Un momento dei funerali di Rosario Curcio
3 minuti per la letturaPETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Sono arrivate le dimissioni dell’assessora Maria Berardi, la cui partecipazione ai funerali di Rosario Curcio, uno dei sicari di Lea Garofalo, la testimone di giustizia strangolata, bruciata e i cui resti furono gettati in un tombino, aveva fatto tanto discutere. Sono arrivate le dimissioni irrevocabili dalle cariche di assessora e consigliera, con restituzione al sindaco, Simone Saporito, delle deleghe alle frazioni, alle attività produttive e ai cimiteri.
«Non è stata una decisione facile – scrive in una lettera al primo cittadino e al consiglio comunale, che si riunirà oggi – anzi, la passione per la politica ed il lavoro quotidiano al servizio di tutti, specie gli ultimi della comunità e i cittadini della frazione Camellino in cui sono nata e vivo, mi spingerebbe a continuare. Ma non accetto che la mia partecipazione ai funerali, a titolo personale e per portare le condoglianze a mia nuora Francesca Curcio (fidanzata da 14 anni con mio figlio Francesco e cresciuta in casa come una figlia, sempre presente, soprattutto nei momenti più brutti, ragazza perbene e figlia di persone incensurate), possano in qualche modo contribuire a minare la serenità dell’amministrazione, di qualche altro assessore o la loro reputazione, da qui la scelta delle dimissioni».
Insomma, una scelta personale, non una condivisione dell’amministrazione, quella che l’ha portata a prendere parte ai funerali di Curcio che, oltre ad essere stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’uccisione di Lea, è nipote omonimo di colui che, stando alle sentenze, è il reggente della cosca di ‘ndrangheta di Petilia Policastro. Berardi sottolinea l’incensuratezza degli stretti congiunti del defunto, suicidatosi nel carcere di Milano Opera, e che la sua partecipazione al funerale è stata «esclusivamente a titolo di mamma e suocera, a titolo personale e non istituzionale», e tiene a precisare anche che, da assessora, ha fatto affiggere manifesti di cordoglio per tutti i defunti della frazione tranne che in occasione di questo funerale. «Non ho mai avuto problemi con la giustizia, nessun carico pendente e nessun casellario giudiziario macchiato. Lo stesso vale per la mia famiglia, i miei figli, i miei fratelli ed i miei genitori, gente abituata a vivere col sudore della propria fonte, con la legalità che ha rappresentato fonte di vita». Berardi chiede «umilmente scusa» se ha «ferito la sensibilità del sindaco e della comunità». Tanto più che ciò che l’ha indotta a scendere in campo nell’agone della politica è stata «la purezza del sindaco e la voglia di giustizia e legalità». E la «addolora il fatto che proprio sulla legalità si sia venuta a creare questa situazione» ma auspica che il suo “sacrificio” possa servire al sindaco e all’«intera comunità di Petilia» a «dimostrare ancora una volta con i fatti ed a testa alta che siamo, per la stragrande maggioranza, un popolo di gente per bene che crede nella legalità e collabora con le forze dell’ordine».
Come si ricorderà, avevano suscitato clamore i manifesti funebri con cui l’amministrazione comunale esprimeva cordoglio alla famiglia Curcio (LEGGI LA NOTIZIA DELLA MORTE DI CURCIO). Saporito ha ammesso (LEGGI) che è stato compiuto un errore e che non erano “opportuni” quei manifesti, anche se la prassi adottata sin dal suo insediamento, nell’ottobre 2021, era quella di far affiggere messaggi di condoglianze per tutti i defunti del luogo. Un automatismo, insomma, e non un’iniziativa ad hoc. Ieri, su sua richiesta, il sindaco è stato risentito dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per ulteriori chiarimenti. E oggi in Consiglio illustrerà nei dettagli la sua posizione e quella della sua Giunta. Durante la seduta sarà ratificata la surroga di Berardi a cui subentrerà il primo dei non eletti, Romolo Rizzuti.
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