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VIBO VALENTIA – DI certo il vescovo non immaginava che le sue parole contro l’aborto avrebbero suscitato un vespaio, in caso contrario molto probabilmente non le avrebbe pronunciate o quanto meno, non lo avrebbe fatto in quel contesto, è cioè durante la messa solenne per la festa della Madonna del Rosario. Domenica scorsa, chiesa del Rosario, messa celebrata dal vescovo Attilio Nostro. Durante l’omelia, il presule ha diffusamente invitato ad evitare la mercificazione delle feste religiose. Difatti, come gli stessi fedeli (con commenti di vario segno) hanno potuto notare, quest’anno è stata la prima volta che la festa non è accompagnata dalle tradizionali bancarelle e dal concerto musicale serale.
Questo il commento di Franco Tigani, già consigliere comunale e provinciale, esponente politico di primo piano di FdI, che, sul suo profilo Fb, dando voce a tanti altri fedeli, non nasconde il suo apprezzamento: «Sono rimasto favorevolmente colpito dai contenuti dell’omelia del nostro vescovo, che ho seguito con attenzione, soprattutto nella parte in cui ha voluto nettamente distinguere il momento religioso delle varie ricorrenze dalla mercificazione commerciale e ludica legata alle stesse, vietandone il perpetuarsi».
Avviandosi a concludere la celebrazione, prima della benedizione solenne il presule, come di solito in tutte le parrocchie, ha dato alcuni avvisi ai fedeli. A farlo veramente sobbalzare, («in termini positivi», precisa Tigani) è stato il pubblico e ripetuto invito ai fedeli a firmare, presso l’apposito banchetto allestito davanti alla chiesa da un’associazione autorizzata a ciò dal vescovo (come da prassi), a sostegno della proposta parlamentare anti aborto di rendere obbligatoria, per i medici dei consultori, la pratica di fare ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne in procinto di abortire. Evidente l’intento: farle recedere dalla loro decisione.
Apprezzamento per l’iniziativa è giunto anche dal sindaco Maria Limardo, intervenuta prima della benedizione. «Uscendo dalla chiesa – prosegue Tigani – ho subito firmato, assieme a decine e decine di altre persone. Quella proposta è infatti un’iniziativa forte, identitaria, netta, che la nostra parte politica (FdI, ndr), attraverso la ministra Eugenia Roccella, sostiene da sempre».
Tutto tranquillo, dunque? Nient’affatto perché, accanto ai consensi per le parole del vescovo, al cronista sono giunte anche le proteste di chi ha espressamente criticato questo suo modo di agire. Non viene certamente messa in discussione la sua libertà di esprimersi a favore dei valori fondanti della religione cattolica, uno dei quali è certamente la difesa della vita del feto. Parlare dunque contro l’aborto, legge dello Stato dal 1978, è un diritto della Chiesa, che difatti, dall’umile parroco di campagna allo stesso Papa, si è sempre schierata contro l’aborto. Le critiche riguardano dunque altro, soprattutto due aspetti: «Innanzi tutto il contesto – attacca Domenico F., che si definisce cattolico ma anche “laico” – Quell’invito, pubblico e reiterato, è avvenuto durante la celebrazione della messa, un momento religioso che mal si presta all’invito a mobilitarsi contro una legge dello Stato. Mi è sembrato insomma di rivivere la “guerra di religione” scatenata a suo tempo dalla Chiesa contro la legge 194. La seconda obiezione riguarda il fatto che, così facendo, il vescovo ha politicizzato la sua azione pastorale, ha affiancato cioè, non credo volontariamente ma oggettivamente sì, la campagna di FdI, il partito della premier Meloni. Sono sicuro che non era questa la sua intenzione ma questo è quello che io ad altri abbiamo percepito. E questo non va bene».
Non si sbottona, al riguardo Pino Mirabello, storico priore del Rosario, nessuna dichiarazione anche se s’intuisce la sua approvazione. Chi invece dice chiaramente la sua è Giovanni Di Bartolo, segretario provinciale del Pd, che parte da una premessa: «Da sempre la chiesa è schierata a difesa dei suoi valori, ed è legittimo dunque che anche il vescovo Nostro lo faccia. Appare però quanto meno inopportuno che ciò sia avvenuto durante la messa, un momento squisitamente religioso. Nemmeno Papa Francesco, a quanto mi risulta, ha mai fatto nulla del genere nelle sue celebrazioni». La difesa della legge sull’autodeterminazione della donna, aggiunge Di Bartolo, è uno dei cardini fondativi del Partito Democratico: «Occorre continuare a garantire alle donne la massima libertà di autodeterminazione sul proprio corpo e, anzi, credo sia importante lavorare per rendere effettiva la legge 194».
E lui, il vescovo? Non ci è stato possibile contattarlo via telefono ma dall’ambiente della curia filtra una certa irritazione, si contesta infatti che l’invito del vescovo ad andare a firmare per la proposta anti aborto sia stato pronunciato durante l’omelia, ex cathedra insomma: quelle parole sono state pronunciate ormai al termine della messa. Una differenza, si fa notare, non di poco conto. Ma certamente le reazioni all’episodio non si fermeranno qui.
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