Eman
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Il concerto a San Lorenzo Bellizzi sarà in acustica, cioè ovvero senza amplificatori, senza strumenti elettronici. Solo con gli strumenti nudi e crudi. Come mai questa scelta?
- 2 La ricercatezza tra ciò che vuoi dire e come lo vuoi dire è una sua cifra stilistica. In tale chiave le parole sono un elemento fondamentale della sua arte.
- 3 Hai un grandissimo seguito tra i più giovani. Rietine che si sia creato un filo diretto di comunicazione tra di lei e loro?
- 4 Le sue canzoni hanno molteplici piani di lettura/ascolto. Questo è uno degli elementi che spesso viene messo in risalto da suoi fan.
- 5 Qual è il rapporto di Eman con la Calabria?
- 6 Eman prova solo amore per la Calabria?
- 7 Eman, per i giovani cantanti che partono dalla Calabria ci sono meno, più o le stesse opportunità di chi vive altrove?
- 8 Ma quali sono le tue “origini segrete”? Come ha iniziato?
- 9 Sono completamente cambiate le dinamiche? Più forma che sostanza?
- 10 A cosa stai lavorando?
Il calabrese Eman torna in Calabria per esibirsi a San Lorenzo Bellizzi, nell’intervista al Quotidiano rivela: «La Calabria una terra straordinaria»
Eman, pseudonimo di Emanuele Aceto, catanzarese d’origine, è uno dei cantautori calabresi più amati dai giovani appassionati di musica urban e non solo. Questa sera, sabato 26 agosto 2023, nell’ambito del Festival Exit – Deviazioni in Arte e Musica – Le Notte belli a Bellizzi, Eman si esibirà in un concerto acustico al tramonto, nel borgo ospitale di San Lorenzo Bellizzi.
Il concerto a San Lorenzo Bellizzi sarà in acustica, cioè ovvero senza amplificatori, senza strumenti elettronici. Solo con gli strumenti nudi e crudi. Come mai questa scelta?
“Sono molto affezionato ai concerti acustici perché concretizzano una situazione molto intima. Si ha il tempo di recepire le parole e quello che vogliono dire. A livello comunicativo è bello denso”.
La ricercatezza tra ciò che vuoi dire e come lo vuoi dire è una sua cifra stilistica. In tale chiave le parole sono un elemento fondamentale della sua arte.
Assolutamente. Giocare con le parole, con la nostra lingua, con il ritmo è complesso, ma io ci sto molto dietro, stando attento a ciò che voglio raccontare. Può sembrare strano affrontare l’urban con un piglio cantautoriale, però è ciò che mi diverte. La parola, in questo contesto, diventa fondamentale.
Hai un grandissimo seguito tra i più giovani. Rietine che si sia creato un filo diretto di comunicazione tra di lei e loro?
C’è sicuramente questo filo diretto. È innegabile che si sia creato un certo divario con altre generazioni. La situazione è complessa. Non so se può essere letta come una critica ma io credo che l’impoverimento culturale a subirlo siano sempre i giovanissimi. Quindi il modo di comunicare deve essere affine a quell’età. Per farlo dovrei inserire ogni due o tre parole una di inglese, per fare un esempio, ma sono scelte che non mi interessano. Ciò che mi piace invece è che spesso e volentieri il mio messaggio viene percepito e capito proprio dai giovanissimi, che me lo scrivono, dicendo che trovano nei miei brani elementi che non trovano in altri. Ciò mi rende felice.
Le sue canzoni hanno molteplici piani di lettura/ascolto. Questo è uno degli elementi che spesso viene messo in risalto da suoi fan.
Il fine della musica è quello di comunicare qualcosa, al di là delle dinamiche. Sono convinto che se hai la possibilità di dire alcune cose, devi dirle.
Qual è il rapporto di Eman con la Calabria?
Con la Calabria ho un rapporto di amore infinito.
Eman prova solo amore per la Calabria?
Quando c’è l’amore, non è possibile che non ci sia anche un po’ di odio dietro. La Calabria è una terra così bella e così complicata, così complessa, piena di dinamiche interne, che sarebbe assurdo fare finta che sia tutto bellissimo e perfetto. Ma anche nella sua tragedia vedo sempre questa bellezza. Quando la guarda penso sempre che sia un luogo tanto splendido da meritare di essere ogni giorno valorizzato e salvaguardato.
Eman, per i giovani cantanti che partono dalla Calabria ci sono meno, più o le stesse opportunità di chi vive altrove?
Il percorso è complicato, soprattutto in merito al mantenimento della propria territorialità. Quando ho cominciato mi consigliavano di perdere un po’ della mia “calabresità”.
Ma quali sono le tue “origini segrete”? Come ha iniziato?
Ho iniziato come si dovrebbe iniziare sempre: sono partito dai localini, dai palchi piccolissimi, dalle situazioni più assurde. Devo fare un’analisi: all’epoca i social erano diversi. Quando sono partito io c’era My Space, che si concentrava sulla musica. Anche con Facebook si poteva diventare virali. Oggi la viralità funziona diversamente. Si diventa virali se qualcuno decide che si deve diventare virali. Che il pubblico sia libero di scegliere i suoi brani è un concetto che anche il pubblico ha capito non essere tanto vero. Oggi sei non finisci nelle playlist, di Spotify, sostanzialmente non esisti.
Sono completamente cambiate le dinamiche? Più forma che sostanza?
Devi occuparti più del personaggio che della musica, una cosa triste a mio avviso. Ma oggi se ti vesti da uccello argentato può darsi che tu faccia strada, e se invece fai un pezzo bellissimo, magari no. Io dico ogni volta che non è l’epoca del talento, ma di qualcos’altro. Ma non solo nell’ambito della musica.
A cosa stai lavorando?
Due progetti. Uno è la continuazione di ciò che avevamo finito con l’EP che è uscito ad aprile scorso, (Distratto ndr), una raccolta di opere nate nel periodo covid, dal contenuto più “estivo”. Ora stiamo lavorando sui brani più cantautoriali e più complessi, la cui uscita è sempre più complessa. Oggi c’è coraggio a fare le cose estremamente semplici e banali, piuttosto di cose più complesse. Un brano come “Amen” oggi avrebbe più difficoltà a farsi notare. È un po’ la contraddizione del periodo. L’altro progetto è territoriale ma se di esso mantengo il massimo riservo!
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