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La Premier, Giorgia Meloni, con i suoi due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini

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NON è stato facile per il ministero dell’Economia mettere insieme le coperture per la manovra economica varata ieri dal governo. La manovra e il decreto legislativo di riforma fiscale stanziano complessivamente circa 28 miliardi di euro per il 2024, risorse che rientrano nel quadro economico-finanziario delineato nella Nadef che fissa obiettivi programmatici al 4,3% del Pil nel 2024, 3,6% nel 2025 e 2,9% nel 2026, comportando una manovra espansiva negli anni 2024 e 2025 rispettivamente di 0,7 e 0,2 punti percentuali di Pil e una lieve correzione di 0,2 punti percentuali nell’anno 2026.

Ma il governo ha deciso di muoversi seguendo la linea del “rigore e della prudenza”, come hanno sottolineato ieri la premier, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con un vincolo e un preciso obiettivo. Il vincolo sono i circa 33 miliardi di euro che, fra aumento degli interessi sul debito pubblico e eredità del superbonus, peseranno sul bilancio pubblico anche nel 2024. L’obiettivo è quello non solo di rassicurare la Commissione europea, che dovrà esprimersi sul Documento Programmatico di Bilancio inviato ieri, entro la metà del prossimo mese. Ma soprattutto i mercati, che non hanno ancora digerito l’extra-deficit previsto dalla manovra. E, ancora meno, metabolizzerebbero eventuali coperture non adeguate per le misure previste dalla legge. Non a caso, il ministro dell’Economia, ha spiegato che la manovra “è in linea con l’approccio prudente, responsabile e realistico dei precedenti provvedimenti economici”. E non a caso il taglio del cuneo e dell’Irpef è previsto solo per un anno.

Del resto, si legge in una nota diffusa ieri, “nel rispetto delle regole europee e alla luce della delicata situazione economica, influenzata negativamente dalla spinta dell’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dall’incertezza globale causata dal conflitto russo-ucraino e dalla recente crisi in medio-oriente, le misure contenute nella legge di bilancio sono concentrate nella riduzione della pressione fiscale a sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Come a dire: sono state fatte scelte molto selettive per la manovra e le sue coperture. E i margini per eventuali interventi correttivi sono molto stretti. Non a caso, ieri, il vicepremier, Matteo Salvini, ha ammonito i partiti della maggioranza invitandoli a non presentare emendamenti.

Il nodo, insomma, resta quello delle coperture della manovra stessa. E il ministero dell’Economia ha lavorato per avere entrare a prova di ogni contestazione. Buona parte, 15,7 miliardi arriveranno dallo scostamento del deficit 2024 rispetto agli obiettivi programmati. Con una chiosa molto netta: le risorse serviranno a finanziare la decontribuzione previdenziale per i lavoratori a basso reddito e la riforma fiscale, cioè le misure necessarie per proteggere i cittadini dagli effetti dell’inflazione. Inoltre, l’accorpamento dei primi due scaglioni dell’Irpef, con un’aliquota del 23% per i redditi fino a 28mila euro, saranno coperti, in buona parte, dal Fondo per la riduzione della pressione fiscale, circa 4 miliardi di euro, accumulati nelle casse del ministero dell’Economia. Gli altri 8 miliardi necessari per far quadrare i conti della manovra saranno coperti con tagli alle spese. Un capitolo che vale, più o meno, 5 miliardi di euro, la metà dei quali a carico dei ministeri, con un taglio lineare ai bilanci del 5%. Nel mirino del governo ci saranno anche le Regioni e gli enti locali, che dovranno stringere la cinghia. Altri 2,6 miliardi arriveranno, invece, da una rimodulazione delle spese previsti per il 2024: si tratta, per lo più, di somme che non sono state utilizzate o capitoli che saranno rinviati almeno al prossimo anno.

Infine, poco meno di 500 milioni, saranno raccolti attraverso il classico aumento delle accise sui tabacchi, che si scaricherà ovviamente sui prezzi al consumo delle sigarette. Una dote, spiegano sempre dal ministero dell’economia, che servirà per il finanziamento delle politiche invariate: i rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione, la sanità, le missioni internazionali (che costano circa 1,2 miliardi all’anno) e la Difesa. Ma non basta. Per dare ancora maggior vigore alle coperture della manovra sono stati decisi altri due interventi. Il primo riguarda i redditi più alti, oltre i 50 mila euro, che si vedranno di fatto neutralizzare i benefici della riforma fiscale con un taglio lineare delle detrazioni per 260 euro l’anno. Inoltre, altro elemento particolarmente a cuore alla Commissione europea e ai mercati, si è deciso un vero e proprio giro di vite sui pensionamenti anticipati.

Non solo, infatti, viene rimandata la cosiddetta “quota 41”, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Ma viene cancellata, dopo appena un anno, anche quota 103 (41 anni di contributi e 62 di età), con una quota 104 ibrida, che prevede incentivi per chi resta al lavoro e penalizzazioni per chi va via prima. Inoltre, per evitare di scaricare sul prossimo anno gli effetti degli aumenti contrattuali, è stato varato il cosiddetto “decreto manovra” che destina i circa 3 miliardi previsti dallo scostamento di bilancio di quest’anno dal primo aumento degli stipendi del pubblico impiego e al conguaglio sulle pensioni dovuto all’adeguamento all’inflazione. Un conguaglio che anche quest’anno sarà inversamente proporzionale alla crescita del reddito.


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