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L’impianto di climatizzazione è fuori uso, dipendenti in smart working e ufficio del Giudice di Pace di Cosenza chiuso per troppo caldo
LA COLONNINA di mercurio che sfiora i 40 gradi e l’impianto di climatizzazione che non funziona. Una combinazione insopportabile, si vede, per quanti popolano quotidianamente l’Ufficio del giudice di pace, al punto da indurre il presidente del Tribunale di Cosenza, Maria Luisa Mingrone, a emanare un apposito decreto per l’“emergenza caldo”.
Con tale provvedimento, trasmesso anche al dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del ministero della Giustizia, l’attività giudiziaria presso l’Ufficio del giudice di pace viene «sospesa a decorrere dalla data del 14 luglio e sino alla data del 21 luglio 2023 compreso», un arco di tempo considerato «presumibile per attivare idonei interventi, salvo diverso provvedimento».
TROPPO CALDO A COSENZA, IL GIUDICE DI PACE CHIUDE GLI UFFICI
Nel decreto si dispone, inoltre che, a cura del funzionario preposto «sia attivato, ove possibile, per l’espletamento dell’attività lavorativa del personale amministrativo, lo Smart working, con priorità per i soggetti fragili» e che «si provveda alla concessione di ferie anticipate, ove richieste». Non solo: l’orario di lavoro – in base alle disposizioni contenute nel decreto – dovrà essere «concentrato nelle ore meno calde, anticipando alle 7 l’orario di ingresso ed alle 12 l’uscita, salvo successivo recupero delle ore non lavorate».
Insomma, il presidente del Tribunale bruzio, all’esito del sopralluogo “straordinario” eseguito dai tecnici nei giorni scorsi che accertava il mancato funzionamento dell’impianto di raffreddamento dell’intero immobile in cui è allocato l’Ufficio, è corsa immediatamente ai ripari per tutelare «la sicurezza e la salute dei lavoratori, attese le temperature oscillanti tra 33 e 38 gradi considerate dal tecnico di valore superiore a quello ritenuto “comfort termico” dalle linee guida dell’Iso, oscillante tra 23 e 26 gradi, e tanto al fine di non mettere a rischio concreto il diritto alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, sicché appare opportuno intervenire per la tutela della salute e della sicurezza anche degli utenti». “Necessario” e della “massima urgenza” è ritenuto, a tal proposito, l’avvio della procedura inerente la «messa in mora del proprietario della struttura per la sistemazione dell’impianto e le necessarie attività, più volte sollecitate».
PER GLI ALTRI UFFICI “OGNUNO DECIDA COME REGOLARSI”
Quanto all’Unep e agli altri uffici ed enti allocati all’interno del Palazzo di giustizia, invece, il presidente mette le mani avanti: trattandosi di uffici dotati di autonomia gestionale, «dovrà essere loro cura adottare i rimedi urgenti per fronteggiare la situazione emergenziale sino alla risoluzione della problematica, anche dotandosi di apparecchiature mobili di rinfrescamento». In altre parole, si salvi chi può, in attesa che qualcuno intervenga a riparare il guasto e che l’ondata di calore da bollino rosso degli ultimi giorni conceda finalmente una tregua.
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