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Roma, 24 ago. (askanews) – Dopo oltre 100 giorni di sciopero a Hollywood, il sindacato degli sceneggiatori ha rifiutato una prima offerta di compromesso degli studios, ritenuta piena di “lacune” e “omissioni”.
L’incontro di martedì sera tra gli straordinari sceneggiatori di Hollywood e i grandi capi di Disney, Universal, Warner Bros e Netflix, ha dato vita a un nuovo dialogo tra sordi per questo settore paralizzato da un movimento di protesta storico, ha annunciato il sindacato (WGA).
Dopo tre mesi di silenzio radiofonico e dopo lo sciopero degli attori a metà luglio, sceneggiatori e studi cinematografici hanno ripreso le trattative all’inizio di agosto. Nonostante una nuova offerta da parte dei datori di lavoro per migliorare le condizioni salariali e di lavoro e per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale, i colloqui sono ancora in fase di stallo.
L’incontro di martedì sera è stato “un sermone sulla qualità della loro unica controproposta”, ha affermato la WGA in un comunicato. “Non è stato un incontro per raggiungere un accordo. È stato un incontro per farci cedere”. La presenza dei grandi capi Bob Iger (Disney), Donna Langley (Universal Pictures), Ted Sarandos (Netflix) e David Zaslav (Warner Bros) non è bastata a ripristinare un dialogo di qualità.
Hollywood non conosceva uno sciopero simultaneo di attori e sceneggiatori dal 1960. Questo doppio movimento sociale costa ogni giorno al settore milioni di dollari. Ma per la WGA, la controproposta degli studios è piena di “lacune” e “omissioni” e non è all’altezza delle “minacce esistenziali” che l’industria deve affrontare.
“Siamo arrivati al tavolo delle trattative con un’offerta che risponde alle preoccupazioni prioritarie espresse dagli sceneggiatori”, ha detto Carol Lombardini, presidente dell’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi (AMPTP), che rappresenta i datori di lavoro. “Siamo profondamente impegnati a porre fine allo sciopero e speriamo che la WGA lavori per raggiungere lo stesso obiettivo”, ha aggiunto.
L’AMPTP ha presentato alla stampa gli elementi della sua nuova offerta. Gli studi e le piattaforme propongono in particolare di aumentare del 13% lo stipendio minimo degli sceneggiatori nell’arco di tre anni, e di condividere con il sindacato le ore di visione dei programmi trasmessi in streaming. I dati sul pubblico finora sono confidenziali.
La condivisione dei ricavi legati allo streaming resta il nerbo della guerra: proprio come gli attori, gli sceneggiatori vogliono poter guadagnare molto di più quando un loro film o una serie ha successo su una piattaforma, invece di ricevere un compenso forfettario indipendentemente dal fatto che la popolarità del programma. Ma gli studios propongono solo di ristrutturare questo sistema di compensazione “in futuro”.
In termini di intelligenza artificiale, le major offrono agli sceneggiatori la possibilità di rielaborare script inizialmente generati da un’intelligenza artificiale, pur essendo considerati l’unico autore di quest’opera e quindi senza essere pagati di meno. D’altro canto, tacciono sulla possibilità di addestrare un’intelligenza artificiale per lavorare su script esistenti, una linea rossa per la WGA.
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