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Giuseppe Giuliano

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Muore in ospedale a Vibo il noto imprenditore di Ricadi Giuseppe Giuliano (77 anni) i familiari denunciano «gravi carenze» e scatta l’inchiesta

VIBO VALENTIA – «È un momento difficile per la nostra famiglia e la nostra squadra. Abbiamo preso questa decisi di non aprire da oggi l’attività con grande rispetto per la nostra perdita. Vi ringraziamo per il vostro supporto e comprensione. Grazie per essere stati con noi».

Poche parole, quelle che la famiglia Giuliano affida ai social pubblicandole sul profilo Facebook dell’attività di famiglia. Il motivo risiede nella perdita di Giuseppe Giuliano, storico imprenditore locale nel campo della ristorazione. L’uomo è venuto a mancare l’altra sera. Adesso i suoi congiunti hanno sporto denuncia ai carabinieri che hanno acquisito la cartella clinica del paziente che al momento del decesso si trovava in ospedale a Vibo dopo avervi fatto ingresso qualche ora prima. A stabilire le cause della morte sarà dunque un medico legale che la Procura ordinaria dovrà nominare.

MUORE IN OSPEDALE A VIBO, SCATTA L’INCHIESTA SUL DECESSO DI GIUSEPPE GIULIANO

Giuseppe Giuliano era il capo di un nucleo che non solo ha proseguito la tradizione di famiglia ma lo ha anche migliorato nella qualità, dando lustro all’hotel La Bussola, sito a San Nicolò di Ricadi, e creando un Sushi restaurant tra i più rinomati non solo della provincia.

Giovedì mattina, l’uomo, che qualche anno addietro aveva superato addirittura un tumore grazie alle terapie svolte all’ospedale Niguarda di Milano, aveva iniziato ad avvertire dei fastidi che col passare delle ore erano diventati più forti. A raccontare quelle fasi è il figlio Fabrizio ricordando che “abbiamo dovuto attendere per diverso tempo l’ambulanza, ma siamo stati in coda, e pertanto abbiamo deciso di portare nostro padre in ospedale con l’auto”.

Presso il pronto soccorso del nosocomio di Vibo, il 77enne è giunto intorno alle 15 ma per due ore “non gli è stato fatto alcun esame dell’emocromo, che è la prima cosa per capire la possibile patologia della quale era affetto. Lo hanno solo messo su una barella, attaccandogli una flebo e sistemandolo in una sala con l’aria condizionata a 18 gradi, al punto che dopo un po’ ci ha contattati per portargli qualcosa per coprirsi”.

LA FAMIGLIA INCALZA I MEDICI PER DIVERSE ORE

La moglie di Giuliano, per come racconta ancora il figlio, avrebbe incalzato i medici, da dietro la vetrina dell’accettazione “dove è dovuta restare insieme a noi per via dei protocolli covid”, in quanto “aveva capito che si trattava di una infezione in atto poiché mio padre aveva un vistoso rossore alla gamba e un marcato abbassamento della pressione. Ma dopo ben due ore dal suo arrivo in ospedale non avevamo notizie sulle condizioni né, gli hanno fatto un emocromo e probabilmente nemmeno una Tac”.

Le ore passavano fino al tragico epilogo quando verso le 19 un medico “si è recato da noi comunicandoci il decesso”. Inutile aggiungere l’incredulità e la rabbia dei congiunti dell’imprenditore che nel frattempo avevano chiamato i carabinieri i quali una volta constatata la morte dell’uomo hanno raccolto le prime testimonianze e proceduto al sequestro della cartella clinica per poi formalizzare la denuncia.

“Morire in questo modo, dopo tutto quello che mio padre ha superato, non si può accettarlo – afferma ancora Fabrizio – A dispetto dell’età era un tipo dinamico. Negli anni ’70 arrivato a Capo Vaticano iniziando ad operare nell’ambito della ristorazione e non si era più fermato, ma oggi ha dovuto farlo in circostanze che devono essere chiarite perché è entrato in pronto soccorso per una infezione e ne uscirà coperto da un lenzuolo. Ecco perché vogliamo che si chiarisca se ci sono state negligenze. Perdere così un genitore fa tanto male”, ha concluso.

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