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COSENZA – Anche lo psicologo deve andare in vacanza. Ma col grande caldo aumenta la sensazione di solitudine di chi resta in città senza neanche un prete per chiacchierare. Agosto come dicembre. Il bisogno di aiuto dei più fragili cresce allo stesso modo di quanto avviene nel corso delle vacanze natalizie. A confermarlo è lo psicologo calabrese Francesco Catalano, che ammette: «Nei mesi estivi le richieste, che ineriscono alla possibilità di poter parlare con uno specialista, sono sempre più crescenti. E il fatto che le sedute fissate da chi ha chiamato a luglio e ad agosto si interrompano bruscamente da settembre in poi, e quindi quando si torna alla vita di sempre, testimonia che si tratta di esigenze dettate dall’urgenza, dall’emergenza». Come a dire che in quel preciso istante, magari senza più nessuno intorno o lontani dalle località del divertimento e del relax, ci si può sentire a terra.
Se, dunque, a registrarsi in questo periodo è «l’aumento del malessere, insieme all’ansia e alle condizioni di disagio», cosa fare? In altre parole, cosa succede quando (anche) lo psicologo va in vacanza? Un problema di non poco conto. «Anzitutto – prosegue Francesco Catalano – bisogna fare una precisazione, serve differenziare tra le persone già in cura con gli specialisti e coloro che invece vorrebbero iniziare un percorso. Nel primo caso – chiosa lo psicologo – il periodo di “pausa”, posto che in caso di emergenza si è raggiungibili, viene assolutamente concordato tra le parti in causa. Io, per esempio, andrò in ferie per due settimane e lo farò programmando i giorni di vacanza interfacciandomi con le persone che ho in carico. Questa – continua Catalano – è anche una prova per i pazienti, una prova di autonomia, nella consapevolezza, a ogni modo, che lo specialista tornerà: esiste una data, per l’appunto, di rientro dalla vacanza dello psicologo. Diverso, invece, il caso – dice ancora il professionista calabrese – di chi vorrebbe fissare per la prima volta il colloquio e magari farlo in una struttura pubblica».
Da qui la denuncia, senza mezzi termini, di Catalano: «Dal punto di vista dell’assistenza psicologica i servizi pubblici sono carenti. Carenti di organico e di risorse. Il primo appuntamento utile, per fare l’esempio del Centro di salute mentale di Taurianova dove svolgo il tirocinio da psicoterapeuta, è disponibile a settembre. E allora una persona cosa dovrebbe fare?».
Ma i problemi e le criticità, legati allo psicologo in vacanza, non finiscono qui. «Ammettiamo – continua il professionista – che una persona riesca a fissare ora la seduta, e che quindi non vada incontro a un problema di “tempi”; a questo punto però bisogna mettere in conto quanto sia difficile spostarsi. In altre parole, io che faccio, come dicevo, il tirocinio al Centro di salute mentale di Taurianova, devo svolgerlo necessariamente lì perché a Reggio, dove vivo, non ci sono servizi di questo tipo. Dunque chi si trova in una situazione di difficoltà e fragilità, per parlare con un professionista è costretto anche a fare chilometri. C’è bisogno che i disagi psichici di una persona – conclude il professionista – vengano presi finalmente sul serio. E che a farlo sia anzitutto la politica».
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