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Olio made in Italy, contro il caro prezzi un milione di nuovi ulivi dal Pnrr mentre al Villaggio della Coldiretti a Roma parte la nuova campagna “salvata“ ”dalla produzione del Sud che cresce del 34% trainata dalla Puglia (+50%)
Anche l’olio d’oliva made in Italy è appeso al Pnrr. Il prodotto simbolo della Dieta Mediterranea, e in particolare dell’agricoltura del Mezzogiorno, vive una stagione difficile. La produzione a livello internazionale è crollata, soprattutto nella penisola iberica, primo produttore mondiale con meno 34% rispetto alla media degli ultimi 4 anni, ma non va meglio in Turchia (100mila tonnellate in meno) e in Grecia, con la perdita di 150mila tonnellate. Le scorte si stanno esaurendo e il risultato è l’impennata del 42% dei prezzi. In Italia l’extravergine è tra i prodotti che pesano di più nel carrello della spesa.
«La situazione mondiale – ha denunciato Coldiretti che ha dedicato all’oro giallo la prima giornata del Villaggio aperto ieri a Roma, – espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzioni estere e alle speculazioni. Le quotazioni sono arrivate a livelli record: si è creata – ha denunciato il presidente di Unaprol, David Granieri – una situazione mai vista con scarse produzioni, scorte basse e inflazione con il raddoppio dei prezzi per gli olii comunitari».
OLIO DI OLIVA, ULIVI E L’IMPORTANZA DEL PNRR
Per questo Coldiretti e Unaprol guardano al Pnrr che, grazie ai contributi messi in campo per gli accordi di filiera, potrebbe favorire l’impianto di un milione di ulivi per incrementare la produzione nazionale di olio. Con due obiettivi: ridurre la dipendenza dall’estero, visto che oggi 3 bottiglie su 4 contengono olio straniero (nel 2022 l’import ha segnato il record di 2,2 miliardi, +20% nei primi sei mesi di quest’anno) e contenere gli aumenti dei listini sullo scaffale. Attualmente il patrimonio nazionale conta su 150milioni di piante che attivano un sistema economico di oltre 3 miliardi e su 400mila imprese. “I contratti di filiera con i fondi del Pnrr – ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro, sostenendo ambiente e cultura facendo crescere l’agroalimentare made in Italy in un contesto di grande instabilità internazionale”.
In una situazione particolarmente difficile è simbolicamente partita proprio dal Villaggio di Roma la raccolta nazionale salvata dal Sud che segna un balzo del 34% rispetto allo scorso anno a fronte di un calo di un terzo nel Centro- Nord . Complessivamente la produzione si attesterà a 290mila tonnellate al di sotto della media degli ultimi 4 anni. La Puglia che rappresenta la metà del raccolto, ha segnato +50%, nonostante la Xylella. Promossa anche la Calabria, altro importante produttore. In rialzo Basilicata e Abruzzo, stabile la Sicilia, mentre per le altre regioni meridionali si prospettano contrazioni.
L’EFFETTO TRAINO DELL’OLIO SUL TURISMO ENOGASTRONOMICO
L’olio poi ha un effetto traino, come il vino e le altre eccellenze nazionali, sul turismo enogastronomico che si sta sempre più imponendo nel panorama turistico con un giro di affari di più di 5 miliardi. In primo piano nella prima giornata del Villaggio, che chiude i battenti domani, sono stati tutti i temi caldi del settore legati anche alla situazione di emergenza con due conflitti in corso e l’Europa che rischia di essere stritolata, come ha affermato il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo. Che ha dichiarato che l’organizzazione vuole riportare al centro dell’Agenda del Governo il sistema cibo che vale 585 miliardi, un valore strategico per il Paese. Solo la rete dei farmers market di Campagna Amica, con un fatturato che ha raggiunto i 5 miliardi, costituisce una importante rete distributiva nazionale.
Con il Pnrr un risultato importante è stato già portato a casa con l’aumento della dotazione da 5 a 8 miliardi che genera 20 miliardi. Ora però i riflettori sono puntati sulla legge di Bilancio che sarà lunedì prossimo all’esame del Consiglio dei ministri. Il pacchetto di richieste della Coldiretti parte dalle misure per il contenimento del carico fiscale delle imprese con strumenti di accesso al credito e garanzie alle norme per semplificare e sbloccare le risorse già stanziate, fino a misure strutturali con investimenti sul verde urbano, le agroenergie, un Piano invasi per garantire acqua a cittadini e imprese e lo sviluppo dell’agricoltura 4.0.
IL NODO DELLE INFRASTRUTTURE E IL GAP LOGISTICO
Sul delicato tema delle infrastrutture le prime rassicurazioni sono arrivate “in diretta” dal vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha annunciato il cronoprogramma: nel 2032 via al trasporto su ferro anche per le merci agricole nel tunnel del Brennero e sempre nello stesso anno operativa la Tav Torino-Lione. Salvini ha anche garantito che ci sarà ancora nel 2032 con il ponte il collegamento diretto non solo tra la Sicilia e il resto dell’Italia ma con l’Europa. Per le infrastrutture sono disponibili – ha sostenuto – 200 miliardi e si procederà dunque con molte altre opere come l’alta velocita Napoli/ Bari e Salerno/Reggio Calabria. In primo piano anche la governance dei porti da Gioia Tauro a Trieste. L’amministratore delegato delle Ferrovie, Luigi Ferraris, ha confermato la cura del ferro col raddoppio della linea dal 10 al 20% in dieci anni.
Per la Coldiretti le infrastrutture rappresentano un tema sensibile perché il gap logistico è tra le cause della perdita della competitività dell’agricoltura e dell’agroalimentare made in Italy. Il nostro Paese – ha sottolineato Prandini – ha investito solo sulla gomma con l’88% della merce che viaggia su strada con costi più elevati rispetto a Spagna e Germania e un danno in termini di competitività di 90 miliardi, 9 miliardi per il settore agroalimentare. Resta poi il nervo scoperto della linea che Bruxelles vuole tenere sulla transizione ecologica perché alcuni regolamenti, fortemente sostenuti dall’ex commissario Timmermans che ha da poco lasciato la Commissione per candidarsi in Olanda, finirebbero per smantellare le produzioni europee delocalizzandole in aree dove l’inquinamento è già elevatissimo. Ma anche dove c’è ampio ricorso a fitofarmaci vietati nella Ue e al lavoro minorile.
NON SOLO IL PNRR, IL PIANO MATTEI E L’OLIO, ULIVI E AGROALIMENTARE
L’europarlamentare Paolo De Castro ha chiarito: la battaglia per la transizione ecologica va fatta con gli agricoltori e non contro di loro, mentre a volte sembra che a Bruxelles i produttori finiscano sul banco degli imputati. Tutti vogliono ridurre la chimica, ma servono alternative a partire dalle nuove tecniche di evoluzione assistita. E ancora una volta la Coldiretti ha rilanciato l’attacco al cibo sintetico (da trattare, secondo Prandini, come le medicine) su cui ha raccolto la netta opposizione del ministro delle Salute, Orazio Schillaci.
Ultimo tema, ma non per importanza, la partecipazione al Piano Mattei. Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi la più grande azienda italiana socia di Coldiretti, ha annunciato l’investimento di 400 milioni di privati in Africa per sostenere lo sviluppo dei paesi più fragili. Un’azione fondamentale per supportare quelle aree con un effetto positivo sul contenimento dei flussi migratori.
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