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Roma, 3 ott. (askanews) – “L’Europa non si sta occupando di questo esodo biblico, non considera più i confini italiani come confini europei” e la conseguenza di questa situazione è che “l’Italia sta diventando il ventre molle dell’Europa e pian piano ne diventeremo anche il campo profughi”. Lo dice il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in un colloquio con il quotidiano La Stampa.

“Abbiamo l’imbarazzo – sostiene – di avere un’Europa totalmente assente, latitante, che non si sta minimamente occupando del problema. In Europa abbiamo votato e voluto Schengen, ora non vedo per quale motivo alcuni Paesi devono chiudere le frontiere. E questa è la prova provata di un altro aspetto: i ricollocamenti dei cittadini immigrati che arrivano in Italia non hanno nessuna efficacia a livello europeo, si contano sulle dita di una mano”.

Altro tema caldo, i Cpr, che alcuni presidenti di Regione non vogliono sul loro territorio. Per Zaia “il Cpr è un anello della filiera dell’immigrazione ma non dipende dalle Regioni. Sembra che l’obiettivo nazionale sia di averne uno per Regione. Stiamo parlando di una detenzione amministrativa di un massi- mo di 18 mesi volta al rimpatrio. Non c’entra nulla con l’arrivo dei migranti nel territorio italiano”. Dal suo punto di vista il problema sono i rimpatri: “L’Italia riesce a farne tra i 3500 e i 4000 l’anno. Considerando che quest’anno avremo più o meno 200 mila arrivi e circa l’8% avrà lo status di rifugiato, valutando anche le altre forme di protezione arriviamo al 30% del totale, questo significa che 140 mila migranti devono tornare a casa: con i numeri attuali è come svuotare il mare con un secchio”.

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