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Il luogo dell'omicidio

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C’è stato un vertice in Dda per il caso dell’omicidio di Francesco Pagliuso, l’avvocato lametino ucciso nel cortile di casa, martedì scorso. La novità è che l’inchiesta sarà coordinata dal procuratore vicario di Catanzaro, Giovanni Bombardieri.

CATANZARO – C’è stato un vertice in Dda per risolvere il caso dell’omicidio di Francesco Pagliuso, l’avvocato lametino ucciso nel cortile di casa, martedì scorso, intorno alla 22,30 (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO). La novità scaturita dalla riunione è che l’inchiesta sarà personalmente coordinata dal procuratore vicario di Catanzaro, Giovanni Bombardieri.

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha interrotto le ferie d’agosto appositamente per coordinare l’incontro fra magistrati e investigatori.

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Negli uffici della direzione distrettuale antimafia erano presenti pure l’aggiunto, Giovanni Bombardieri, e il pm di Lamezia Terme, Marta Agostini, di turno al momento dell’agguato mortale. Come anticipato nei giorni scorsi, dato il forte sospetto che dietro l’assassinio ci sia una decisione della criminalità organizzata, sarà la Dda a gestire le indagini sul delitto.

Si è trattato di un assassinio che ha direttamente toccato e scosso gli apparati che amministrano la Giustizia.

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Il penalista ucciso era, infatti, il segretario della Camera penale di Lamezia Terme, nonché difensore di diversi esponenti delle cosche, imputati e indiziati in diversi processi e maxi-operazioni della procura antimafia di Catanzaro. Per questo il procuratore Gratteri ha deciso di dare un segnale forte, affidando l’inchiesta al suo vicario.

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La riunione fra pubblici ministeri e carabinieri è durata oltre un’ora. Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto della situazione, seguito da uno scambio informativo fra il pm di Lamezia ed i magistrati catanzaresi. Valutando i primi elementi investigativi, non si può dire, salvo colpi di scena, che sarà un’indagine semplice e di breve durata. La pista al momento privilegiata è quella che indirizza i sospetti verso i clan lametini, ma rimangono aperte anche altre possibilità. Il sospetto, in assenza di indizi specifici, è però generico.

Gli accertamenti e le verifiche, quindi, procederanno a 360 gradi. Anzitutto, sono state acquisite o sono in via di acquisizione, tutte le immagini di quella sera (ma anche delle ore e dei giorni precedenti) registrate dalle telecamere esterne all’area dell’abitazione del penalista assassinato e presenti nell’intero quartiere cittadino: il delitto pare sia stato accuratamente pianificato, il che lascia supporre che a precedenti sopralluoghi del colpevole o dei colpevoli, prima dell’entrata in azione. Certamente le telecamere della casa dell’avvocato, quella sera, hanno immortalato la sagoma del killer e solo la sua. Ma non si esclude che anche altri possano aver avuto un ruolo nell’omicidio.

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Ci sono alcuni dettagli che fanno ipotizzare il ruolo di almeno un complice nella trama delittuosa. Elementi utili, inoltre, potrebbero arrivare da tutta una serie di intercettazioni in atto da mesi a Lamezia, dove la Dda sta portando avanti alcune inchieste ancora coperte da segreto: se effettivamente l’omicidio è maturato nell’ambito delle consorterie mafiose della città, allora c’è la speranza di trovare e ascoltare qualche dialogo interessante per far luce sull’assassinio.

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