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Sochi, 5 ott. (askanews) – La notizia che Vladimir Putin consegna alla riunione annuale del Valdai Club è che “sono stati effettuati gli ultimi test, con successo” del nuovo missile a propulsione nucleare Burevestnik e sono state completate anche le prove per il missile balistico intercontinentale Sarmat, presto in servizio, una volta concluse “le procedure burocratiche”. Nelle oltre tre ore con esperti, accademici e osservatori del think tank che compie vent’anni, il presidente russo ha sfoderato il tradizionale arsenale di invettive contro l’Occidente, ma si è mostrato più cauto del solito, dichiaratamente attento nella scelta delle parole e dei concetti: “i nostri avversari” per indicare gli americani, un teorico nulla osta all’adesione ucraina all’Unione europea, perchè “non è un blocco militare” e “se vogliono, facciano pure”. Parlando della guerra in Ucraina il capo dello Stato russo ha ripetuto due volte che “non è una questione di territorio, ma di sicurezza”. Il problema è la Nato, che definisce “innazitutto uno strumento di politica estera degli Stati Uniti” e che considera “inaccettabile” presenza alle frontiere della Russia.

Il tema scelto per il meeting annuale del Valdai era “una multipolarità equa: come assicurare sicurezza e sviluppo per tutti”, argomento discusso per tre giorni da partecipanti giunti da 42 Paesi, per la maggior parte da Asia, Medio Oriente, Africa. La geografia del club di dibattito internazionale, nato come piattaforma di confronto con l’Occidente, è cambiata negli anni gradualmente, e definitivamente dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022. Così Putin ha riservato una parte del suo discorso introduttivo a quel ‘non-Occidente’ sensibile alle ragioni e al risentimento putiniano: “ci dicono che bisogna vivere seguendo le regole, ma quali regole? Chi credete di essere?”, ha esclamato, elencando poi sei principi guida dell’azione russa sulla scena internazionale, da “un mondo senza barriere” alla “parità di diritti, perchè nessuno è più disposto a sottomettersi”.

L’Occidente, Stati Uniti ed Europa descritta come “satellite” americano, restano però i principali destinatari delle stoccate putiniane. E anche di apparenti aperture.

“Se negli Stati Uniti osserviamo ancora una crescita economica del 2,4% del Pil rispetto al periodo precedente, in Europa la situazione è molto peggiore”, ha argomentato, “c’è stagnazione, con una crescita dello 0,5%, e solo grazie ai paesi del Sud, Italia e Spagna, lievemente avanzate grazie all’immobiliare e al settore turistico”. Anche per questo non c’è da stupirsi, ha lanciato, se in Germania cresce l’estrema destra: “non lo capite? Continuerà a crescere, è evidente”. Invece in Russia le sanzioni e lo sforzo bellico hanno velocizzato “un cambiamento strutturale” dell’economia, “uno sviluppo su nuove basi, trainato dal settore militare ma non solo”.

Sul sabotaggio del Nord Stream il leader del Cremlino ha consigliato di “non chiedersi chi è stato, ma a chi serve”, puntando il dito contro gli Stati Uniti che ora vendono gnl all’Europa. Ma una linea del gasdotto sottomarino tra Russia e Germania è ancora intatta, ha fatto notare, e “possono essere forniti 27,5 miliardi di metri cubi verso l’Europa. Deve decidere il governo tedesco, altro non serve”. Negli stessi minuti Berlino prometteva all’Ucraina un nuovo sistema Patriot.

Il leader russo ha poi spiegato di non essere andato al summit dei Brics e del G20 “per non creare problemi agli amici” di altri Paesi che organizzavano i vertici e perchè “c’è abbastanza da fare a casa”. Ma la presidenza Brics l’anno prossimo sarà della Russia e Putin mette in chiaro che al gruppo fresco di allargamento “non serve una valuta unica”, ma un nuovo sistema per le transazioni finanziarie che eviti il dollaro. Quanto al G20, “policitizzarlo equivale a liquidarlo”.

Con la Cina “la Russia accrescerà il livello di cooperazione, compreso il settore della sicurezza”. Mentre con l’Europa, “non siamo stati noi a sbattere la porta. Noi non chiudiamo finestre o porte, ma non ci stracceremo le vesti” per recuperare un rapporto a suo avviso distrutto a causa “della perdita di sovranità europea”. Tutti messaggi per l’Occidente, a cui riserva anche un’apparente rassicurazione: “non c’è motivo di cambiare la dottrina per l’uso dell’arma nuclare”, contrariamente a quanto proposto da esponenti ultra-nazionalisti, che vorrebbero sul piatto la nucleare tattica come deterrente e viatico per la fine del conflitto in Ucraina e d’altronde. D’altronde “nessuna persona sana di mente e con una memoria chiara penserebbe di usare armi nucleari contro la Russia”.

Kiev senza aiuti occidentali “non durerebbe una settimana” e “sì, tentano di fare qualcosa, di produrre un po’ di droni, ma servono risorse per sostenere la popolazione, sono 19,5 milioni, ma anche 19 milioni sono da nutrire”. Quindi in quella che definisce “la cosiddetta guerra in Ucraina”, la Russia “con tranquillità perseguirà i suoi obiettivi”. Nessun possibile compromesso in vista. Come va ripetendo il ministro degli Esteri Sergey Lavrov: “si deciderà sul campo di battaglia”.

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