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Carmen Scieuzo (foto da facebook)

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Nell’articolo scientifico «Nature Scientific Reports» anche il contributo della Scieuzo, vincitrice 2016 della prima borsa di studio post lauream “Fondo Futuro Unibas” destinata a studenti meritevoli affetti da gravi patologie

POTENZA – La rivista scientifica internazionale “Nature Scientific Reports” ha pubblicato un articolo scientifico intitolato The multifunctional polydnavirus TnBVANK1 protein: impact on host apoptotic pathway” Salvia et al 2017 Sep 18;7(1):11775. doi: 10.1038/s41598-017-11939-x, realizzato dal gruppo di ricerca della prof.ssa Patrizia Falabella in collaborazione con il prof. Aurelio Bufo, entrambi afferenti al Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi della Basilicata. 

Tra gli autori del lavoro la dott.ssa Carmen Scieuzo vincitrice della prima borsa di studio post lauream “Fondo Futuro Unibas”, edizione 2016, destinata a studenti meritevoli affetti da gravi patologie (Carmen è affetta da fibrosi cistica). Grazie al “Fondo Futuro Unibas”, la dott.ssa Scieuzo ha potuto collaborare alle attività di ricerca che hanno portato alla pubblicazione su una rivista di notevole impatto scientifico quale Nature-Scientific Reports, permettendole di fare i primi passi nella ricerca scientifica ad un livello di vera eccellenza.

Lo studio analizza il ruolo di una proteina di origine virale, TnBVank1, nella morte cellulare programmata (apoptosi) con l’obiettivo di studiare i meccanismi cellulari che regolano questo processo. In particolare, è stato dimostrato che la proteina virale interagisce con un’altra proteina, Alix/AIP1, ed il complesso così formato induce l’apoptosi. L’induzione della morte cellulare è stata verificata sia mediante trasfezione in vitro, su cellule di insetto, sia in vivo, su larve di lepidottero, ed entrambi gli esperimenti hanno permesso di dimostrare che TnBVank1 è coinvolto in tale processo. Questo studio è di notevole importanza perché è stata messa a punto una tecnica di trasfezione in vivo di un gene esogeno nelle cellule di in un organismo vivente consentendo di studiare il ruolo della proteina codificata dal gene trasfettato. Negli insetti, sebbene filogeneticamente distanti dai mammiferi, importanti vie metaboliche sono conservate, come mostrano i recenti avanzamenti nelle conoscenze biochimiche e genetiche. Pertanto appare promettente l’impiego di insetti come sistemi modello da poter adoperare per una migliore comprensione di differenti pathway biochimici spesso connessi a patologie nell’uomo. Inoltre, l’utilizzo di modelli non mammiferi è una valida alternativa alla sperimentazione animale classica: la possibilità di studiare vie metaboliche complesse, paragonabili a quelli di organismi superiori, in organismi relativamente semplici, facilita la comprensione di tali meccanismi, i quali possono essere poi trasposti e comparati con quelli di cellule di mammifero. 

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