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Roma, 9 ott. (askanews) – I numeri il centrodestra li ha, sulla carta. Ma dopo l’incidente di aprile, con 26 deputati assenti (11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Nm) che hanno fatto andare il governo sotto per la prima volta in aula alla Camera, a sei mesi dall’insediamento e proprio sullo scostamento di bilancio, la premier Giorgia Meloni non può affidarsi al caso. E mercoledì prossimo lo scenario è lo stesso perché serve di nuovo la maggioranza assoluta sulla richiesta di scostamento del deficit di 23,5 miliardi in tre anni, di 15,7 miliardi nel 2024, che accompagna la Nota di aggiornamento al Def.

Così in quelle stesse chat dei gruppi di Fdi in cui la presidente del Consiglio aveva commentato il precedente ‘scivolone’ con un laconico “non ho parole”, già da un paio di settimane hanno cominciato ad arrivare messaggi dei capigruppo che raccomandano la massima presenza. Il monito più o meno è lo stesso: “non sono ammesse assenze o missioni”, “presenza tassativa”, “presenza obbligatoria”. Un avviso che vale per tutti, compresi sottosegretari e ministri con la sola eccezione di quelli che hanno precedenti e improrogabili impegni. E messaggi simili sono arrivati anche nelle chat dei parlamentari di Lega e Forza Italia.

Pure le mosse delle opposizioni saranno osservate con interesse, anche se il centrodestra “lavora per essere autosufficiente”, spiega una fonte che aggiunge: “poi se l’opposizione ritiene di assumere un atteggiamento responsabile…”.
Mercoledì prossimo quindi serve la maggioranza assoluta dei componenti sullo scostamento: occorrono 201 voti favorevoli alla Camera e 103 in Senato, dove ci sono anche i senatori a vita (Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre).

A Montecitorio, la maggioranza può contare su ben 238 deputati (Fdi 118, Lega 66, Fi 44 e Nm 10) e a Palazzo Madama su 115 senatori (63 Fdi, 29 Lega, 17 Fi e 6 Maie).

Nei gruppi di minoranza, la discussione è aperta sullo scostamento: votare a favore (poco probabile allo stato dei fatti), non partecipare al voto, astenersi o votare contro. Sono in corso contatti per verificare la percorribilità di avere una posizione unitaria.

Secondo quanto si apprende, il ragionamento nel Pd è il seguente: non ci sono motivi per lo scostamento di bilancio salvo che le risorse non vengano messe su una “emergenza come c’è nella Sanità” e l’orientamento sarebbe quello di chiedere al governo di “impegnarsi con uno stanziamento aggiuntivo di 4 miliardi di euro”, ipotesi abbastanza remota che aprirebbe la strada ad un probabile voto contrario.
I Cinque Stelle sarebbero pensando al ‘no’ in entrambi rami del Parlamento; anche tra le fila di Avs la posizione prevalente sarebbe per il voto contrario. “Tendenzialmente contro” pure +Europa.

Il gruppo di Azione e Italia viva è più diviso che mai. Ad aprile deputati e senatori si erano mossi in ordine sparso (con il leader di Italia Viva Matteo Renzi e i suoi a votare a favore dello scostamento, altri a scegliere l’astensione, alcuni hanno votato contro). Questa volta però potrebbe andare diversamente.
Oggi il leader di Azione Carlo Calenda ha annunciato che “se non c’è un impegno del governo a fare” un investimento di 10 miliardi “sulla Sanità, noi non voteremo lo scostamento di bilancio”.

Da Iv, Luigi Marattin, premette di parlare “a titolo personale” perché “non c’è stato ancora modo di confrontarsi”, ma ha aggiunto: “io sono contro lo scostamento e la Nadef. Perché lo scostamento a norma di legge si può fare in tre casi: gravi recessioni, gravi crisi finanziarie o calamità naturali” ed è “la prima volta che viene chiesto quando il Pil cresce più del suo potenziale” e mentre la Premier Giorgia “Meloni sostiene che siamo i primi in Europa, che l’occupazione sta crescendo e abbiamo un record di crescita”, per non parlare della Nadef che contiene “gravi errori politici ed economici”.

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