I docenti Roberti e De Gaetano insieme a Toni Servillo all'Unical
4 minuti per la letturaIl mandato del Comitato tecnico scientifico è scaduto alcune settimane fa e il rettore Crisci per ora ha avocato a sé e al direttore generale la gestione del Cams
RENDE (COSENZA) – «I docenti Dams e del Dipartimento di Studi Umanistici sono stati estromessi dal Comitato Tecnico Scientifico del Cams – Centro Arti Musica e Spettacolo e del Teatro Auditorium Unical, e con loro sono state estromesse le competenze specifiche d’ateneo nell’ambito dello spettacolo. Tre anni di lavoro e di progetti andati in fumo».
È quanto si legge sulla pagina Facebook del corso di laurea in Dams, che ha reso nota così la lettera di dissenso trasmessa al rettore, al CdA e al Senato dai membri del comitato tecnico scientifico: il direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, Raffaele Perrelli, e i professori Roberto De Gaetano, Bruno Roberti e Carlo Fanelli.
Il mandato del Comitato tecnico scientifico è scaduto alcune settimane fa e il rettore Crisci, durante la seduta del Consiglio d’amministrazione dello scorso 13 settembre, ha comunicato al CdA che in attesa delle nuove nomine avrebbe avocato a sé e al direttore generale la gestione del Cams «con la collaborazione del personale tecnico del Centro». La notizia, si legge nella lettera, «non è stata preceduta da alcuna comunicazione preventiva al Cts uscente e al presidente».
Gli ex membri del Comitato lo hanno scoperto dalla lettura del resoconto del CdA. Nella lettera si lamenta innanzitutto un vulnus procedurale. Scaduto il mandato del Cams, che è un centro di servizio comune, il rettore – scrivono Perrelli e i colleghi – avrebbe dovuto per tempo prevedere all’ordine del giorno del Senato e poi del CdA la nomina del nuovo comitato: «L’assunzione nella propria persona di questa responsabilità lede innanzitutto le prerogative dei due organi collegiali dell’Ateneo, che non sono stati coinvolti». In più, centralizzare la gestione del Cams, si argomenta più avanti, viola il regolamento d’ateneo anche sotto un altro aspetto: ovvero non garantisce la collegialità «espressa per vincolo normativo dai comitati». Non sfugge, d’altra parte, che la lettera arriva da un dipartimento – quello di Studi Umanistici – da tempo in contrasto con l’attuale governance. Lo strappo tra Raffaele Perrelli e Gino Crisci sanciva proprio un anno fa la crisi della “maggioranza” che aveva sostenuto l’ex preside di Scienze alle elezioni del 2013. «La decisione rettorale – si legge – non appare esente dal sospetto di conflitto di interessi, per lo meno di natura contrastiva, dal momento che il Consiglio del Dipartimento di Studi umanistici ha espresso spesso posizioni critiche nei confronti del rettore, posizioni rappresentate più volte dal direttore di dipartimento, anch’egli membro del Cts del Cams».
Comitato, peraltro, che risulterebbe l’unico – tra quelli giunti a scadenza e non rinnovati – a non essere stato prorogato. La decisione del rettore sarebbe poi priva «di motivazioni che non siano quelle di una generica “esigenza di migliorare l’organizzazione dell’intero apparato tecnico e amministrativo del Cams”». Eppure «mancano segnalazioni di ogni forma di doglianza del rettore» rispetto all’operato del Cts, mentre sono «numerose» le dichiarazioni di apprezzamento.
C’è poi «la sostanza». «Come si può immaginare di governare una struttura come il Teatro Auditorium Unical (con in più due cinema pronti all’inaugurazione), senza le competenze scientifico-culturali necessarie che solo il corpo docente di pertinenza disciplinare può garantire? – chiedono – Come si può immaginare di guidare quell’enorme struttura attraverso le sole competenze tecnico-organizzative che sono, per ragioni evidenti, non adeguate a progettare, guidare e governare un Centro complesso come il Cams?».
Su questi punti insiste anche il professor De Gaetano, raggiunto telefonicamente. «Non c’è una prospettiva dietro questa decisione. Non è stato costruito uno scenario di sviluppo. Programmare una stagione non significa mettere in fila dei titoli, ma definire un progetto. Il cartellone del Tau è fatto di laboratori e di occasioni di formazione» dice De Gaetano. Tanto per citarne una, la collaborazione con Teatri Uniti. «Senza una connessione con l’attività di didattica e di ricerca – continua – si svuota la struttura». De Gaetano la considera una “ritorsione”? «No, non voglio crederlo. Credo sia un errore complessivo e mi auguro che il rettore torni sui propri passi». Mercoledì, intanto, si rialza il sipario del Tau. In scena “Il caso della famiglia Coleman”, anteprima della nuova stagione teatrale già programmata dal comitato uscente.
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