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È la rivoluzione culturale che serve al Paese per patrimonializzare il momento d’oro della sua economia. Non puoi vivere, per capirci, in un Paese dove esplode il turismo e non puoi permetterti di dare un po’ di licenze di taxi nuove perché una piccola corporazione ha paura di perdere qualche soldo quando guadagnerebbe di più e lavorerebbe meglio. È troppo chiedere uno sforzo collettivo per contribuire a attuare le riforme del Pnrr e a concentrare gli investimenti produttivi dove vanno concentrati? A non dimenticarsi di Gioia Tauro, Porto Empedocle e Porto Torres che sono le capitali energetiche del nuovo Nord europeo che è il Sud italiano? Per una volta la politica prepari l’opinione pubblica a sfruttare il momento d’oro invece di salire sul teatrino mediatico dove ha tutto da perdere.

Avvertenza ai naviganti della bottega mediatico-politica italiana con il loro ossessivo vocabolario parolaio. Non è più tempo di ripetere il solito teatrino dell’estate che non si sa poi più come chiudere a settembre quando si va a sbattere con il muso prima sui numeri della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) e poi con le scelte obbligate della legge di bilancio. Viviamo incredibilmente una stagione d’oro della nostra economia che ci pone molto avanti a Germania e Francia e dopo un’eternità tutte le informazioni statistiche ci comunicano che dal 2020 a oggi il Mezzogiorno fa meglio del Nord del Paese come crescita di prodotto interno lordo (Pil) e di nuova occupazione, ovviamente in termini relativi.

Viviamo questo momento unico che dura da tre anni smentendo tutte le cassandre di turno in un contesto globale segnato da una nuova globalizzazione di origine pandemica che ha cambiato le direttrici di sviluppo e accorciato le catene della logistica e da un problema non domato di inflazione che è figlio della guerra mondiale delle materie prime scatenata dai carri armati russi di Putin in Ucraina. Visto che siamo stati capaci di fare tutto ciò in un contesto così complicato invidiati nel mondo e derisi in Italia, è troppo chiedere al teatrino permanente mediatico- politico di casa nostra di uscire per una volta dalla tela della catastrofe e fare uno sforzo collettivo per contribuire a attuare le riforme del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e a concentrare gli investimenti produttivi dove vanno concentrati?

È troppo chiedere di preparare l’opinione pubblica a affrontare temi seri che cambiano in meglio la vita delle persone invece di perdere tempo a lavorare di fantasia su flat tax e amenità varie tutte fuori dal contesto della realtà? È possibile o no almeno provare a educare l’opinione pubblica a vedere e giudicare i fatti per quello che sono e prendere così coscienza che in questo Paese da circa tre anni si fanno cose serie che producono risultati importanti e che per continuare a farle bisogna costruire almeno su questi punti un consenso generalizzato? Non puoi vivere, per capirci, in un Paese dove esplode il turismo e tu non puoi permetterti di fare un po’ di licenze di taxi nuove perché una piccola corporazione ha paura di perdere qualche soldo quando invece guadagnerebbe di più e lavorerebbe meglio.

Non puoi avere così tante difficoltà a sbloccare una discussione seria sul salario minimo perché la destra non vuole far finta che su questo tema vinca la sinistra quando c’è realmente un problema di salario povero e bisogna solo mettersi d’accordo su come è meglio affrontarlo invece che negarlo. Si tratta di capire che cosa mettere in campo e di come collegarsi alla contrattazione collettiva e di tenere insieme tutti i pezzi, non di dire che la soluzione è il taglio sacrosanto del cuneo fiscale che riguarda però un’altra platea di cittadini.

Ècosì difficile rendersi conto che siccome sta cominciando una nuova fase di sviluppo è fondamentale fare partecipare allo sviluppo un’area di imprese e popolazione la più estesa possibile e che tutto ciò riguarda soprattutto il Sud italiano che storia e geografia hanno peraltro designato come nuovo Nord europeo? Così come non è nemmeno concepibile di ipotizzare che si continui a parlare da mattina a sera di Piano Mattei e poi, quasi senza accorgersene arriva un Pichetto Fratin qualsiasi e pensa di escludere Gioia Tauro, Porto Empedocle e Porto Torres dai siti strategici per i nuovi rigassificatori e i nuovi hub energetici.

Oppure lascia in lista d’attesa gli investitori nazionali e internazionali che vogliono realizzare grandi progetti nell’eolico off-shore proprio nel Mezzogiorno. Non si può pensare che si continua a non affrontare il problema della sanità ignorando perfino che elevare il livello dei servizi sanitari portandolo a un tasso di funzionamento più diffuso genera di sicuro più consenso elettorale di promettere impossibili tagli fiscali che si realizzano alla fine o come minuscoli una tantum o sotto forma di mini-condoni mascherati. Per una volta la politica prepari l’opinione pubblica a sfruttare il momento d’oro della sua economia invece di salire sul teatrino mediatico del nulla dove ha tutto da perdere.


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Francesco Ridolfi

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