostro Paese, le nostre forze dell’ordine, di sicurezza e di intelligence hanno rafforzato i controlli tra i migranti in arrivo o già presenti sul territorio nazionale. L’imperativo è evitare infiltrazioni di jihadisti. Approfondire la collaborazione italo-tunisina nel settore migratorio è dunque un passo che va anche in questa direzione. In questo quadro si inserisce anche la decisione di organizzare a Tunisi la prossima riunione del Processo di Roma. “Condividiamo con la Tunisia una forte preoccupazione per i flussi migratori e per l’azione di trafficanti di esseri umani che sfruttano la sofferenza di persone che non riescono a vivere nel loro paese. Abbiamo una visione comune e la collaborazione nella lotta contro i trafficanti di esseri umani sta dando risultati positivi”, ha detto Tajani, che ha firmato con l’omologo Nabil Ammar un Memorandum che offrirà a 4.000 lavoratori tunisini qualificati l’opportunità di venire a lavorare nel nostro Paese.
Durante la sua permanenza a Tunisi, infine, Tajani, Lollobrigida e Calderone hanno partecipato ai lavori di chiusura di una missione di attori istituzionali e imprenditori italiani arriivati nel Paese nordafricano per incontrare le controparti tunisine nei settori dell’agro-industria e della sicurezza agro-alimentare. L’obiettivo, in questo caso, è potenziare la cooperazione strutturata tra Italia e Tunisia nei settori dell’agricoltura, della gestione delle acque e della ricerca e dell’innovazione.
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