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Il consigliere regionale Ferdinando Laghi

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Al via il Catasto regionale e i criteri di indirizzo ai Comuni: «Antenne, Calabria ora all’avanguardia», Ferdinando Laghi spiega la nuova legge regionale sull’elettromagnetismo

«BUONGIORNO consigliere, un attimo solo, metto gli auricolari…».
«È un’ottima abitudine, soprattutto se sono quelli con il filo…».
Ferdinando Laghi, consigliere regionale e medico, si occupa da 25 anni di problemi salute-ambiente correlati. Nel 2019 è stato eletto a Vienna presidente dell’International Society of Doctors for the Environment, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente, riconosciuta da Oms e Onu. In Calabria, o nel resto d’Italia, là dove c’è un allarme per la salute della popolazione – innescata dall’intervento sull’ambiente – lui c’è.

Fernando Laghi, l’elettromagnetismo e il Catasto regionale della Calabria

Tre le tematiche a cui si è dedicato in particolare: smaltimento dei rifiuti, produzione di energia da combustione ed esposizione a campi elettromagnetici. Che si tratti di contesti ‘casalinghi’ – l’uso dello smartphone, citato in apertura – o di comunità, come nel caso delle stazioni di telefonia.

Alla sua prima consiliatura, ha sottoscritto finora 16 proposte di legge, undici delle quali come primo o unico firmatario. Alcune già diventate leggi, come quella che disciplina l’uso della cannabis a fini terapeutici e, fresco di voto in Consiglio regionale, il testo che detta regole in materia di impianti radioelettrici. Un testo depositato, in prima stesura, a febbraio e divenuto poi proposta a doppia firma con Pasqualina Straface, consigliera di Forza Italia, che aveva presentato a breve distanza da Laghi un disegno sullo stesso tema.

ELETTROMAGNETISMO, IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA APPROVA IL CATASTO

Passata dalla quarta e dalla seconda commissione, la proposta è stata approvata lunedì da tutto il Consiglio regionale (con l’astensione del Pd, ne parleremo più avanti). Il testo finale, assicura Laghi, rappresenta oggi «la normativa più avanzata d’Italia in questo campo». Se altre Regioni volessero disciplinare la materia o adeguare leggi già adottate «potrebbero ispirarsi alla nostra, che è frutto di un lungo lavoro e che si è avvalsa della consulenza dei tecnici migliori d’Italia».

Consigliere Laghi, raccontiamo periodicamente il braccio di ferro tra popolazioni e aziende, popolazioni ed enti locali, ogni volta che compare un’antenna da installare. Cosa cambierà con le nuove norme?

«Negli anni i governi, e le lobby, hanno spostato la responsabilità programmatica dei territori dagli enti locali allo Stato. Se negli anni ’90, quindi, era possibile porre dei vincoli nel Prg, a discrezione dei consigli comunali, oggi non è così. Il potere decisionale, insomma, è passato dai Comuni allo Stato. E quando i Comuni vogliono intervenire, capita che facciano fatica a trovare le giuste competenze tecniche per stendere un regolamento inattaccabile. Basta una parola fuori posto, per innescare un contenzioso che vedrà l’ente soccombere. Oltre al danno, la beffa. La disciplina regionale che abbiamo introdotto ha l’obiettivo di armonizzare le esigenze di sviluppo tecnologico e la tutela della salute delle persone. Perché su un punto dobbiamo essere chiari: che i campi elettromagnetici siano pericolosi lo stabilisce l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Iarc) di Lione, che li ha classificati come potenzialmente cancerogeni per l’uomo».

La legge regionale offre insomma un ‘cappello’ all’azione regolativa dei Comuni?

«Offre ai Comuni uno strumento di programmazione studiato per evitare facili ricorsi. O almeno ricorsi dal destino segnato. Il punto è che noi non possiamo vietare l’installazione di impianti: non è nelle nostre competenze. Quello che però abbiamo fatto è stato fissare una serie di punti che consentiranno ai Comuni di minimizzare l’impatto sulle popolazioni e metteranno ordine in quello che finora è stato un far west».

Elettromagnetismo e Catasto regionale della Calabria, ci spieghi meglio.

«Innanzitutto diamo attuazione a una proposta normativa che era rimasta finora lettera morta. Mi riferisco al Catasto regionale delle stazioni radiobase (previsto dal 2001, istituito dalla Regione Calabria lo scorso anno, ndr), che ora avrà attuazione. Abbiamo previsto l’obbligo per i gestori degli impianti di trasmettere al Comune competente e all’Arpacal i dati tecnici e localizzativi delle antenne, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, e le eventuali modifiche. Nell’arco di un anno, massimo due, avremo finalmente una mappatura precisa»

Ci si affida però alla solerzia e alla collaborazione delle imprese in questo modo.

«Se non ottemperano incorrono in una sanzione (da 2mila a 20mila euro, ndr). Altre soluzioni – ad esempio affidare ad Arpacal l’onere di mappare tutte le stazioni – non erano fattibili, diciamolo con chiarezza. L’Arpacal è sotto organico, gli impianti in Calabria sono sterminati. E del resto la mancata attuazione finora della norma che aveva istituito il catasto era dovuta proprio alla complessità del lavoro richiesto».

La legge prevede poi che i Comuni definiscano una mappa per la localizzazione degli impianti. E voi assegnate i criteri localizzativi.

«Sì, in particolare prevediamo che vengano posti in via prioritaria su edifici o aree di proprietà pubblica e che nella localizzazione si ottemperi al criterio di minimizzazione delle esposizioni della popolazione, rispetto a siti sensibili come ospedali, scuole, parchi».

La legge ha avuto il voto della maggioranza, del M5s, del gruppo misto, oltre al suo. Il Pd si è astenuto e la cosa non è passata inosservata. Cos’è successo?

«È successa una cosa che mi ha particolarmente stupito, devo dire. Io siedo in consiglio regionale con un approccio unico, direi, originale. Lavoro 10 ore al giorno, studio, approfondisco non per rispondere a esigenze di parte, ma per rispettare il mandato dei calabresi. Le mie decisioni le ho sempre prese nell’interesse dei calabresi. E la legge a cui ho lavorato è una legge tecnica, investe un tema su cui studio da 25 anni e ha visto la collaborazione dei migliori tecnici del Paese. Oggettivamente è una legge che va incontro alle esigenze delle comunità, tanti sindaci mi hanno già chiamato.
Ecco perché, come ho detto in aula, le obiezioni dei colleghi del Pd possono essere collegate o a una scarsa conoscenza dell’argomento o a una lettura superficiale. Fermo restando che il testo è passato due volte in commissione sanità e poi in quella bilancio e nessuna osservazione è stata formulata in quelle sedi. In aula invece un elenco di cinque o sei rilievi, ai quali ho risposto punto per punto. Mi si contestava ad esempio l’assenza nella legge degli elettrodotti: beh, non devono starci in una norma simile, perché sono infrastrutture a frequenza ridotta, altra cosa rispetto alla telefonia mobile.
O ancora si obiettava il mancato coinvolgimento dell’Asp, ma qui non aveva ruolo, si norma la localizzazione degli impianti. Se poi vogliamo introdurre regimi assembleari che alla fine non danno risultati… Guardi, questa legge era la migliore possibile. Mi sarei aspettato, dopo la mia risposta alle perplessità avanzate, che il consenso finale dell’aula fosse unanime. Il Pd, invece, ha incomprensibilmente confermato l’astensione. Un voto che in un caso come questo per me è pari a un voto contrario. Ribadisco, il Consiglio regionale deve legiferare nell’interesse dei calabresi, non in base alle appartenenze. Credo che il Pd in aula su questa legge abbia perso un’occasione».

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