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A trainare l’export Marche (+82%), Sardegna (+61,8%) e Sicilia (+56%) ma a causa del Gas il bilancio 2022 dell’interscambio commerciale chiude in deficit

Nel 2022 l’Italia ha importato molte più merci (+36,4%) di quante ne abbia esportato (+20%) determinando così un deficit della bilancia commerciale in valore di 30,7 miliardi di euro. Nel 2021, invece, il saldo commerciale era stato positivo per 40,3 miliardi. A contribuire al disavanzo, ma c’era da aspettarselo, è stata soprattutto la componente energetica a causa del forte rincaro dei valori medi unitari dei prodotti e, in particolare, del gas naturale a causa dalla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, del boomerang di sanzioni e ritorsioni tra Occidente e Mosca.

Al netto dell’import di gas, il saldo commerciale registra un avanzo di 80,6 miliardi contro 88,7 miliardi del 2021. Sono queste alcune delle evidenze più significative dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, giunto alla XXV edizione, frutto della collaborazione tra l’Istat e l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane diffuso ieri.

L’incremento in valore dei flussi con l’estero riflette un’analoga crescita dei valori medi unitari, con una dinamica dei volumi pressoché stazionaria (+0,1% per l’import e -0,1% per l’export).

INTERSCAMBIO COMMERCIALE, NEL 2022 IL BILANCIO È IN DEFICIT

Nel 2022 la quota di mercato del nostro Paese sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve flessione (a 2,65%, da 2,79% nel 2021) La quota sull’export mondiale è diminuita in misura più accentuata in alcune aree geografiche, in particolare Altri Paesi africani (da 1,56% a 1,20%), Ue (da 4,94% a 4,64%), Paesi europei non Ue (da 5,07% a 4,83%), Asia Centrale (da 1,63% a 1,42%) e Oceania e altri territori (da 1,98% a 1,77%). Al contrario, è aumentata per Africa settentrionale (da 6,06% a 6,23%) e America settentrionale (da 1,89% a 1,97%).

Nel 2022 i flussi con l’estero di servizi registrano aumenti molto ampi (+38,5% per l’export, +35,4% per l’import). Nel 2022, dopo il rimbalzo del 2021, gli investimenti all’estero sono scesi a 8,5 miliardi. Quelli esteri in Italia, invece, salgono a 29,2 miliardi dai 16,1 miliardi del 2021. La Germania si conferma il principale mercato di sbocco con una quota del 12,4% dell’export. Stati Uniti e Francia si collocano al secondo e al terzo posto con quote pari, rispettivamente, al 10,4% e al 10%; seguono Spagna (5,1%), Svizzera (5,0%) e Regno Unito (4,4%).

IL NODO DEI PRODOTTI ENERGETICI

Con riguardo ai raggruppamenti principali di industrie, il deficit nell’interscambio di prodotti energetici è più che raddoppiato, da -48,4 miliardi del 2021 a -111,3 miliardi del 2022, a causa dell’eccezionale aumento dei valori medi unitari all’import (+120,5%). Si amplia notevolmente anche il deficit nell’interscambio di beni intermedi (-21,8 miliardi, da -6 miliardi nel 2021). Per beni strumentali e beni di consumo durevoli si registrano incrementi dei saldi positivi (rispettivamente +4,9 miliardi per i primi e +2,7 miliardi per i secondi) mentre per beni di consumo non durevoli l’avanzo nell’interscambio è identico a quello del 2021.

Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si annoverano i materiali da costruzione in terracotta (22,89%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,18%); prodotti da forno e farinacei (13,12%); pietre tagliate, modellate e finite (12,04%); prodotti vegetali di bosco non legnosi (10,38%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,08%); articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (9,70%) e navi e imbarcazioni (9,43%).

Rispetto al 2021 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per prodotti vegetali di bosco non legnosi (da 8,23% a 10,38%) e navi e imbarcazioni (da 7,32% a 9,43%); i cali più ampi riguardano materiali da costruzione in terracotta (da 24,46% a 22,89%) e cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte (da 14,44% a 13,18%).

IL BILANCIO 2022 DELL’INTERSCAMBIO COMMERCIALE NELLE VARIE REGIONI

La crescita in valore dell’export nel 2022 interessa tutte le regioni, a eccezione del Molise (-12,1%); gli incrementi maggiori riguardano Marche (+82%), Sardegna (+61,8%) e Sicilia (+56%), quelli più contenuti Basilicata (+0,4%) e Abruzzo (+2,1%).

L’aumento delle esportazioni è molto sostenuto per l’Italia insulare (+58%), intorno alla media nazionale (+20%) per l’Italia centrale (+23,4%) e il Nord-Ovest (+19,6%), più contenuto per il Nord-Est (+16,0%) e il Sud (+15,4%).
La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord, da cui proviene l’87,9% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 10,6%.

Nel 2022, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26%; seguono Emilia-Romagna (13,5%), Veneto (13,1%), Piemonte (9,4%) e Toscana (8,8%). Rispetto al 2021, l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per le ripartizioni dell’Italia insulare (da 3,1% a 4,1%) e dell’Italia centrale (da 18% a 18,5%) mentre si riduce per quella Nord-orientale (da 33,1% a 32,1%), meridionale (da 6,8% a 6,5%) e Nord-occidentale (da 37,4% a 37,3%).


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