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Veniva nascosta in un’officina nel pressi della statale 106 la droga che sarebbe poi stata rivenduta in Calabria
CROTONE – Sarebbe stato l’isolitano Santo Vittimberga il capo promotore e organizzatore di una delle due associazioni a delinquere sgominata dai carabinieri e dalla Dda di Catanzaro con l’operazione Honey-Black Eagle. Il 51enne già noto alle forze dell’ordine avrebbe curato direttamente i rifornimenti all’ingrosso di eroina anche presso i narcotrafficanti albanesi Bardhyl Shaba e Adrian Habibi, avrebbe costituito una rete di pusher che approvvigionava minuziosamente le piazze di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Catanzaro e avrebbe instaurato stabili rapporti con i catanzaresi Enzo Costantino e Salvatore Folino che avrebbero destinato la droga a gruppi rom i quali successivamente ne avrebbero curato lo spaccio al minuto.
Ma il ruolo degli indagati crotonesi emergerebbe, secondo la ricostruzione dei pm Antimafia Deborah Rizza e Domenico assumma avallata dal gip distrettuale Gilda Romano, anche nell’altra presunta associazione a delinquere che, mediante corrieri, gestiva partite di droga che dall’Albania arrivavano al porto di Bari e da qui venivano stoccate in depositi principalmente a Crotone e Catanzaro.
L’officina sulla statale 106 dove veniva tagliata la droga
A Crotone, in particolare, Pasqualino Trusciglio, finito in carcere, insieme al fratello Francesco, non raggiunto da misura cautelare, avrebbero messo a disposizione dei narcotrafficanti albanesi la loro autocarrozzeria dove tagliavano e confezionavano la droga con l’utilizzo di una pressa artigianale.
Pasqualino Trusciglio si sarebbe anche occupato della rivendita della droga a Crotone dove i corrieri dell’organizzazione attivi sarebbero stati diversi; si consideri che gli indagati sono in tutto 78 anche se soltanto 14 persone sono state arrestate. In particolare, a svelare che la droga sarebbe stata nascosta sottoterra a Crotone nei pressi di un’autocarrozzeria sarebbe stato l’albanese Samuel Muca, che ha fatto una serie di dichiarazioni ai carabinieri svelando il suo canale di rifornimento in Turchia.
Sì, viene dalla Turchia buona parte della droga che si consuma in Calabria; parte dall’Albania via mare e arriva in Puglia, al porto di Bari, e da qui viene trasportata nella fascia jonica della nostra regione da corrieri che percorrono in auto la strada statale 106. Lui, Muca, ne ha vista a quintali di droga in Turchia.
Il trasporto verso il Nord della Calabria avviene con camion carichi di elettrodomestici in cui viene nascosta la sostanza stupefacente. Per ogni viaggio della droga all’autista spettano 1000 euro. Soltanto i controlli su uno degli indagati avrebbero consentito di accertare 72 viaggi dall’Albania all’Italia.
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