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Roma, 25 ago. (askanews) – L’accesso al Canale di Panama, passaggio per le navi mercantili tra l’Atlantico e il Pacifico, sarà ridotto per un anno a causa della mancanza di pioggia, conseguenza del cambiamento climatico e del fenomeno El Niño. Dal 30 luglio, il numero di imbarcazioni autorizzate ogni giorno è diminuito da 40 a 32, e il loro pescaggio (l’altezza della parte sommersa dell’imbarcazione) è stato ridotto a 44 piedi (13,4 metri).
“Oggi prevediamo di estendere queste misure per un anno, a meno che a settembre, ottobre e novembre non cadano forti piogge nel bacino idrografico del canale e riempiano i laghi”, ha detto all’AFP Ilya Espino, assistente amministratore del canale. Questo annuncio dovrebbe consentire ai clienti del canale di “pianificare” meglio i loro passaggi futuri, ha aggiunto.
Le restrizioni hanno infatti avuto una conseguenza spettacolare: ingorghi di navi, in attesa, su entrambi i lati del canale, di poterlo attraversare. Giovedì erano 130, numero salito a 160 nel mese di agosto. I tempi di attesa sono saliti alle stelle: prima dai tre ai cinque giorni, si è arrivati ??a 19 giorni per tornare agli 11 di oggi. “Gestiamo facilmente una coda di 90 navi” ma “130 o 140 no, questo ci crea problemi e causa ritardi”, riconosce Ilya Espino.
La crisi ha addirittura spinto il presidente colombiano Gustavo Petro a credere che il canale fosse chiuso, cosa che il suo omologo panamense ha smentito. “Abbiamo restrizioni a Panama come abbiamo avuto prima, ma il canale non è chiuso, non è vero”, ha detto mercoledì Laurentino Cortizo.
Lungo 80 chilometri, il canale offre un accesso diretto tra il Mar dei Caraibi e l’Oceano Pacifico, che permette di aggirare il continente sudamericano. Da esso passa il 6% del commercio marittimo mondiale: i principali paesi che lo utilizzano sono Stati Uniti, Cina e Giappone. L’acqua piovana è attualmente essenziale per spostare le navi attraverso le chiuse (fino a 26 metri sul livello del mare), in modo che possano attraversare la catena montuosa continentale dell’istmo.
Per ogni barca è necessario scaricare circa 200 milioni di litri di acqua dolce, che il canale ricava da uno spartiacque formato dai laghi Gatún e Alajuela. Non solo questo bacino soffre attualmente la mancanza di piogge, ma deve continuare a poter fornire acqua potabile alla metà dei 4,2 milioni di abitanti del Paese. Questa situazione spinge i responsabili del canale a realizzare studi per trovare nuove fonti d’acqua.
“Dobbiamo trovare soluzioni per poter continuare a essere un canale primario del commercio internazionale. Se non ci adattiamo, moriremo”, ha recentemente affermato l’amministratore del canale Ricaurte Vásquez. Per il momento, la riduzione del pescaggio si traduce in una diminuzione della capacità di carico di ciascuna nave, e quindi degli introiti che Panama ricava dal pagamento dei pedaggi da parte delle navi portacontainer.
Per il 2024, la Canal Authority prevede che il numero di tonnellate di merci che passeranno attraverso l’istmo sarà “meno di 500 milioni”, rispetto ai 518 milioni del 2022. Si tratta di un calo delle entrate previsto di circa 200 milioni di dollari, sul totale il fatturato dei pedaggi che lo scorso anno aveva superato i 3 miliardi di dollari.
“È una situazione che durerà un anno, quindi non penso che possa essere peggiore di quella che abbiamo vissuto durante la pandemia di Covid-19”, ha insistito Ilya Espino.
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