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Arnaldo Lomuti, Donato Pessolano, Giovanni Mossuto, Gianni Rondinone, Livio Valvano, Valerio Tramutoli

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POTENZA – Esiste un “campo giusto” lucano, per dirla come l’ex premier Giuseppe Conte, senza le ambiguità del Partito democratico e le sue estensioni civiche, ben rappresentate da quel pezzo del laicato cattolico che sostiene la candidatura a governatore dal re delle coop bianche Angelo Chiorazzo. Ed è un “campo giusto” determinato a indicare, a strettissimo giro, un percorso politico da compiere in vista delle prossime elezioni regionali, ai cui Pd e civici cattolici saranno liberi di partecipare o meno. Anche se l’auspicio, per provare a battere il centrodestra, è la massima convergenza possibile su candidato governatore che dovrà essere necessariamente diverso dall’imprenditore di Senise.

E’ questo il messaggio lanciato, ieri mattina a Potenza, dal primo incontro tra i vertici di questo schieramento alternativo al “fronte civico” battezzato, giovedì al Seminario minore di Potenza, dai laici cattolici di Basilicata casa comune e diversi amministratori lucani di centrosinistra. Incluso un membro dell’assemblea regionale democratica come il primo cittadino di Barile, Antonio Murano.

L’ambientazione del “patto del caffé” è stata l’abitazione del referente dei Verdi lucani, Giovanni Mossuto, che ha accolto il deputato e coordinatore regionale del Movimento 5 stelle, Arnaldo Lomuti, i segretari regionali del Partito socialista e di Azione, Livio Valvano e Donato Pessolano, Giovanni Rondinone e Antonio Placido per Sinistra italiana, e Valerio Tramutoli per Basilicata possibile. Un “patto” di riservatezza, innanzitutto, tanto che a margine dell’incontro diversi dei presenti, contattati dal Quotidiano, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni, e le poche indiscrezioni trapelate concordano sulla comune volontà di non aspettare oltre i tempi del “tavolo del centrosinistra” guidato dal Partito democratico.

Tanto più che è sotto gli occhi di tutti, ormai, il lavorio di un pezzo importante del gruppo dirigente democratico a sostegno della candidatura di Chiorazzo, mentre il segretario regionale del Pd, Giovanni Lettieri, continua a rinviare il confronto sulla guida di un’eventuale coalizione concentrando le sue energie sull’elaborazione di un programma di governo adeguato. Un temporeggiamento, quello del leader dei democratici lucani, che qualcuno a mezza bocca non esita a giudicare sospetto, data la possibilità che il voto venga convocato già agli inizi di marzo.

Se è vero che i socialisti hanno già avanzato, e ieri hanno ribadito, la proposta di indire elezioni primarie per la scelta del candidato governatore, infatti, è altrettanto vero che per la loro organizzazione occorrerebbero circa un paio di mesi. Pertanto, considerato che nomi e simboli andranno ufficializzati 60 giorni prima dell’apertura delle urne, sarebbe impossibile avviare la macchina delle primarie oltre gli inizi di novembre senza rischiare di arrivare “lunghi” all’appuntamento con la presentazione delle liste in Corte d’appello. Di qui il sospetto che i ritardi accumulati, oggi, possano rivelarsi determinanti, domani, costringendo Pd, M5s e il resto del centrosinistra ad accodarsi ai sostenitori del re delle coop. Nonostante una serie di riserve legate a varie ragioni.

In primis, c’è il potenziale conflitto d’interessi per le attività in ambito sanitario delle sue imprese, che è un tema particolarmente sentito tra i pentastellati. Ma anche la storica contiguità, sua e di alcuni dei suoi sostenitori, alla classe politica che ha governato la Regione fino a 5 anni fa. Un tema, quest’ultimo, che alimenterebbe divisioni all’interno dei democratici, e la ferma opposizione, tra i calendiani di Azione, dell’ex governatore Marcello Pittella, “tradito” da molti di quelli che lo avevano sostenuto nella vittoriosa campagna elettorale del 2013. Pronti a salire proprio sul carro dell’imprenditore di Senise.

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