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Giancarlo Giorgetti

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4 minuti per la lettura

Due le ipotesi in campo per il taglio Irpef, I vantaggi maggiori (meno tasse) per i redditi compresi fra i 25mila e i 50mila euro all’anno

Non ci sarà solo il taglio del cuneo fiscale. Fra i capitoli “blindati” della prossima Legge di Stabilità c’è anche l’avvio del primo modulo della riforma fiscale, con l’accorpamento delle aliquote Irpef e la detassazione dei tredicesime, premi di produttività e straordinari.

I dettagli dell’intervento sulle imposte si conosceranno solo fra un mese, quando il governo scoprirà i numeri della prossima manovra economica e si capiranno le somme effettivamente a disposizione da destinare alla riforma del fisco. Con una avvertenza molto netta: le copertura dovranno essere “strutturali” e non una tantum. Cioè, per essere ancora più precisi, non si potranno utilizzare, ad esempio, le risorse (circa 2,5 miliardi) che il Tesoro pensa di portare a casa con la tassa sugli extra-profitti degli istituti bancari.

Occorrerà trovare fonti di finanziamento “sicure” e non soggette alla variabile del tempo. Per questo, ad esempio, si sta pensando di intervenire sulle cosiddette “tax expenditures” la valanga di oltre 620 sconti fiscali che costano all’erario ogni anno oltre 130 miliardi di euro. Potrebbero arrivare proprio da uno “sfoltimento” di queste norme i 5-6 miliardi necessari per ridurre da 4 a 3 le aliquote Irpef.

In particolare, le ipotesi sul tappeto sono due, una più costosa, che potrebbe anche superare i 6 miliardi di costo e l’altra più contenuta che prevede un finanziamento di circa 3-4 miliardi di euro.

TAGLIO DELL’IRPEF, MENO TASSE MA NON PER TUTTI

Andiamo con ordine. Attualmente, le aliquote in vigore sono quattro, così come è stato previsto dalla Legge di Bilancio del 2022: 23%, per i redditi fino a 15.000 euro, 25%, da 15.000,01 a 28.000 euro, 35% fino a 50.000 euro e 43% oltre questa soglia. L’ipotesi più accreditata è di portare l’aliquota più bassa fino ai 28mila euro, far scattare l’Irpef al 35% dai 28mila euro ai 50mila euro e lasciare invariato lo scaglione più alto.

Secondo le simulazioni, i maggiori risparmi sarebbero concentrati nella fascia fra i 20 e i 35mila euro, con un calo delle imposte fra 100 e 260 euro. L’altra strada, più dispendiosa (costerebbe circa 10 miliardi di euro) prevede il mantenimento della soglia del 23% fino a 15mila euro e uno scaglione del 27% per i redditi da 15 e 50mila euro. Anche in questo caso non ci sarebbero cambiamenti per l’aliquota più alta.

La riforma dell’Irpef dovrà tenere conto di altri fattori come la composizione del nucleo familiare, un tema particolarmente caro alla premier, la presenza di disabili o la permanenza in una casa dove sono stati eseguiti lavori di efficientamento energetico, voci che potrebbero generare risparmi ulteriori in fase di dichiarazione dei redditi. Ma non basta. Nel pacchetto fiscale della manovra potrebbero rientrare anche le tredicesime, con la riduzione dell’aliquota Irpef dal 23 al 15% e con un risparmio medio per dipendente di 80 euro. Sotto i riflettori anche la tassazione sui premi di produttività: l’ultima legge di bilancio aveva già ridotto l’aliquota dal 10 al 5% entro il limite dei 3mila euro.

ALL’ATTENZIONE DEL GOVERNO NON SOLO IL TAGLIO DELL’IRPEF: NON MENO PREOCCUPANTE DELLE TASSE E LA SITUAZIONE DELLE ACCISE

Non ci sono solo le tasse sul tavolo dell’esecutivo. L’impennata del prezzo della benzina delle ultime settimane ha fatto già scattare l’allarme a Palazzo Chigi. Resta escluso il taglio delle accise così come deciso dal governo Draghi. Molto più probabile l’introduzione di un bonus (fino a 150 euro) legato al reddito. L’agevolazione potrebbe essere finanziata con l’extra-gettito dell’Iva (circa 2 miliardi) dovuto proprio all’incremento del prezzi alla pompa.
Resta ancora aperto il capitolo delle pensioni minime.

Ieri, Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia, ha rilanciato l’ipotesi di portare a termine l’obiettivo dei mille euro entro fine legislatura. “C’è un accordo di principio con le altre forze di Governo per dare un ulteriore incremento per il 2024. Saranno fondamentali la congiuntura e l’andamento economico dell’Europa e lo vedremo con chiarezza con i prossimi dati Eurostat sull’UE e sull’Italia”.

FARO PUNTATO ANCHE SULLE POLITICHE DELLA FAMIGLIA

Altro piatto forte del governo, le politiche per la famiglia. Ieri la ministra Eugenia Roccella, intervenendo agli “Stati generali della Basilicata” ha confermato le agevolazioni per il secondo figlio e per i nuclei familiari più numerosi. ”Questo governo, attraverso l’aiuto economico e sociale, vuole creare le condizioni di facilitazione per chi desidera i figli. Finalmente il tema della famiglia della natalità è tornato al centro del dibattito”. Il vicepremier, Antonio Tajani, insiste invece sulla detassazione degli straordinari per i medici ospedalieri con l’obiettivo di ridurre le liste di attesa. “Serve una maggiore presenza anche al di fuori dell’orario normale di medici e infermieri”, ha spiegato i leader di Forza Italia.

Sul piede di guerra, infine, il leader della Cgil, Maurizio Landini, che non esclude lo sciopero generale “qualora le proposte avanzate dai sindacati sui contratti e sulle pensioni in vista della prossima manovra finanziaria non dovessero essere prese in considerazione dal governo” .


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