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Roma, 10 ott. (askanews) – Si riapre entro fine anno il tavolo per rivedere il decreto ministeriale e sbloccare il reinvestimento dei contributi automatici che i distributori italiani che vendono film all’estero hanno cumulato negli anni scorsi dal ministero dei Beni culturali. Si tratta di circa otto milioni e mezzo di euro di stanziamento complessivo e datano a partire dall’anno 2017. E’ questo il risultato principale dell’incontro, al cinema Barberini di Roma, all’interno del Mercato internazionale audiovisivo.
Il panel, promosso da Anica, era convocato per presentare la ricerca su “La distribuzione dei film italiani sui mercati”, curata da Emilio Pucci direttore eMedia. I dati sono positivi: fra il 2017 e il 2021 c’è stata una crescita dei titoli italiani venduti all’estero del 123 per cento. Fenomeno motivato dall’aumento di coproduzioni internazionali, dall’arrivo di capitali internazionali, dal sostegno del tax credit, dall’arrivo degli Svod (abbonamenti a piattaforme come Netflix, Amazon, Disney), dallo sviluppo della distribuzione internazionale (con la nascita di alcune nuove imprese).
Nella competizione internazionale siamo però penalizzati dalla poca capacità di investire, al contrario di altri paesi che hanno più fondi pubblici a disposizione. In Germania, ad esempio, la spesa pubblica per l’audiovisivo (incluse le emittenti pubbliche) è di nove miliardi l’anno, in Francia di 5 miliardi, in Italia meno di tre. L’Italia è penalizzata dalla produzione di poche opere di autori riconosciuti all’estero, molte opere a basso budget, una commedia poco esportabile, poche opere di genere, con pubblico in tutto il mondo. In Francia il budget per la produzione di film per la sala è stato nel 2022 di 1182 milioni, in Italia di 580 milioni. In Francia le produzioni sopra i due milioni e mezzo di euro sono il 52 per cento, in Italia solo il 25 per cento.
Gli obiettivi indicati nella ricerca realizzata per Anica sono di moltiplicare le opportunità per le coproduzioni internazionali, creare le condizioni affinché gli operatori della distribuzione possano investire nelle produzioni e ritrovare il loro ruolo naturale nella catena del valore, promuovere film a budget elevato con vocazione alla circolazione internazionale. E naturalmente arrivare al più presto allo sblocco dei “contributi automatici”, in particolar modo per i “minimi garantiti” versati dai distributori sin dalle fasi iniziali dei progetti produttivi destinati all’estero. Nel suo messaggio, portato in apertura dell’incontro dal Presidente Anica Francesco Rutelli, il ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano ha dichiarato che “veicolare le nostre opere all’estero potrebbe restituire al comparto oltre il 100 per cento degli investimenti”.
Il direttore generale cinema e audiovisivo del ministero Nicola Borrelli ha invitato a esaminare assieme il problema dei contributi per trovare soluzioni condivise e ha rimarcato come oggi i film più importanti italiani abbiano venditori all’estero non italiani. Problema evidenziato anche da Micaela Fusco, Presidente dell’Unione esportatori dell’Anica e da Benedetto Habib, Presidente dell’Unione produttori Anica. All’incontro, moderato dalla Segretaria generale Anica Francesca Medolago Albani, hanno preso parte Stefano Massenzi (Lucky Red) e Alice Lesort (Les Films du Losange), copresidente dell’Associazione europea degli esportatori di audiovisivi.
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