Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti
5 minuti per la letturaIl punto è che noi emettiamo titoli e raccogliamo soldi con la tripla B mentre il Mes li raccoglierebbe con la tripla A e i soldi te li farebbe pagare meno. La ratifica conviene anche indirettamente perché mostrando ai mercati maggiore coesione si allenta la pressione sui titoli dell’eurozona e a beneficiarne sono i Paesi a alto debito come l’Italia. La propaganda ti porta a governare facendo incetta di voti, ma quando poi sei chiamato con quei voti a governare ne diventi vittima. È questa la metafora perfetta della politica italiana. Raccogli voti a suon di balle di cui sei prigioniero quando vai a Palazzo Chigi. Se la Meloni vuole preservare la stabilità politica e consolidare i rilevanti risultati economici conseguiti deve fare con il Mes quello che sta facendo con il Pnrr. Agire nell’interesse del Paese, delle sue famiglie e delle sue imprese, con la visione di una programmazione di medio lungo periodo.
La verità dei numeri sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) messa nero su bianco dal capo di gabinetto del ministro dell’Economia dimostra in modo documentale che l’Italia ne trae vantaggio in modo indiretto perché si allenterebbe la pressione sull’intera filiera dei titoli sovrani europei e ancora di più in modo diretto se volesse aderire al prestito, ma la forza tecnica di questa verità oggettiva è riuscita a mettere letteralmente in fuga maggioranza e governo che scappano invano dalle loro responsabilità.
Il provvedimento di ratifica entra in aula il 30 giugno e, a quel punto, l’avvio della discussione non potrà non portare a un voto finale. Il problema del momento è che la verità dei numeri ci dice che la ratifica del Mes abbassa stabilmente la pressione sui nostri titoli di Stato perché i suoi titoli sono emessi con tripla A mentre i nostri titoli sovrani sono emessi con tripla B e, quindi, le emissioni del Mes costano molto meno delle nostre. Per cui anche un bambino, dopo le due paginette smunte di relazione tecnica del capo di gabinetto di Giorgetti, capisce che la verità dei numeri è il contrario esatto della chiacchiera politica alimentata fino a oggi. Che non è nient’altro che oscena propaganda fatta passare per verità.
Quello che non possiamo fare è non ratificare il Mes per la semplice ragione che siamo anche il più grande emittente di titoli di Stato dell’Europa con 432 miliardi di emissioni lorde solo per quest’anno secondo gli ultimi calcoli dell’Ufficio parlamentare del Bilancio (Upb). Perché se non lo facciamo i nostri titoli di Stato, che vivono una stagione d’oro per la forza della nostra economia e la convinzione degli investitori che riguarda la stabilità politica italiana garantita dal governo Meloni, ne possono soffrire in tempi molto stretti e in modo significativo. Per capire la delicatezza della situazione basta fare questo piccolo ragionamento. Se governo e maggioranza sono davvero così contrari, che cosa dovrebbero fare? Vanno in Commissione Parlamentare e votano parere contrario alla ratifica. Perché non lo fanno e lasciano campo libero alle opposizioni che approvano?
Perché entrambi, governo e maggioranza, sanno che non possono esprimere ufficialmente un voto che blocchi la ratifica del Mes per la banalissima constatazione che guidano un Paese che ha venduto due settimane fa 18,1 miliardi di suoi titoli di Stato alle famiglie italiane con BTp Valore. Sanno che produrrebbero un danno certo agli investitori di questo Paese e, essendone consapevoli, alzano polveroni alimentati dalle loro bugie politiche sperando di potere continuare a nascondersi.
Ecco perché non hanno potuto esprimere il loro parere contrario e sono scappati mentre il solo Salvini continua stoltamente a dichiarare che non è uno strumento utile. Lo faccia come atto di governo e vediamo che cosa succede. Il punto dirimente è che noi emettiamo titoli e raccogliamo soldi con la tripla B mentre il Mes li raccoglierebbe con la tripla A e i soldi che raccoglie te li darebbe facendoci pagare molto meno. C’è di più. La ratifica del Mes, siamo l’unico Paese a non averlo fatto bloccando tutti, a noi conviene anche indirettamente perché mostrando ai mercati maggiore coesione europea si allenterebbe la pressione sulla intera filiera dei titoli dell’eurozona e di questo a beneficiarne di più in modo assoluto sono proprio i Paesi a alto debito come il nostro.
Perché i big delle agenzie di rating – Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s – hanno già fatto sapere che daranno la tripla A ai nuovi titoli europei e questo solo dato reale abbatte indirettamente i costi della provvista italiana. È abbastanza semplice da capirsi: facendo vedere che è coesa e finanziariamente più solida l’Europa allenta la tensione sui mercati e toglie i costi che la non ratifica fa invece pesare sui Paesi più fragili come l’Italia. Aderire poi direttamente al prestito Mes abbatterebbe tout court il costo del nostro debito come lo abbatte il Pnrr perché in entrambi i casi i soldi presi a prestito costano meno di quanto si spenderebbe se si andasse a raccoglierli da soli sui mercati con i nostri titoli sovrani.
Nel 2012 Spagna e Portogallo usarono il vecchio Mes molto più vincolante di quello attuale per le loro banche, noi invece non volemmo farlo, ma ne pagammo il prezzo con una caduta di oltre il 5% del Pil (altro che rimbalzo!) dopo la grande crisi dei debiti sovrani del 2011. La verità di fondo è che dieci anni di propaganda ti portano a governare facendo incetta di voti, ma quando poi sei chiamato con quei voti a governare diventi vittima del tuo racconto propagandistico e sei costretto a fare i conti con la realtà. È questa la metafora perfetta della politica italiana. Raccogli voti a suon di balle di cui sei prigioniero quando vai a Palazzo Chigi.
Perciò fino ad oggi i governi italiani hanno avuto in genere una vita media paragonabile a quella delle farfalle. Se la Meloni vuole preservare il valore della stabilità politica e fare uscire l’Italia dal battito politico delle farfalle deve fare con il Mes quello che sta facendo con il Pnrr. Agire, cioè, nell’interesse del Paese, delle sue famiglie e delle sue imprese, e agire con la visione di una programmazione di medio lungo periodo. Queste sono scelte obbligate.
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