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Giorgia Meloni

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Abbiamo scoperchiato il pentolone con cui zitti zitti si continua a tagliare il Sud dicendo no ai due grandi hub con la scusa che c’è la strozzatura di Sulmona per cui hai il gas naturale liquido, ma non hai poi il tubo per portarlo alla dorsale produttiva del Nord. Ora la Snam scrive al nostro giornale che farà l’investimento in Abruzzo e il ministro non ha più alibi. Ce ne è abbastanza per un intervento diretto della Meloni che lo porti al ravvedimento operoso esercitando i poteri della politica e/o quelli dell’azionariato pubblico con i soggetti preposti.

Abbiamo scoperchiato il pentolone inconfessabile attraverso il quale zitti zitti si voleva continuare a tagliare il Sud negando la strategicità ai due grandi hub energetici di Gioia Tauro e Porto Empedocle con la scusa che c’era la strozzatura di Sulmona per cui hai il gas naturale liquido che riempi con le navi, ma non hai poi il tubo per portarlo fino alla dorsale produttiva del Nord. Quasi, peraltro, che il Sud industriale stesso, da solo ottava potenza manifattura europea, non esista affatto. Ora la Snam è dovuta uscire allo scoperto e ha scritto al nostro giornale che investirà 2,5 miliardi sulla linea adriatica, uno dei quali a Sulmona, in Abruzzo, mentre continuavamo a vedere su altri giornali cartine degli investimenti della stessa Snam passati e futuri dove il Sud era solo un grande punto bianco.

Qui ovviamente non si tratta affatto di fare un favore al Sud che non è più periferia ma centro del mondo capovolto, che dipende appunto dal nuovo asse strategico Sud-Nord, quanto piuttosto di dotare in fretta il Paese intero, come la Spagna, di un sistema di rigassificatori che assicurino da soli l’indipendenza energetica dell’Italia. Si tratta di garantire quei margini di certezza che l’auspicata, preziosa e decisiva maxi crescita di batterie e di energie rinnovabili non potrebbe comunque assicurare in tutte le fasi e dare, per di più, un contributo alla stabilità dei prezzi garantendo allo stesso Paese più concorrenti di qualità rispetto ai contratti take or pay magrebini con l’Eni che li prendi e li paghi comunque, a volte anche se non dovessi usarli e a volte anche con prezzi aumentati.

D’altro canto, perfino storicamente, se ci si rivolse prima agli arabi e poi ai russi fu proprio perché molti di questi venditori si erano rivelati inaffidabili. Per cui va benissimo aprire in grande stile agli algerini e a altri ancora, per la diversificazione delle fonti che è la chiave di tutto, fondamentale il disegno di portare sviluppo e bandire atteggiamenti predatori sull’altra sponda, ma costruire un mercato energetico interno all’altezza partendo dal Sud italiano, che è il Nord del nuovo mondo, rappresenta oggi un punto di forza irrinunciabile.

Non può il governo Meloni dire un giorno sì e l’altro pure che il Piano Mattei e l’idea guida di uno sviluppo alla pari con il Nord Africa passano attraverso il grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo che è il Mezzogiorno, parole sacrosante sostenute in modo totale da questo giornale, e rimanere zitto e muto davanti a un ministro come Pichetto Fratin che teorizza come se nulla fosse che siccome le imprese sono al Nord e non al Sud bisogna buttare centinaia di milioni in navi rigassificatrici al Nord itineranti da una costa all’altra in balìa degli umori ambientalisti della politica e non tenere invece conto dell’investimento nell’allargamento del tubo che consentirebbe alla manifattura italiana e tedesca di usufruire di flussi stabili e duraturi di gas da Gioia Tauro e da Porto Empedocle in posizione di maggiore sicurezza e a prezzi più competitivi.

Al contrario, bisogna premere perché questo investimento sia la priorità assoluta di Snam come la scelta sacrosanta operata dal ministro Fitto di inserire quest’opera nel Repower Eu all’interno del nuovo Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) dimostra in modo inequivocabile.

Ma davvero con questo silenzio inquietante si vuole dare credito a chi sostiene nemmeno più a voce bassa che il ministro Pichetto Fratin è allineato alle posizioni di consulenti che continuano a battere sulla bassa domanda industriale del Sud e su chi ritiene indispensabile mettere algerini e poteri autocratici davanti al tesoro dei sedici miliardi di metri cubi di stoccaggio di gas di Gioia Tauro e alla forza strategica di Porto Empedocle dove l’Enel ha già investito tanto e può entrare in funzione nei primi mesi del 2024 fino al punto di non volere che i due hub del Sud vengano inseriti nell’elenco di quelli strategici come assolutamente giusto e doveroso?

Possibile che un ministro della Repubblica italiana escluda a priori davanti a questi gruppi energetici e finanziari in mano a poteri autocratici, che con i nostri soldi comprano armi e calciatori, di dare la possibilità all’Italia magari in futuro di potere trattare per abbassare i prezzi visto che abbiamo solidi concorrenti in casa che possono darci meglio di loro quello che da loro pietiamo legandoci mani e piedi per vent’anni? Ma qualcuno prima o poi riuscirà a dirlo che ancora compriamo gas sottobanco dai russi anche se in misura più modesta?

Il signor No e carta canta

Parliamoci chiaro perché qui carta canta e i nomi o ci sono o non ci sono e i via libera fino a 4 o 16 miliardi di metri cubi di gas, c’è una bella differenza, o ci sono o non ci sono. Vogliamo dirlo ora prima che a settembre sia reso pubblico il piano del ministero perché a quel punto nessuno potrà più negare che interessi miopi sono venuti prima di quelli italiani e una simile operazione senza l’avallo di Palazzo Chigi è impossibile oltre che lesiva della crescita futura del Paese.

A quel punto non si tratterà più del signor No Pichetto Fratin da tutti apertamente indicato come il “ministro del Nord armato contro il Sud” per distruggere il futuro industriale del Nord senza neppure saperlo, ma saremmo davanti a qualcosa di molto più grave e imbarazzante perché noi, non altri, avremo impedito quegli investimenti in Calabria e in Sicilia che sono strategici per il futuro produttivo della stessa Europa del Nord che guarda ormai al Sud d’Italia come alla sua unica ancora di salvezza negli approvvigionamenti energetici e per la nuova crescita aggiuntiva possibile.

Giorgia Meloni deve assolutamente mettere subito in riga Pichetto Fratin e obbligarlo alla piena coerenza con la scelta strategica infrastrutturale operata dal suo stesso governo con il Repower Eu che ha voluto il collegamento delle fonti energetiche dell’intero Mezzogiorno continentale e insulare con la dorsale produttiva del Nord e chiarire a tutti che questi rigassificatori sicuri e non galleggianti del Sud sono la prima e unica garanzia assoluta della nostra indipendenza energetica come Paese e la base per il progetto di espansione che è il grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo.

Su questi punti vitali non sono ammessi giochetti o compromessi. Una leader politica che ha saputo conquistare un posto di rilievo in Europa deve spendere il suo peso specifico in queste partite come in quelle delle posizioni di vertice europee dalle quali l’Italia, a partire dalla Bei che si salda a filo doppio con Mediterraneo e transizione ecologica, non può rimanere esclusa.

Con scelte così contraddittorie che agiscono in modo smaccato contro quello che si dichiara di volere fare, davvero davvero Fratelli d’Italia crede di potere ancora raccogliere voti nel Sud? Offenderemmo l’intelligenza politica della premier, da tutti riconosciuta, se solo lo pensassimo. Piuttosto la domanda che ci viene da porci, ma la Regione Sicilia ha o non ha un presidente? A noi risulta che sia stato eletto e sia nel pieno dei suoi poteri Renato Schifani, ma non lo abbiamo sentito profferire parola davanti a scelte così gravi e così miopi attribuite a Pichetto Fratin che ledono in modo irrecuperabile il capitale energetico e industriale della sua regione. Riuscirà a dire qualche parola o meglio a fare qualche atto scritto che tuteli l’interesse comune dei suoi territori e del Paese o ritiene che esiste un bilancio pubblico infinito che possa soddisfare senza tregua ogni genere di esigenza o prebenda?

Il messaggio dell’Europa e chi non vuole capire

Se Pichetto Fratin ritiene così marginale il Mezzogiorno italiano che l’Europa ha messo al centro del programma di debito comune e per il quale in Italia arrivano tanti soldi, sarebbe bene che chi indirettamente ne beneficia cominci ad abbassare la bolletta che pagano cittadini e imprese del Sud visto che fino ad ora i prezzi non cambiano tra un territorio e l’altro. L’Europa ci chiede di restringere il divario tra Sud e Nord e il mondo capovolto che si muove sulla direttrice Sud-Nord fa del nostro Mezzogiorno il motore del nuovo mondo. Europa, storia e geografia ci ordinano di fare grandi progetti infrastrutturali qui, di contesto ferroviario e di rottura della discontinuità territoriale come il Ponte sullo Stretto, e ancora prima per dare sicurezza energetica all’Italia, ma c’è chi ancora nella politica e in una parte del sistema produttivo sembra non volere vedere le grandi opportunità del Sud italiano.

È ovvio che oggi nel Nord del Paese si concentra la maggiore domanda industriale di energia, ma bisogna almeno capire che se la Baviera chiede al Sud italiano di soddisfarla forse sarebbe bene che si accomodasse prima il Nord produttivo italiano che sta facendo così bene di suo su tutti i mercati e che senza i rigassificatori e l’energia da marea, vento e sole delle regioni meridionali non ce la può fare ad andare avanti.

Non sono ammessi giochetti

Invece, che fa l’ineffabile Pichetto Fratin? Gioca le sue carte sulla nave rigassificatrice ormeggiata ai margini del porto di Piombino (Livorno) ovviamente solo per tre anni perché il sindaco di Fratelli d’Italia ha dato lo sfratto anticipato in direzione di Savona-Genova o sul progetto gemello per Ravenna. Ipotizza altri interventi sempre nel Nord intasato e lascia dolosamente che i due grandi rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle restino congelati perché non c’è domanda e la concorrenza interna non piace agli stranieri. Viceversa il punto è che affinché scatti questa gara a investire serve soprattutto una cosa: l’interesse del Governo italiano nel garantire la riuscita dell’investimento con la collocazione di Gioia Tauro e Porto Empedocle tra gli hub strategici con priorità assoluta.

Il punto è che, passata la frenesia energetica di un anno fa, sbagliando i calcoli, il Governo possa sottovalutare questa scelta. Pichetto Fratin deve rientrare immediatamente nei ranghi. Ce ne è davvero tanto per un intervento risolutivo diretto della Meloni che lo porti al ravvedimento operoso immediato esercitando i poteri della politica e/o quelli dell’azionariato pubblico con i soggetti preposti. Altrimenti si proceda velocemente ad accompagnarlo alla porta. Su Gioia Tauro e Porto Empedocle non sono ammessi giochetti come sul grande tesoro di fonti energetiche rinnovabili del Mezzogiorno. Giocare con il capitale del futuro del Paese e del Piano Mattei è puro masochismo.


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