INDICE DEI CONTENUTI
- 1 I DUE RICORSI AL TAR RIGUARDO L’AZIENDA UNICA RENATO DULBECCO
- 1.1 Come sindacato avete presentato due ricorsi al Tar in relazione alla fusione della Dulbecco, in cosa consistono?
- 1.2 Che tipo di violazioni ci sarebbero in relazione alla costituzione dell’azienda unica?
- 1.3 Come mai il sindacato non è stato coinvolto nella procedura di fusione?
- 1.4 Avete chiesto di rifare tutto e ripartire da zero?
- 1.5 Cosa sarà proposto in caso di accoglimento dei ricorsi al Tar sulla Dulbecco?
- 1.6 Si fanno sempre più duri gli interventi sullo stato attuale delle due aziende: carenze di personale e materiali, riorganizzazione confusa e macchinosa. È così?
- 1.7 Ma un ospedale si può definire tale senza un Pronto soccorso? Perché ci è voluta una fusione per ottenere la promessa (e un concorso per primario) dell’emergenza urgenza alla Mater Domini?
- 1.8 Quali sono secondo lei i problemi più urgenti oggi nel sistema sanitario calabrese?
La strada in salita dell’azienda unica Dulbecco: due i ricorsi al Tar, intervista al segretario generale Cisl medici Calabria, Nino Accorinti, «Si chiede la resa dei medici ospedalieri a favore dei primariati universitari»
COSENZA – La fusione delle aziende mater Domini e Pugliese Ciaccio continua a muovere un mare di dubbi. Mentre si va avanti con le nomine e con un prevedibile caos amministrativo attorno alla neonata Dulbecco, sulla testa di questa fusione “a freddo” pendono due ricorsi al Tar.
I DUE RICORSI AL TAR RIGUARDO L’AZIENDA UNICA RENATO DULBECCO
Il primo, presentato dalla Cisl Medici e il secondo da sessanta camici bianchi. In mezzo c’è praticamente una prateria. I dottori contestano lo “scippo” ai danni dell’ex Pugliese Ciaccio, con i reparti che in previsione saranno progressivamente ridotti rafforzando la componente universitaria, dall’altra la Cisl medici punta il dito sulle procedure e il rischio di penalizzazione degli ospedalieri. la convergenza però è chiara: in entrambe le situazioni si rimarca come tutti i provvedimenti sulla fusione delle due aziende sarebbero illegittimi o nulli perché in violazione “della disciplina sulla costituzione delle aziende ospedaliere universitarie”.
In altre parole si torna alla questione di partenza: le procedure sarebbero monche: i ministeri non hanno partecipato (e questo viene sottolineato più volte anche dal tavolo Adduce, che di fatto rappresenta i due ministeri di Economia e Salute) e la procedura non ha attraversato lo “scoglio” del Dpcm che avrebbe dovuto certificare il passaggio della Mater Domini ad Aou. I ricorsi molto probabilmente saranno discussi a luglio, ma è un lavoro che sostanzialmente si muove sottotraccia. In mezzo c’è il resto: l’Unical che avanza a grandi passi verso l’Annunziata di Cosenza e l’ipotesi di una terza facoltà di Medicina nell’area centrale della Calabria. Ne abbiamo parlato proprio con Nino Accorinti, segretario della Cisl medici.
Come sindacato avete presentato due ricorsi al Tar in relazione alla fusione della Dulbecco, in cosa consistono?
«In verità la Cisl Medici ha presentato un solo ricorso. L’altro è stato fatto da oltre 60 medici. Il nostro contesta alcune previsioni del Protocollo d’Intesa Università-Regione Calabria adottate in difformità delle norme contrattuali, perfino in materia di relazioni sindacali e dei processi di valutazione dei dirigenti, oltre che sulle modalità di costituzione dell’Azienda Dulbecco, così denominata successivamente all’incorporazione della più grande, cioè il “Pugliese Ciaccio”, nella più piccola cioè l’Azienda “Mater Domini”, che penalizzerà la possibilità di progressione di carriera degli ospedalieri. E oltre il danno la beffa: secondo il protocollo d’intesa, le indennità economiche assegnate agli universitari, saranno retribuite con i fondi contrattuali degli ospedalieri, sottraendo in ogni caso risorse destinate ai dipendenti. Anche questo è stato oggetto di contestazione».
Che tipo di violazioni ci sarebbero in relazione alla costituzione dell’azienda unica?
«Noi riteniamo che nel Protocollo d’Intesa che poi definisce la costituzione della “Dulbecco” ci siano delle evidenti violazioni del decreto legislativo 517 del 1999 che regola i rapporti tra Servizio sanitario nazionale e le Università, in particolare degli articoli 2 e 8. Ma non solo. Basta citare la violazione della Legge 150 del 2009 ed il decreto ministeriale del 6 agosto 2020, dell’articolo 40 del decreto legislativo 165 del 2001 oltre la violazione delle norme contrattuali. Anche nel verbale del 21 marzo del tavolo “Adduce” si evidenziano diverse osservazioni e contestazioni al Protocollo che confermano l’incoerenza del documento pattizio tra Regione Calabria ed Università Magna Graecia».
Come mai il sindacato non è stato coinvolto nella procedura di fusione?
«Questo lo deve chiedere al Commissario ad acta. Noi della Cisl Medici dopo una serie di assemblee e comunicati abbiamo chiesto un incontro per confrontarci sul testo del Protocollo e quindi della fusione delle due Aziende. Ciò è stato inutile. Nessuno ci ha ascoltato né convocato. Il testo è stato partorito da una commissione di tre persone, due in rappresentanza dell’Università ed uno per la Regione mentre il quarto ha abbandonato il tavolo dopo la prima riunione. Forse non conveniva agli organismi regionali confrontarsi con il sindacato che avrebbe certamente evidenziato e contestato la violazione dei diritti dei lavoratori e quelli costituzionali dell’utenza».
Avete chiesto di rifare tutto e ripartire da zero?
«Abbiamo chiesto l’applicazione delle norme statali e contrattuali. Sarà il Giudice a decidere. Non siamo contrari alla costituzione dell’Azienda unica però nel rispetto dei ruoli, soprattutto di quello ospedaliero che principalmente è deputato all’assistenza dei cittadini. Occorre evitare che nella Azienda “Dulbecco” siano la provenienza istituzionale e l’autoreferenzialità della parte universitaria ad orientare il processo di programmazione e gestione. Infatti, non si può tollerare che si chieda la resa agli ospedalieri a favore di “primariati” universitari. Se ciò avverrà il sindacato darà battaglia sia su Catanzaro e sia, mi lasci dire, su Cosenza dove gli ospedalieri dipendenti sono messi a riserva come con i reduci.
Su questo vorrei stigmatizzare l’adozione, da parte del management dell’Ospedale dell’Annunziata, \dei provvedimenti illegittimi che hanno disposto l’inserimento nell’organico della dirigenza medica, anche come “primari”, di personale universitario in difetto dell’attribuzione statale dello status di Aou. Evidentemente si ignora, come peraltro fatto dal Commissario ad acta e dal Rettore Leone per il Dca 117 del 30 dicembre 2022, il decreto legislativo 517 del 1999 che istituisce nell’unico ed esclusivo modello dell’Aou le funzioni di assistenza, ricerca e didattica, prevedendo per la sua costituzione il coinvolgimento del ministero dell’Università e della Salute e l’adozione di un Dpcm».
Cosa sarà proposto in caso di accoglimento dei ricorsi al Tar sulla Dulbecco?
«Di sederci intorno ad un tavolo con gli organi regionali per un confronto trasparente e leale sulle varie problematiche legate al processo di incorporazione ed all’integrazione Ssn-Università che non può pregiudicare i diritti e gli interessi dei medici ospedalieri e violare le norme statali. Anche il recente Dca di approvazione delle linee guida per l’adozione dell’atto aziendale della “Dulbecco” conferma le peggiori aspettative. Infatti, all’apparenza conferma le Unità Operative esistenti per poi chiarire che diminuiranno negli anni. Secondo lei saranno le Unità Operative a direzione universitaria o quelle ospedaliere ad essere soppresse? Naturalmente quelle ospedaliere, poiché su quelle a direzione universitaria è necessaria l’intesa del Rettore. Insomma, c’è un attacco agli ospedalieri, quelli che si chiamano eroi da giocare poi a poker».
Si fanno sempre più duri gli interventi sullo stato attuale delle due aziende: carenze di personale e materiali, riorganizzazione confusa e macchinosa. È così?
«Sicuramente sarà così visto che, a differenza di quanto avvenuto in analoghe circostanze come Ferrara o Trieste, per la Dulbecco la cosiddetta fusione per incorporazione è avvenuta “a freddo” senza una analisi dei rischi e delle opportunità e un conseguente progetto di attuazione peraltro previsto in questi casi dalle norme civilistiche».
Ma un ospedale si può definire tale senza un Pronto soccorso? Perché ci è voluta una fusione per ottenere la promessa (e un concorso per primario) dell’emergenza urgenza alla Mater Domini?
«Certamente no. Adesso, però, l’Azienda ha un pronto soccorso. Più che duplicare l’esistente credo si debba parlare di riorganizzazione ed integrazione dei processi partendo sempre dall’analisi delle criticità che può essere fatta soltanto dai professionisti che operano sul campo».
Quali sono secondo lei i problemi più urgenti oggi nel sistema sanitario calabrese?
«A mio avviso quelli più urgenti sono dati dalla carenza della rete territoriale, dai mancati investimenti in tecnologia e dalla carenza del personale con il mancato ricambio generazionale. Non bisogna però sottacere la mancanza della competenza manageriale e l’assenza di una analisi dei bisogni della popolazione».
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