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Il porto di Gioia Tauro

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Giornata di grande tensione risolta solo in serata: allo studio ora le ipotesi per evitare i 442 esuberi previsti

GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – Dopo ore di rottura totale tra i lavoratori del porto e le organizzazioni sindacali, ma ancor di più con Mct, ieri sera tardi, intorno alle 20 e 30 un primo gruppo di portuali ha deciso di rompere il blocco che era nato spontaneamente due sere fa. Giornata convulsa e carica di tensione quella di ieri che si è protratta fino a tarda sera. Una situazione complicatissima che ha visto come protagonisti i portuali che si sono opposti per ore ad un’ipotesi di percorso che era stato concordato tra azienda e sindacati.

Ma andiamo con ordine. Dopo la rottura dell’altro ieri quando i rappresentanti di Mct avevano comunicato la loro scelta di procedere con la mobilità (LEGGI), si era messo in moto un movimento concentrico tra Governo, Regione e le stesse segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali con l’intento di far retrocedere Mct dalla posizione intransigente assunta con l’annuncio del ricorso alla mobilità. Ieri a metà giornata l’arrivo in azienda dei segretari regionali Cgil, Cisl e Uil, Sul e Ugl, che insieme ai segretari provinciali convinto i manager di Mct a mettere da parte il ricorso alla mobilità e a riaprire la trattativa. Alla fine è venuto fuori un verbale di incontro che impegnava le parti a lavorare verso la creazione dell’Agenzia del Lavoro ma soprattutto a verificare se esistano le condizioni per cercare di ridurre il numero complessivo degli esuberi che erano stati fissati in 442.

La verifica verrà fatta sulla base degli aspetti tecnico – organizzativi avendo come riferimento i volumi movimentati a novembre del 2015. Con questo impegno i dirigenti sindacali sono andati in assemblea per comunicarlo ai portuali. E lì la prima reazione non è stata certo leggera dei portuali che hanno contestato a lungo il sindacato che era riuscito – questa l’accusa dei portuali – solo a strappare l’impegno a verificare l’ipotesi della riduzione del numero degli esuberi. Del resto non è ancora facile far digerire esuberi pesanti poco importa se saranno 442 e qualcosa in meno. Tensione alle stelle nelle ore pomeridiane di ieri, nelle quali la sala mensa di Mct, luogo storico delle assemblee del porto è stata a tratti una bolgia con grida, imprecazioni e rabbia. Ovviamente con i duri e gli intransigenti da una parte ed i possibilisti dall’altra. I dirigenti sindacali hanno cercato in mille modi a spiegare che altra soluzione non vi era e che l’Agenzia del Lavoro è un’opportunità da non sprecare, perché l’alternativa sarebbe solo la mobilità. E soprattutto a sottolineare come gli impegni del sindacato sono quelli di vigilare affinché vengano realizzati tutti gli investimenti previsti nel nuovo Accordo di Programma Quadro che prevede la realizzazione del bacino di carenaggio e quindi la cantieristica navale, il gateway ferroviario e altri investimenti che dovranno servire a riassorbire gli esuberi dopo una mirata riqualificazione professionale. Nel frattempo però i portuali in esubero, se tutto procederà come è stato programmato a fine luglio presso la Presidenza del Consiglio, transiterebbero per almeno tre anni nell’agenzia del lavoro, che permetterà loro non solo di avere una base di reddito fino al 60% dell’attuale stipendio, ma anche di prestare prestazioni di lavoro se per caso i volumi cresceranno.

Solo a tarda sera il lavoro di mediazione ha subito gli effetti sperati con la ripresa delle attività. Chi c’era ha raccontato di attimi di assoluto nervosismo anche perché da parte aziendale arrivavano messaggi inquietanti come la possibile dismissione della società dalle attività di transhipment a Gioia Tauro. Insomma, ieri poteva saltare tutto con conseguenze terribili e con una paralisi totale dello scalo. Si è messa una toppa alle proteste che però potrebbero riesplodere se per caso tutto il programma concordato non verrà concretizzato come da impegni assunti. Una responsabilità che pesa sulle spalle del Governo e della Regione ma anche delle organizzazioni sindacali a cui spetterà il compito di vigilare per evitare distrazioni. E la prova per capire se le intenzioni si tramuteranno in fatti, arriverà nella prossima settimana, quando a Roma sempre presso la Presidenza del Consiglio le parti si rincontreranno per mettere nero su bianco il tutto e cominciare speditamente a realizzare le cose che vanno fatte. Le giornate di ieri sono state un monito per tutti e sono servire per capire cosa potrebbe accadere se per caso i portuali dovessero vedere solo parole vuote. Giorni caldi, anzi roventi, per una vertenza strategica per il futuro dello scalo e per l’intera regione.

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